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LE ONG DEL MEDITERRANEO E L’INTELLIGENCE


coast guard italy

Il caso di alcune ONG che secondo il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, sarebbero risultate colluse con i trafficanti di esseri umani che lucrano sui barconi di disperati che partono dalle coste libiche è emblematico di come si strumentalizzi una vicenda dai possibili risvolti criminosi facendo emergere i limiti di una collaborazione di intelligence.

La storia parte da una intercettazione di un Servizio straniero, nella fattispecie il BND tedesco, che nell'ambito della sua attività istituzionale intercetta contatti e comunicazioni tra alcune imbarcazioni di ONG ed i trafficanti che gestiscono la tratta di clandestini verso l'Italia.

Il BND comunica la notizia al suo omologo italiano, cioè l'AISE, peraltro competente in materia perché tra gli obiettivi informativi c'è anche la lotta contro la criminalità internazionale.

Il BND sa anche che l'AISE è fortemente presente sul territorio libico con cui scambia in continuazione informazioni. Sa che il problema dell'immigrazione clandestina è diventato una emergenza sociale per l'Italia e che per arginare questo problema c'è in atto una collaborazione italo-libica, con addestramento di personale libico su 10 motovedette che debbono pattugliare le coste ed impedire questo traffico umano.

Come si muovono i Servizi

Secondo la legislazione vigente, ogni notizia che viene a conoscenza di un Servizio, anche di contenuto criminale, viene valutata ed è poi nella facoltà di un Direttore del Servizio decidere se trasmetterla o meno alle autorità competenti. Infatti, a differenza di qualsivoglia organismo di polizia giudiziaria, dove esiste un automatismo tra l'individuazione di un reato e l'obbligo di comunicarlo alla magistratura, i Servizi italiani possono derogare, a discrezione del loro Direttore, dal comunicare alla magistratura quanto di criminale possa emergere nel corso di una attività informativa.

Perché tutta questa libertà?

Perché questa facoltà discrezionale? Perché i Servizi operano in modo occulto, seguono logiche investigative diverse da quelle di un organismo di polizia, possono ritenere che l'individuazione di un reato e la comunicazione alla magistratura possano compromettere una operazione dai contorni e finalità più importanti. Si muovono sul territorio nazionale ma anche all'estero. Ed all'estero intercettano le comunicazioni. Se ci si aspettasse che i Servizi fossero soggetti agli stessi vincoli della polizia giudiziaria, probabilmente non servirebbero a niente.

Non casualmente gli appartenenti ai Servizi hanno la qualifica di organi di pubblica sicurezza e non di polizia giudiziaria. In altre parole, non hanno la facoltà di arrestare, non hanno l'obbligo di rivolgersi direttamente alla magistratura se non previa autorizzazione del loro Direttore.


moas drone
Un drone usato dalla ONG maltese MOAS


La comunicazione del BND

Ma veniamo al caso in questione: la comunicazione arriva all'AISE ed il Direttore decide di informare la magistratura. Trattandosi di una comunicazione proveniente da un Servizio straniero, si mantiene l'anonimato sull'origine dell'informazione perché questa è la prassi e la regola. Si dice cosa si è saputo; non si dice come lo si è saputo. Magari non lo si scrive. Poi, nel caso di una intercettazione, l'obbligo dell'anonimato è ancor più stringente poiché si tratta di una attività soggetta a particolari forme di segretezza.

Comunque la notizia viene sempre accompagnata da una valutazione di attendibilità per orientare l'attività investigativa del possibile utilizzatore. L'attendibilità, nel caso in questione, la dà il Servizio italiano. Essendo il BND un Servizio straniero di prima grandezza, peraltro notoriamente molto corretto nei suoi rapporti con omologhi (a differenza di molti altri Servizi, anche importanti, che collaborano con quelli italiani), è chiaro che il livello di attendibilità è alto.

La notizia arriva sul tavolo del procuratore di Catania che acquisisce l'informazione ma non la può utilizzare. Motivo: ogni comunicazione che proviene dai Servizi non ha valore di prova ma solo di indizio investigativo.

Che sia stata fornita dal BND è irrilevante perché la stessa circostanza si sarebbe concretizzata anche se la notizia fosse derivata da una intercettazione da parte dell'intelligence italiana o da una qualsivoglia fonte dei Servizi. Con una nota tecnica: le intercettazioni, in Italia, possono essere autorizzate solo dalla magistratura, quindi ben se ne guarderebbe un Servizio italiano dal rendere nota una notizia acquisita con questo sistema tecnico.

Quindi il Dott. Zuccaro sa adesso che ci sono stati contatti diretti tra alcune ONG che operano nel Mediterraneo lungo le coste libiche e i trafficanti di migranti. Sa anche cosa si sono dette le due parti in causa ma non può utilizzare questa informazione per mettere sotto accusa qualcuno. Non sa cosa fare o almeno sa che se non si prende per buona una notizia del genere, se si aspettano risultanze investigative, passerà molto tempo e sarà comunque difficile acquisire intercettazioni in mare con i normali sistemi giudiziari. E quando coloro che sono implicati in queste attività illegali si sentiranno sotto osservazione aumenteranno le precauzioni. Sapranno di poter contare sul fatto che un presunto illecito sarà stato commesso in acque internazionali, con i conseguenti problemi di competenze giurisdizionali su chi dovrà eventualmente giudicare il misfatto. Oltretutto le varie navi delle ONG battono bandiera di Paesi che nel loro insieme sono allergici a collaborazioni internazionali.

Il procuratore di Catania opta quindi per denunciare pubblicamente quello che sta succedendo e dichiara anche che le prove che ha acquisito non possono essere utilizzate per giudicare i colpevoli.

A questo punto la questione non è più di carattere investigativo, cioè vincolata a delle prove e se queste prove possano essere utilizzate, ma diventa un caso politico tra chi difende a spada tratta l'operato delle organizzazioni governative e chi le accusa di attività illegali.

Diventa anche un caso di coscienza sociale, perché accusare (non è importante se giustamente o ingiustamente) delle organizzazioni che si dedicano all'assistenza dei migranti sembra toccare la suscettibilità di chi crede ciecamente nell'impegno sociale a prescindere da eventuali discutibili risvolti illegali.

La comunicazione del procuratore diventa fonte di contrasto tra la procura di Catania che reitera l'accusa e quella di Siracusa che evidentemente non ha ricevuto l'informativa e quindi nega la circostanza. Ma altre procure (Cagliari e Palermo, Trapani) stanno indagando su questa stessa ipotesi delittuosa.

Diventa anche un caso (anche se poi risolto positivamente) disciplinare perché il magistrato deve fare indagini e parlare solo di prove acquisite con le indagini. Ergo, nel caso in esame, non avendo prove provate, ha sbagliato e deve essere giudicato per questo. Sul banco degli imputati ci va lui e non quelle ONG in odore di attività illegali.

Le ONG del Mediterraneo

Ma quali sono le organizzazioni non governative che operano nel Mediterraneo meridionale: la maltese Migrant Offshore Aid Station (MOAS), la tedesca/olandese Jugend Rettet, l'olandese Stichting Bootvluchting, Médecins Sans Frontières, Save the Children, la spagnola Proactiva Open Arms, la tedesca Sea-Watch.org, la tedesca Sea-Eye, la SOS Mediterranée e la Life Boat foundation, anch'esse tedesche. Ben 14 navi che si aggirano sulle coste libiche di cui quattro di Médicins Sans Frontiéres .

Il fatto che nelle attività di assistenza ai migranti sulle coste libiche ci fossero implicate molte organizzazioni non governative tedesche giustifica l'interesse del BND a monitorare l'attività dei propri connazionali.

Peraltro, già a settembre scorso l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, Frontex, aveva sollevato l'ipotesi di una "collusione" tra trafficanti e navi delle Organizzazioni non governative che si dirigevano dove i trafficanti segnalavano l'arrivo dei barconi. Lo facevano per rispondere ad un impegno umanitario? Lo facevano perché tra i due contraenti c'era un rapporto illecito di affari? Tali dubbi e sospetti sono stati nuovamente reiterati in un altro rapporto dei giorni scorsi.

La risposta la potrebbe dare l'intercettazione del BND, ma quella è una prova che non può essere utilizzata.


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Il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro


Gli altri elementi

Ci sarebbero altre prove in giro per dare una risposta investigativa a queste accuse. Una è il fatto che le navi di alcune ONG spengono periodicamente il transponder, cioè il dispositivo che da l'esatta posizione geografica della nave. Se lo fanno avranno un motivo o almeno avranno qualcosa da nascondere. Magari entrano nelle acque territoriali libiche e non vogliono farlo sapere. Anche qui i sospetti non diventano prove.

Poi c'è il problema del finanziamento di queste attività marittime. Mantenere una nave in acqua per lungo tempo ha un costo operativo elevato. A parte Save the Children e Médicin Sans Frontières, che hanno a disposizione grossi budget e finanziatori a livello mondiale e possono quindi permettersi alti costi operativi, lo stesso non è vero delle altre ONG le quali, essendo meno note, hanno meno sostenitori e quindi meno disponibilità finanziaria.

Chi le finanzia o come si autofinanziano? Possono questi ‘guadagni’ giustificare un business illegale con i trafficanti che si arricchiscono sulla pelle di tanti poveri clandestini? Per le organizzazioni non governative italiane esistono norme stringenti su come ricevere i finanziamenti. Qui invece ci sono di mezzo spagnoli, tedeschi, olandesi e maltesi. Probabilmente ha ancora una volta ragione il procuratore di Catania: rogatorie internazionali, tempi lunghi di risposte, tempi tecnici di traduzioni. E nel frattempo, se esiste un business illegale, questo prosegue. Anche qui il BND darebbe rapide risposte. Ci sono però in giro anche altre prove come quelle raccolte da un blogger italiano che, utilizzando un sistema informatico (il "Marine Traffic"), è riuscito a registrare i movimenti delle 14 navi utilizzate dalle ONG. Dai dati emerge il sospetto che dietro i loro movimenti ci sia una specie di coordinamento con chi fa partire gommoni pieni di clandestini. Sono sempre loro ad arrivare per prime a dare assistenza ai barconi ed infatti, statisticamente, quasi il 40% dei salvataggi sono di matrice ONG.

Quando un problema di legittimo sospetto investigativo diventa un caso politico il tutto si complica in un gioco delle parti. Vari comitati parlamentari convocano magistrati, fanno parlare le ONG (che ovviamente si dichiarano offese da chi solleva dubbi sui loro comportamenti. Alcune di esse si rifiutano di aderire alla convocazione) vengono ascoltati vertici della marina Militare, Guardia Costiera ed anche i Direttori dei due Servizi , AISI e AISE , i quali dichiarano di non aver elaborato alcun dossier sulla questione.
Dicono una mezza verità o una mezza bugia perché in realtà la trasmissione del rapporto tedesco non è proprio una informativa del Servizio. C'è stato solo la trasmissione di un rapporto di altri. D'altronde visto che i direttori dei Servizi sono di nomina politica è nel loro interesse mantenersi fuori dalla mischia senza parteggiare per i vari partiti che a diverso titolo e connotazione ideologica solidarizzano o contestano il procuratore di Catania.
Proprio il Direttore dell'AISE , il più coinvolto nella vicenda . ha il mandato che gli scade l'anno prossimo e non ha nessuna intenzione di andare in pensione senza qualche altro incarico di prestigio.

Il Dottor Zuccaro ha avanzato proposte che possono favorire un accertamento investigativo sulle attività delle NGO (sorvolo di aerei quando vengono spenti i transponder, intercettazione dei telefoni satellitari e delle comunicazioni delle navi, obbligo di utilizzare navi battenti la bandiera della nazione di appartenenza della NGO, presenza di polizia giudiziaria a bordo) .
Ma tra le cose dette dal procuratore di Catania alla Commissione Difesa è che lui non chiede ai Servizi di intelligence dei dati perché non potrebbe utilizzarli.

In uno Stato di diritto ogni istituzione governativa, nell'ambito delle proprie attribuzioni, ha comunque la dignità nonché l'obbligo di servire lealmente lo Stato a cui appartiene. Nel momento in cui un Servizio trasmette una informativa (non ha importanza se proveniente da un paese amico o se poi avallata da un alto livello di attendibilità) tale informativa deve costituire elemento di prova in qualsiasi indagine investigativa. Se non viene, per ovvie motivazioni, indicata la provenienza di una informazione, non può questo costituire elemento che inficia la validità di quanto comunicato. Se ciò non avviene, come nel caso italiano, si dà spazio all'idea che un Servizio possa non essere affidabile, possa non svolgere il suo lavoro lealmente, fornisca notizie inattendibili, operi sempre e comunque per fini illegali.

Un approccio del genere, che non ricorre in altri Paesi europei, è frutto di un pregiudizio di fondo che probabilmente prende spunto dalla storia pregressa di presunti colpi di Stato, depistaggi o altre forme di malversazione antidemocratica di cui in passato si sarebbero macchiati i Servizi italiani. Un passato, peraltro mai corroborato giudizialmente da conferme, che comunque incide sul presente. Alla luce di questo tipo di pregiudizio i Servizi italiani potrebbero anche non servire e essere sciolti.

La questione va oltre la diatriba sulle NGO internazionali che operano nel Mediterraneo.
E' una questione di principio ma soprattutto di delegittimazione che non rende giustizia a quei tanti volti ignoti che in contesti operativi anche di pericolo lavorano per la sicurezza nazionale.


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