"SCANDALO" DATAGATE : L'INTELLIGENCE E L'ETICA CHE NON C'E'
Nel mondo dell'Intelligence non esistono limiti o etica che possa condizionarne l'operato. Appare quindi alquanto superfluo porre una discriminante tra cio' che e' considerato giusto o corretto e cio' che invece non lo e'.
I Servizi di Informazione operano nell'interesse della tutela della sicurezza nazionale di un Paese. A fronte di questo obiettivo, e' lecito tutto ed il suo contrario. Non esistono regole, non esistono limiti. Al riguardo basterebbe ricordare il caso della spia Jonathan Jay Pollard, scoperto nel 1985 mentre trafugava i segreti americani per conto di Israele.
La cooperazione su cui si basano le relazioni bilaterali o multilaterali fra Servizi sono sempre il frutto, magari pro-tempore, di interessi nazionali convergenti. Matrimoni di interesse, ma mai d'amore. Cio' non toglie che alcuni Servizi siano piu' legati e quindi piu' cooperativi tra loro rispetto ad altre organizzazioni similari. Ma, a fattor comune, anche quando prevale la cooperazione, questa avviene quasi sempre in un contesto di diffidenza. Perche' esiste l'informazione ed esiste anche la disinformazione. Perche' a volte quelli che un Paese etichetta come terroristi sono, per altre nazioni, dei patrioti, l'eliminazione di un personaggio puo' diventare un assassinio o legittima difesa, il tradimento dell'uno puo' diventare patriottismo per altri. Questo e' un mondo grigio, dove non e' importante quello che e' giusto o sbagliato, ma quello che fa comodo.
Nel mondo delle spie ci sono pero' due settori considerati a piu' alto livello di segretezza e quindi difficilmente oggetto di condivisione con altri: i sistemi di crittazione e decrittazione e l'attivita' di intercettazione.
La crittazione di un messaggio, notizia o informazione che sia, impedisce ad altri di conoscerne il contenuto. Nessun Servizio dice mai ad altri Servizi cosa o come fa in uno specifico settore. Ne andrebbe della propria sicurezza, verrebbero scoperte fonti e contatti, divulgate valutazioni o intenzioni, circostanze operative, dispositivi e quant'altro di delicato caratterizza l'attivita' di un Servizio. Piu' sofisticato e' il sistema di crittazione, piu' la comunicazione e' protetta, piu' difficile e' decrittarla. E abbinata all'attivita' difensiva della protezione delle comunicazioni, c'e' sempre un'attivita' offensiva che e' quella di riuscire a decrittare quello che gli altri inviano. Chi ci riesce non lo dice mai agli altri. Silenziosamente intercetta i messaggi, li decritta e viene cosi' a conoscenza di cose che altri Paesi vorrebbero nascondere. Un po' come il motto dell'AISE: "Arcana Intellego".
Una realta' che molti non conoscono e' che tutte le emissioni elettroniche e radio che si muovono nell'aria sono sistematicamente intercettate. O, almeno, sono potenziale oggetto di intercettazione. Questi sono quei settori tecnicamente identificati come "SIGINT" (Signal Intelligence) ed "ELINT" (Electronic Intelligence). Comparti sviluppati da tutti i Servizi di Informazione.
Per quanto riguarda il contesto italiano, l'attivita' di crittazione (leggasi anche fornitura dei sistemi e modalita' cifranti a tutti gli apparati dello Stato) e decrittazione sono di competenza dell'A.I.S.E.. La legge 124 del 2007 assegna sempre all'AISE le competenze SIGINT (ovviamente in proiezione estera e non sul territorio nazionale).

Edward Snowden
Ma veniamo all'oggetto del contendere: un tecnico che lavorava per la National Security Agency americana, Edward Snowden, ha recentemente divulgato la notizia che l'organismo per cui operava intercetta tutto, cittadini americani e stranieri, amici e nemici, alleati e non, sedi diplomatiche e membri di organizzazioni internazionali. E lo fa in modo sistematico e massivo, come le sue capacita' tecniche e umane gli permettono. Da li' lo scandalo. I Paesi oggetto delle attenzioni americane si ribellano. Si chiedono spiegazioni.
Ci si accorge improvvisamente che le ambasciate di molti Paesi sul territorio americano, Italia compresa, sono state oggetto di spionaggio. Altrettanto e' avvenuto per alcune rappresentanze e delegazioni all'ONU. Viene poi fuori che anche le strutture dell'Unione Europea erano sotto stretto monitoraggio.
La diatriba ha preso subito risvolti politici. Alcuni Paesi hanno manifestato sdegno, come se fossero stati traditi o feriti nell'orgolio di chi si riteneva un alleato affidabile. Ma, occorre dirlo, in tutto questo ci sono ampie dosi di ipocrisia.
In qualunque parte del mondo le ambasciate dei Paesi stranieri sono oggetto di interesse informativo. Le loro sedi vengono vigiliate, il loro traffico di comunicazioni sistematicamente intercettato e, laddove possibile, all'interno di queste strutture si cercano e si pagano informatori. Quindi, in ultima analisi, si sta parlando di una prassi operativa largamente utilizzata nel campo del controspionaggio.
Si puo' eventualmente obiettare sul fatto che l'attivita' di intercettazione e monitoraggio americana sia stata cosi' fortemente dedicata anche a Paesi politicamente considerati amici. Quindi - anche se su questo Snowden non si e' ancora sbilanciato - si puo' immaginare quale tipo di attivita' sia oggi in atto verso i Paesi ostili. E' su quest'ultimo argomento che il tecnico americano probabilmente si giochera' il proprio futuro acquisendo le benemerenze in primis dell'S.v.r., "Služba vnešnej razvedki" , il Servizio di intelligence internazionale russo erede del KGB.
La National Security Agency, dall'11 Settembre 2001 in poi, ha beneficiato di una enorme crescita, in termini di finanziamenti (circa 5 miliardi di dollari di incrementi annuali), di personale (si stima che oggi lavorino per l'Agenzia dai 50 ai 60.000 tecnici, a cui vanno aggiunti i contractors di societa' esterne come Snowden) e di importanza nella Intelligence Community americana (dove oggi svolge un ruolo primario). La NSA si interessa di crittazione, decrittazione, SIGINT ed ELINT che, come abbiamo detto, sono gli aspetti piu' delicati di un'attivita' informativa. E se prima aveva un'unica sede centrale a Fort Meade nel Maryland, la NSA ha adesso altre sedi operative a San Antonio (Texas), Denver (Colorado), Salt Lake City (Utah), Kunia (Hawaii) e Fort Gordon (Georgia).
Ma
il
cosiddetto scandalo "Datagate" e' legato anche al fatto
che la N.S.A., insieme ad altre Agenzie di altri Paesi, e'
parte
centrale di un sistema di intercettazioni (satellitari,
radar, radio,
telefoniche, internet etc.) a livello mondiale dove niente
passa
inosservato. La componente nota come "Echelon" e' in grado
di intercettare comunicazioni radio, elettroniche, ma anche
telefoniche. La struttura principale e' ad Harrogate, nello
Yorkshire nel Regno Unito. Vi sono poi dei centri di ascolto
a Sugar
Grove (Virginia) e Yakima (Washington). A queste strutture
principali
si aggiungono altri centri di ascolto in tutto il mondo
dedicati a
monitoraggi regionali, come molto probabilmente anche
l'erigendo
centro radar di Sigonella alle dipendenze formali della
Marina
Militare statunitense e che proietta i suoi interessi verso
il Medio
Oriente.
NSA headquarters in Fort Maede, Maryland
Al citato programma "Echelon" hanno aderito a suo tempo, accanto alla N.S.A., anche altri Paesi e relative Agenzie: il "Governement Communications Headquarters" inglese, il "Government Communications Security Bureau" neozelandese, il "Defence Signal Directorate" australiano ed il "Communications Security Establishment" canadese.
Tutti questi Paesi, non casualmente anglofoni e fortemente radicati nel piu' stretto circolo delle alleanze americane, sono quindi comprimari ed ovviamente beneficiari di quanto viene captato nel mondo delle intercettazioni.
Per onore di giustizia quindi si potrebbe quindi obiettare che quanto fatto dalla NSA contro ONU e sedi diplomatiche, Unione Europea e Banca centrale Europea, metta sul banco degli imputati non soltanto gli americani, ma anche gli altri comprimari del progetto Echelon. Ed e' un dato incontrovertibile che in questa levata di scudi contro le ossessive curiosita' di intelligence di Washington i sopramenzionati Paesi (vedasi soprattutto l'Inghilterra) sono oggi particolarmente silenti.
Il problema piu' grave e' che questa condivisione di dati di intelligence sensibili, derivanti da intercettazioni piu' o meno giustificate (il termine "lecite" non risulta appropriato), nel tempo si e' tramutato in una corsia preferenziale di cooperazione fra intelligence. Una specie di club ristretto al quale altri Servizi, altrettanto qualificati, non hanno accesso.
L'effetto piu' devastante di questo "conventio ad excludendum" e' stato durante la guerra in Iraq. Dal 2003 in poi esistevano infatti due accessi ai dati informativi di intelligence su due terminali distinti: uno per i Paesi Echelon ed un altro per tutto il resto dei reparti che combattevano a fianco degli americani. Come se la guerra ed i rischi ad essa correlati permettesse questa distinzione nella condivisione di notizie. E molte volte e' anche emerso che notizie di interesse primario per la sicurezza del contingente di un Paese non siano pervenute agli aventi causa, ovvero siano pervenute con ritardo perche' circolanti in questo circuito riservato.
Paesi come l'Italia o la Francia non si sono lamentati di questo sistema discriminante in un contesto di guerra, di questa vergogna comportamentale, e cosi' facendo hanno peggiorato le condizioni di sicurezza dei propri soldati in quel Paese. Per accentuare quanto fosse essenziale il flusso di notizie su questo canale basti pensare che in Iraq la copertura telefonica delle comunicazioni del Paese avvenivano allora attraverso un sistema di connettivita' americano. In pratica, quindi, tutto quello che veniva detto era automaticamente intercettato, ascoltato e tramutato in informazioni operative.
Come si puo' immaginare c'e' una forte differenza tra un accesso sistematico a notizie di interesse attuato in un contesto di guerra politica, commerciale o finanziaria (condivise poi in modo selettivo) e quello che invece dovrebbe avvenire automaticamente tra cosiddetti amici in un contesto di guerra guerreggiata.
Quello che e' venuto alla luce con la fuga e le rivelazioni di Snowden e' solo la punta dell'iceberg di un sistema di intelligence intrusivo sulla rete internet - il cosiddetto PRISM - che sicuramente oggi e' ancora piu' diffuso di quello che si pensi. Presto ci si accorgera' che tutti i piu' grandi motori di ricerca forniscono con continuita', soprattutto agli U.S.A., dati sugli utenti del mondo, permettendo di spiare su contatti, email, telefonate e qualsivoglia tipo di comunicazione di ogni persona, sia essa americana o cinese o europea. Ogni Paese lo fa nel proprio ambito. Lo fa l'Italia con un decreto governativo approvato dal governo Monti. Lo fa la Francia al suo interno. Alcuni accordi mettono in cooperazione gli Stati Uniti con singoli Enti Nazionali. L'unica variante e' che gli americani lo fanno anche in casa altrui.
Nessuno pone oggi l'attenzione sul fatto che a Fort Meade, dove ha la sede principale la National Security Agency del Gen. Keith B. Alexander, si sta adesso creando una task force dove opereranno altri 10-15.000 uomini con una grossa disponibilita' finanziaria. Si parla di cyber war che in questo caso significa non solo disturbare i sistemi altrui, ma soprattutto conoscere quello che circola nei sistemi informatici altrui. Gli obiettivi: tutti. Senza distinzione di amici o nemici. Ne riparleremo presto.