HAMAS E LA LOTTA CONTRO ISRAELE
Hamas (acronimo della traduzione dall'arabo di Movimento di
Resistenza Islamica) compare per la prima volta in un volantino
contro Israele nel 1987. All'epoca, la figura di maggior spicco
del movimento e' lo Sceicco Ahmad Yassin, un religioso
paraplegico noto per i suoi sermoni virulenti contro lo Stato
ebraico. Yassin aveva studiato all'Universita'
al Azhar del Cairo dove aveva aderito ai Fratelli Musulmani. Lo
sceicco operava a Gaza con una sua "Associazione Islamica",
autorizzata a funzionare dalle autorita' israeliane fin dal
1977, legata a doppio filo con la Fratellanza. L'associazione
era dedita al proselitismo e all'assistenza dei piu bisognosi in
campo sanitario ed educativo. Nel contempo, i sermoni di Ahamed
Yassin nelle moschee della Striscia gli avevano garantito una
crescente notorieta' e gli avevano consentito di allargare la
sua sfera di azione e di influenza.
Nella realta' la storia di Hamas nasce un anno prima, nel 1986,
con la creazione di una cellula dei Fratelli Musulmani nei
territori occupati da Israele dopo la guerra del 1967. In una
riunione segreta a Hebron sette personaggi associati alla
Fratellanza avevano deciso la creazione di questa nuova
struttura. Erano lo stesso Yassin, lo Sheykh Hassan Yusef di
Gaza, Jamal Hamami di Gerusalemme, Ayman Abu Taha di Gaza,
Mohamed Jamal al Natsheh di Hebron, Jamal Mansour di Nablus e
Mahmoud Muslih di Ramallah.
Quando nel 1987 viene ufficializzata la creazione di Hamas al
fianco dello sceicco paraplegico compaiono personaggi di
spessore come Abdul Aziz Rantissi, un medico come peraltro lo
sono tutt'oggi la maggioranza dei dirigenti dei Fratelli
Musulmani. Almeno inizialmente Hamas non ha le
caratteristiche di un gruppo terroristico, ma solo di protesta.
Il braccio armato del movimento, la Brigata Ezzedin al Qassem,
nascera' qualche anno piu tardi.
Nell'agosto del 1988 il Movimento si da un proprio statuto dove
vengono elaborate le tesi radicali contro
l'esistenza di Israele e viene articolata una propria struttura
organizzativa: Ahmad Yassin e' nominato capo; al suo fianco la
Shura, cioe' un Consiglio Consultivo, un ufficio politico, una
organizzazione, la "Dawa" (letteralmente la "chiamata") per
l'attivita' di proselitismo e di assistenza umanitaria.
Ma perche' Israele, che controllava la Striscia di Gaza, aveva
concesso a Yassin tutta questa facilita' di manovra senza
intervenire militarmente contro un'organizzazione che divulgava
idee oltranziste e pericolose per lo Stato ebraico?
I nemici dei tuoi nemici...
La risposta era machiavellicamente
semplice: l'OLP (Organizzazione per la liberazione della
Palestina) era (ed e') un'organizzazione prevalentemente laica.
Al suo interno operava solo un piccolo gruppo, quello dello
Sheykh Tamimi, che copriva politicamente l'ala islamica del
movimento. Dando spazio ad Hamas si indeboliva automaticamente
il potere e l'egemonia di Yasser Arafat. In altre parole,
in quel momento storico, il pericolo era maggiormente
rappresentato dall'OLP e non da Hamas.
E poi, nelle valutazioni - in parte errate - di Tel Aviv, il
legame Fratelli Musulmani-Hamas avrebbe aiutato Israele a
contrastare questo nascente fenomeno politico-religioso in terra
palestinese. I Fratelli Musulmani erano all'indice in Egitto e
la repressione contro gli estremisti islamici era aumentata dopo
l'uccisione di Sadat nell'ottobre del 1981. La Fratellanza era
sotto stretta sorveglianza in Giordania, dove ancora non era
chiaro se il movimento voleva intraprendere un percorso politico
legale oppure sovversivo. I Fratelli Musulmani erano stati
repressi e fisicamente eliminati da Hafez Assad dopo un tentativo
di ribellione nel 1982 a Hama, in Siria.
All'occorrenza quindi, secondo Israele, la repressione dei Paesi
arabi contro la Fratellanza avrebbe inequivocabilmente aiutato
Tel Aviv a circoscrivere o eliminare Hamas che, almeno allora,
operava quasi esclusivamente a Gaza. Un'area geografica
circoscritta che, in caso di intervento, avrebbe costituito
un'opzione militare piu favorevole. In estrema sintesi, Israele
adottava un'apparente tattica autolesiva nei confronti di un
movimento estremista in cambio di un obiettivo strategico di piu
ampia valenza: indebolire il nemico numero uno Yasser Arafat.
Questa era un tipo di politica spregiudicata gia' utilizzata in
passato. Basta ricordare che nel settembre del 1970 - il
cosiddetto "Settembre Nero" - quando Re Hussein di Giordania
aveva attaccato e cacciato i palestinesi dal proprio territorio,
Israele aveva autorizzato i Fedayn palestinesi a scappare
attraverso la Cisgiordania per recarsi in Libano. Allora era piu
importante destabilizzare i Paesi arabi che circondavano Israele
che non eliminare definitivamente le organizzazioni palestinesi.
Ma perche' i Fratelli Musulmani avevano favorito la creazione di
una struttura satellite anziche' operare in prima persona
nell'ambito palestinese e nei territori occupati?
Una (fittizia) presa di
distanza
L'apparente dissociazione delle attivita'
ed iniziative dei Fratelli Musulmani nell'ambito
palestinese con la creazione di Hamas dipendeva dai
rapporti della Fratellanza con Egitto e Siria. Era nelle
intenzioni del movimento islamico la volonta' di tenere distinte
la propria politica di difficile convivenza con il regime
de il Cairo (dove la Fratellanza era nata ed aveva la sede
principale) e, nel contempo, mantenere quella di opposizione
radicale contro Damasco.
Se Hamas perseguiva la propria jihad contro Israele (e la cosa
non era particolarmente gradita a Mubarak) si evitava di
coinvolgere nell'iniziativa la Fratellanza al Cairo. Se si
combatteva Israele, invece, Hamas poteva contare sul sostegno
siriano che sarebbe potuto altrimenti mancare nel caso fosse
risultata lampante la connessione con i Fratelli Musulmani. Era
quindi necessario che le due organizzazioni operassero in modo
distinto senza danneggiarsi a vicenda.
Quando fu decisa questa opzione Hamas non aveva ancora ne il
seguito di adesso ne una struttura al di fuori della Striscia di
Gaza. In Giordania pero' i rappresentanti del movimento, Ibrahim
Ghoshe e Mohammed Nezzal, dialogavano con le autorita' locali
con la doppia identita' Fratelli Musulmani/Hamas .
La testa dei leader
Ahmad Yassin e' arrestato nel 1989 per
l'uccisione di due palestinesi che facevano gli informatori per
gli israeliani e viene condannato all'ergastolo. Nonostante
questo, il movimento continua a espandersi e rafforzarsi. Yassin
viene poi liberato nel 1997 e seguito di un accordo tra Israele
e Giordania come contropartita per la riconsegna di due agenti
del Mossad detenuti ad Amman. Ritorna subito in attivita' con i
suoi sermoni e minacce a Israele. Adesso pero' e' per lo Stato
ebraico un pericolo e viene messo nella lista nera dei
terroristi da eliminare. Dopo un primo tentativo nel settembre
del 2003, dove rimase leggermente ferito a seguito di un
bombardamento aereo, il 22 marzo 2004 Ahmad Yassin e' ucciso
all'uscita da una moschea con un missile lanciato da un
elicottero.
Ma oramai il movimento puo' andare avanti anche senza il suo
fondatore. Prende il suo posto Abdal Aziz al Rantissi. Anche lui
e' un personaggio piu volte arrestato da Israele e che gli
israeliani tentano piu volte di eliminare. Cosa che regolarmente
avviene dopo circa un mese dalla sua nomina il 17 aprile 2004.
La tecnica di eliminazione e' la stessa usata per Yassin: un
missile sparato da un elicottero. C'e' pero' subito un altro
leader a rimpiazzare Rantissi alla guida di Hamas: Khaled
Meshal. Nel 1997 Meshal, mentre viveva ad Amman, era stato
oggetto di un tentativo di avvelenamento da parte del Mossad.
Nel 1999 si sposta a Damasco e con la sua nomina a leader del
movimento islamico stabilisce li la nuova sede del gruppo.
Meshal e Abbas
Una realta'
imprescindibile
Nel 2004 Hamas si afferma come una forza
politica e militare che travalica i confini di Gaza, si espande
in Cisgiordania ed e' in grado di insidiare la supremazia
dell'OLP. Riesce nei fatti a indebolire l'OLP - ed era quello
che volevano gli israeliani nel 1987 - producendo pero' un
effetto negativo sugli interessi di Tel Aviv. Hamas infatti
minaccia sia l'OLP che Israele, ma soprattutto sposta su
posizioni sempre piu radicali le istanze palestinesi.
Paradossalmente la persecuzione e l'eliminazione dei suoi quadri
non indebolisce il movimento, ma lo rafforza rendendo sempre piu
forte l'immagine dell'organizzazione e le sue idee radicali. E
questo avviene proprio mentre l'OLP cerca una soluzione
negoziata al conflitto con Israele
L'indebolimento di Mahmoud Abbas, subentrato ad Arafat dopo la
sua umiliante morte nell'assedio del compound dove risiedeva da
due anni a Ramallah nel Novembre 2004, non fa altro che spianare
la strada alla vittoria di Hamas nelle elezioni del 2006. Per la
prima volta il movimento ottiene la maggioranza all'interno
della galassia palestinese. Si assiste ad un effetto correlato:
piu Israele si attesta su posizioni negoziali oltranziste che
umiliano l'OLP, piu cresce il prestigio ed il potere
contrattuale di Hamas.
Hamas diventa anche interlocutore diretto di paesi e regimi
arabi sviluppando una propria politica estera. Per conto della
Libia negozia un accordo tra i Fratelli Musulmani e Tripoli.
Media anche tra Gheddafi e gli Hezbollah per dirimere l'annosa
controversia relativa alla sparizione dell'imam sciita Moussa
Sadr scomparso - forse eliminato - durante un viaggio in
Libia nel 1978. Oggi Tripoli ha consentito affinche' un giudice
libanese partecipi alla riapertura del caso.
Ultimo grande atto che legittima Hamas come interlocutore
indispensabile per una soluzione del problema palestinese e' il
recente negoziato per la liberazione del soldato israeliano
Ghilad Shalit. Il movimento, nonostante sia stato inserito tra
le organizzazioni terroriste, ha costretto il premier israeliano
Benjamin Netanyahu alla trattativa e, soprattutto, a concedere
in cambio la liberazione di ben 1027 detenuti palestinesi.
Quello per la liberazione di Shalit e' stato un negoziato
complesso, fatto anche di attori collaterali, andato avanti per
oltre cinque anni. E' una sconfitta per Israele - costretto al
dialogo soprattutto per le pressioni dell'opinione pubblica
interna - ma anche per Abu Mazen e per i suoi residui spazi
negoziali.
La Primavera Araba
Il futuro della causa palestinese
passa adesso anche attraverso questa evoluzione : dall'Hamas
movimento di solo lotta e terrorismo all'Hamas soggetto
politico. Dall'Hamas organizzazione all'indice all'Hamas
interlocutore negoziale. In altre parole, senza Hamas e senza il
dovuto spazio negozialealle istanze di questo movimento, una
soluzione della questione palestinese appare oggi sempre piu
improbabile.
In questo senso va letto il riavvicinamento tra OLP e Hamas che
potrebbe produrre anche un governo di unita' nazionale. Abu
Mazen ha avviato una ristrutturazione della sua organizzazione
per permettere ad Hamas ed ad altri gruppi palestinesi di poter
confluire in un'unica struttura. E con altrettanta finalita' e'
stata creata una Commissione elettorale palestinese che dovrebbe
pilotare le prossime elezioni legislative e presidenziali
nei Territori Occupati. Si e' anche parlato della liberazione
incrociata dei rispettivi prigionieri.
Il riavvicinamento tra i due movimenti ha pero' un comune
denominatore: l'OLP aveva bisogno di rivedere la sua posizione
moderata che non produceva risultati nei negoziati con Israele
anche alla luce del fallimento nel tentativo di ottenere un
riconoscimento statuale all'ONU. Dal canto suo, Hamas
aveva bisogno di riposizionarsi su atteggiamenti meno radicali.
Quindi un matrimonio di interesse che pero' potrebbe anche
diventare d'amore. Bisognera' al riguardo vedere se questa
riconciliazione si realizzera' e, soprattutto, se Israele od
altri comprimari palestinesi non cercheranno di esacerbare la
situazione sul terreno rendendo difficile una posizione moderata
di Hamas.
In prospettiva, la caduta di Mubarak in Egitto puo' avere un
effetto moltiplicatore sul potere dirimente di Hamas in virtu'
del maggior supporto che potra' ottenere dall'organizzazione
madre - i Fratelli Musulmani - e dalla contiguita' territoriale
con l'Egitto, in passato elemento di impedimento alle proprie
velleita' militari, ma oggi molto piu funzionale ai propri
interessi. Altrettanto positivo, nell'interesse del movimento,
e' la situazione in Tunisia, l'emergere di un nuovo esecutivo in
Giordania ed il ruolo dei partiti islamici in Marocco.
Ma la Primavera Araba ha creato anche dei problemi a Hamas nei
suoi rapporti con la Siria. Molti dirigenti di medio e
basso livello stanno lasciando il Paese e non e' escluso
che a breve anche Khaled Meshal si trasferisca altrove. Del
resto, un nuovo Hamas politico e non di lotta armata ha
difficolta' ad identificarsi con la repressione del regime di
Bashar al Assad, peraltro ufficialmente condannato anche dai
Fratelli Musulmani egiziani.
Questo atteggiamento porta inevitabilmente ad una divergenza di
Hamas con le posizioni degli Hezbollah, che invece continuano ad
appoggiare il regime siriano, ed all'inevitabile perdita del
sostegno politico, finanziario e militare dell'Iran. La
contingente necessita' di trovare altrove ospitalita' per i
propri dirigenti e' un altro elemento che induce a spostare
Hamas su posizioni piu moderate. Sicuramente Egitto, Giordania,
Tunisia e Turchia non accetterebbero di ospitare un
movimento dedito alla lotta armata.

Un nuovo Hamas
Lo stesso Khaled Meshal, nel suo recente
incontro con Mahmoud Abbas al Cairo, ha parlato della
trasformazione di Hamas da movimento di "resistenza
armata" a movimento di "resistenza popolare", ovviamente
specificando che Hamas non disarmera'. L'affermazione sembra
prefigurare un'eventuale accettazione del cessate il fuoco
con Israele. Non solo, per la prima volta Hamas sembra aver
accettato l'idea di uno Stato palestinese all'interno dei
confini del 1967 con Gerusalemme est come capitale con
l'implicito riconoscimento dell'esistenza dello Stato di Israele
sul rimanente territorio palestinese. Cosi' facendo Hamas si
inserisce in un confronto con Israele non piu su base bilaterale
e militare, ma in un contesto multilaterale politico.
Il nuovo Hamas politico ha influenzato anche la dirigenza di
Gaza. Nelle settimane scorse, il Primo Ministro Ismail Haniyeh
ha lasciato Gaza per la prima volta dal 2007 per intraprendere
un tour politico in alcuni Paesi arabi, come Turchia, Egitto,
Sudan, Tunisia, Qatar , Bahrein. Ma Haniyeh, rispetto
all'Ufficio politico guidato da Meshal ed alla diaspora
all'estero, ha un problema interno: piu Hamas si sposta su
posizioni politiche e negoziali, piu la Jihad Islamica fa
proseliti nella Striscia. La storia si ripete.
Ironia della sorte, in passato le due anime di Hamas erano
esattamente contrapposte: la diaspora piu radicale, la dirigenza
di Gaza piu moderata. Ma c'e' anche una divergenza
comportamentale che ha un po' raffreddato i rapporti tra le due
parti: la posizione piu' pragmatica di Meshal e' stata portata
avanti senza consultare preventivamente la dirigenza a Gaza
(fatto comunque ricorrente anche nel passato).
Il ritorno di Hamas nell'alveo arabo a seguito
dell'allontanamento dai suoi referenti iraniani e la mutata
situazione geo-strategica nella regione ha sicuramente reso piu
flessibile la posizione del movimento creando delle opportunita'
politiche che potra' sfruttare in futuro. Tutto sta a vedere se
questa trasformazione sara' un'iniziativa tattica o strategica.
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