LA MONETA COME SIMBOLO DEL CALIFFATO

Può esistere un Paese, per ritenersi tale, senza una propria
struttura statuale, una bandiera , un inno, una moneta?
Probabilmente il quesito se lo deve esser posto anche Abu Bakr al
Baghdadi che , per legittimare l’autonomina alla guida del
Califfato ha inteso provvedere in tal senso.
Intanto ha creato la “struttura” , ovviamente dando precedenza a
quelle di contenuto etico-religioso.
Quindi corsi e seminari per aspiranti mullah, un fatiscente
Comitato per la protezione dei consumatori, una Divisione per i
reclami dei Consumatori , una polizia religiosa , la Hisba, che
vigila soprattutto sulla aderenza comportamentale della
popolazione verso i dettami coranici, addirittura una Polizia
stradale, un sistema giudiziario basato sulla sharia, la raccolta
della zaqat (elemosina islamica “obbligatoria” in sostituzione
delle tasse), un sistema di distribuzione del pane, un sistema di
istruzione (soprattutto religioso e professionale), una struttura
di controllo del sistema energetico (con il controllo e
sfruttamento dei pozzi petroliferi catturati al nemico), strutture
per la manutenzione e la pulizia del territorio.
Tutte cose fortemente pubblicizzate nella diffusione di documenti
di propaganda via internet, anche per contrastare quelle notizie
“tendenziose” che diffonde l’occidente facendo credere alla gente
che sotto l’ISIS sia un inferno mentre invece è , secondo il
messaggio del movimento, un paradiso.
Per quanto riguarda la bandiera , quella nera che appare in ogni
foto o filmato dell’ISIS è oramai un dato acquisito. E’ un po’
come il marchio di fabbrica dell’organizzazione. E’ nera come
quella che usava Mohammed ,una bandiera di guerra, e nella
tradizione del Profeta la bandiera nera sarà quella che indicherà
l’avvento del Mahdi, il messia , la guida delle masse .Benchè la
tradizione del Mahdi sia soprattutto dello sciismo , ricorre anche
nel sunnismo ed è strumentale, agli occhi del neo-califfo al
Baghdadi a legittimare il suo arrivo nelle vicende
religioso-militari del Medio Oriente.
Ovviamente , per rimarcare ancor più il simbolo religioso della
bandiera nera vi è riportata sopra la”shahada” o dichiarazione di
fede : “Non c’è altro Dio che Allah e Mohammed è il suo
messaggero”. E’ la base dell’Islam , il “taweed”,cioè l’unicità ,
il Dio unico
L’inno , quello presumibilmente nazionale, non è una tradizione
islamica ma “apostata” e quindi l’ISIS ne fa volentieri a meno.
Sono le preghiere che contano ed è quanto basta a superare questa
eventuale carenza statuale.
Il problema invece si è posto per la moneta perché avere una
propria valuta , una zecca che le produce legittima più di tante
altre cose l’esistenza di uno Stato, la “Dawla al
Islamiyah”(“Nazione Islamica”) come si autodefiniscono i territori
sotto la giurisdizione dell’ISIS..
Anche qui compare subito l’aspetto religioso del problema.
Passando dalla “imara Khassa” (cioè la gestione di un emirato
sotto il solo aspetto militare) ad un Califfato (quindi anche con
competenze nel politico e nell’amministrazione come avvenuto dopo
il giugno del 2014) si impone l’obbligo di applicare una economia
islamica. Non esistono banche , non esistono interessi, esiste
solo l’obbligo della ripartizione delle risorse tra tutti i
cittadini.
In questa ottica compare la necessità di una propria moneta anche
per uscire da quel circuito vizioso dello "sfruttamento" del
denaro (come avviene – nella dialettica ne dell’ISIS –nei regimi
“apostati” che comprendono , i regimi arabi asserviti agli
interessi internazionali ma anche americani, europei ed ovviamente
i sionisti).
Quindi , primo assunto , è che la moneta dell’ISIS bypassa il
sistema finanziario internazionale.
C’è però anche da superare un’altra questione religiosa ed è il
fatto che Mohammed (e nemmeno il primo Califfo Abu Bakr) avevano
mai adoperato una propria moneta ma solo quella ,a quei tempi
circolanti , dei romani e persiani. Talvolta Mohammed si limitava
a modificare le effigi riportate sulle monete qualora ci fossero
immagini contrarie all’Islam.
Il problema viene superato , secondo la teoria di Al Baghdadi, dal
fatto che non è importante la moneta in sé stessa ma il suo peso e
quindi si correla il valore della stessa al valore intrinseco del
materiale con cui viene coniata. Niente intermediazioni , nessun
valore virtuale della moneta o presunta speculazione sulla stessa.
Fatta questa premessa l’ISIS è passato alla fase attuativa per
coniare e mettere in circolazione la nuova moneta . In realtà, per
quanto noto, nonostante la pubblicità data all’iniziativa e
nonostante sia stato provveduto a riempire i territori sotto
controllo di posters illustrativi, la nuova moneta che prende il
nome di “dinaro” non risulta circolare in modo significativo.
Il metallo utilizzato è alternativamente l’oro, l’argento ed il
rame.
Il dinaro viene coniato in oro ed ha due tagli : uno da 1 dinaro
ed uno da 5 dinari.

Una moneta dal valore stimato (calcolo ISIS) di 127 euro in questo taglio da 1 dinaro mentre per quelle da 5 dinari di 638 euro.

Anche nella scelta del disegno nelle monete è ricorrente la
simbologia religiosa. Le spighe di grano sono quelle che
simboleggiano, con riferimenti a Mohammed , la generosità mentre
il disegno del mondo , nel taglio da 5 dinari , simboleggia l’idea
che la Ummah (comunità dei credenti) si estenderà in tutto la
terra .
Il taglio successivo è il Dirham , coniato in argento , con tagli
da 1 , 5 e 10 dirham. Ovviamente il valore che l’ISIS attribuisce
a queste monete è correlato al valore intrinseco dell’argento che
nel caso specifico viene rispettivamente equiparato a0.80
centesimi, 4 euro e 8 euro.



Anche
qui la simbologia è importante: la spada è il contributo del
musulmano per la jihad, la moschea di Damasco dove secondo la
tradizione dovrebbe un giorno scendere Isa (Gesù) che comunque è
riconosciuto come un profeta nella tradizione dell’Islam (qui fa
premio non tanto il riferimento ad un simbolo cristiano ma la
locazione della moschea in Damasco), la moschea Al Aqsa di
Gerusalemme (anche qui prevale la geografia ad altri elementi
religiosi)
Le ultime monete di valore più basso , coniate in rame, sono
chiamate al fulus (semplicemente denaro). Tagli da 10 e 20 con
valori di 5 e 10 centesimi di euro.


La
simbologia : la luna perchè il calendario islamico prende origine
dal viaggio (Hijra) di Mohammed da Mecca a Medina ( con la nascita
del primo Stato islamico) e si basa sulle fasi lunari ; la palma
considerata , da Mohammed, una pianta benedetta.
Da notare che nelle monete non figura mai l’immagine di Al
Baghdadi ed è anche questo da correlarsi alla cultura islamica ,
soprattutto salafita, dove non esistono idoli o immagini. Dio non
ha volto (da questo assunto poi ha preso spunto la distruzione dei
mausolei sufi e di
Come detto il conio di monete dello Stato Islamico ha più un
valore simbolico che pratico. Nella realtà l’ISIS traffica e paga
con i soldi irakeni ( vedasi il saccheggio delle banche in Mosul)
o siriani . L’immagine di accreditare la creazione di un sistema
economico islamico contro un sistema capitalistico imperante nel
mondo può essere suggestivo ma non reale. Sicuramente il tentativo
risiede soprattutto nel fare circolare monete con un valore
intrinseco reale e non immaginario come accade con denaro
cartaceo.
Il sistema economico dell’ISIS ,comunque venga millantato , non si
basa sullo scambio etico dove il profitto è esecrato e dove
l’unica tassa “obbligatoria” è la zaqat. Il saccheggio,
l’estorsione , le ruberie, i traffici illeciti sono invece la base
,oggi come oggi, del sistema economico del Califfato.