IL MANUALE DELL’ASPIRANTE JIHADISTA - PARTE I

Un
merito universalmente riconosciuto all’ISIS è quello di aver messo
in piedi un efficientissimo sistema mediatico che, nel corso del
tempo, ha svolto diverse funzioni: di propaganda per enfatizzare
le vittorie e minacciare il nemico, ma soprattutto di reclutamento
per attirare nuovi volontari che ingrossino le sue milizie.
Soprattutto quest'ultima è estremamente importante.
Alcuni analisti ritengono che il 60% delle truppe dell’ISIS siano
oggi costituite da stranieri provenienti da molte parti del mondo.
In quest'opera di proselitismo si utilizzano tutti i maggiori
strumenti di comunicazione: internet, Facebook, Twitter. E' nostra
intenzione analizzare nel dettaglio il messaggio e le istruzioni
che l’ISIS invia ai suoi potenziali volontari.
Un libercolo in inglese dal titolo “Hijrah to the Islamic State”,
o, come recita il nome del file, "Hijrah to Al Dawla", il
califfato della tradizione Abbaside. L'opuscolo per aspiranti
reclute si apre con delle frasi di famosi teologi islamici che
enfatizzano due concetti religiosi: l’Hijra, ovvero l'emigrazione
nella terra di Ibrahim, aka Abramo, e che richiama la fuga di
Maometto dalla Mecca a Medina, e la profezia che alla fine dei
tempi l’Islam si manifesterà in Siria, luogo dove il credente
dovrà raggiungere Ibrahim. Ne consegue quindi la legittimazione
teologica dell’auto-proclamato Califfo Abu Bakr al Baghdadi perché
colui che decide di venire in Siria effettua una “Hijra” proprio
come il profeta.
Il viaggio
Dopo la premessa si passa subito alle disposizioni pratiche per
raggiungere lo Stato Islamico. L'itinerario tipo indicato dai
terroristi passa per l’aeroporto turco di Sanliurfa, il varco di
confine con la Siria a Akcakale e giù fino ad arrivare a Raqqa,
auto-proclamata “capitale” dello Stato Islamico. Un totale di 127
km che danno per scontato come l’unico sistema praticabile di
ingresso in Siria sia attraverso la Turchia.
Tutto facile? Sì, se si osservano alcune raccomandazioni pratiche:
non dite a nessuno che si vuole venire a combattere, comprate un
biglietto di andata e ritorno che transiti prima per un Paese
turistico (Grecia, Spagna) e da lì comprate un altro biglietto,
sempre di A/R, per la Turchia. Inoltre, si può arrivare in Turchia
anche via macchina o via nave, questo crea minori sospetti e si
subiscono minori controlli.
Una volta raggiunta la Turchia l‘aspirante jihadista prenderà
alloggio in un hotel e dovrà entrare in contatto con la persona
che dovrà guidarlo ed istruirlo. Un contatto reso operante via
Twitter.
L’avvicinamento ai valichi di confine controllati dalle milizie
islamiche, località di Öncüpınar/Bab al Salam o, più a nord, Bab
al Hawwa, deve avvenire vestendosi in modo “casuale” e non
“religioso” anche per non insospettire le guardie confinarie
turche. Il libercolo indica che se vengono attuate queste
precauzioni il volontario potrà addirittura ottenere un visto per
la Siria. In alternativa può corrompendo il poliziotto turco. In
quella zona avverrà il contatto, probabilmente all’interno di uno
dei campo profughi, con chi dovrà guidare il nostro aspirante
jihadista in Siria.
Può anche capitare che il visto siriano venga rifiutato e che il
volontario venga respinto: ecco allora una soluzione alternativa.
Questa volta, sempre tramite contatto Twitter, un emissario
arriverà dalla Siria dove raggiungerà il volontario in hotel.
Insieme si raggiungerà il confine a Akcakale, o Tel Abyad sul lato
siriano, dove non esiste un valico confinario. Lì basterà eludere
la vigilanza delle guardie turche, correre attraverso il confine e
raggiungere una macchina che aspetta dalla parte siriana. Raqqa è
ancora più vicina. Questa soluzione alternativa non tiene però
conto del fatto che Tel Abyad sia stata recentemente conquistata
dai curdi e quindi non è più in mano all’ISIS.
Ma le istruzioni per entrare in Siria sono corredate anche da
altre informazioni: se attraversare il confine diventa sempre più
difficile, ci sono case sicure dove alloggiare, ma solo pochi
membri dello Stato Islamico le conoscono. Questi personaggi sono
riconoscibili perché hanno con sé un “tazkiyah”, un documento
firmato che ne attesta l’affidabilità. Inoltre, i servizi di
sicurezza turchi sono ostili. Se il volontario è individuato è
possibile che venga arrestato, tuttavia i turchi lasciano anche
abbastanza in pace le reclute perché hanno paura di attacchi.
Infine, ci sono anche i contrabbandieri e i facilitatori che
possono aiutare a passare il confine e a procurare documenti
contraffatti.

Cosa fare se vieni bloccato in Turchia
Il documento ipotizza che all’arrivo in Turchia nel tragitto
dell’hijrah si possa essere fermati, deportati o arrestati.
L’spirante volontario non si deve scoraggiare, ma deve avere
fiducia in Allah. All’aeroporto di arrivo se si ha un visto, non
si hanno precedenti penali, non si è ricercati dalla polizia, non
si è sulla lista dei terroristi e non si hanno materiali
compromettenti in valigia, si può essere fermati ma non arrestati.
In tal caso il libercolo ti aiuta anche a rispondere alle domande
della polizia turca:
- Qual è lo scopo della tua visita in Turchia?
- Turismo. E' consigliabile informarsi prima sulle attrazioni
turistiche del Paese.
- Hai intenzione di andare in Siria?
- Negare assolutamente o, in alternativa, dire di aver visto le
sofferenze dei siriani e di volerli aiutare, ma mai ammettere di
voler attraversare il confine.
- Sei un terrorista? Sei collegato ad Al Qaeda? Vuoi andare in
Siria per congiungerti con Al Qaeda? - Negare decisamente. Portare
avanti sempre il discorso del turismo. I turchi, a detta
dell'opuscolo, non distinguono tra l'ISIS ed Al Qaeda. La
circostanza è rimarcata come se si trattasse di un grosso
“errore”. Comunque, sottolinea il documento, è importante non
avere nel bagaglio elementi “incriminanti” che possano contraddire
la tua versione dei fatti come coltelli o armi, scarponi da
guerra, tute mimetiche ecc.
Di seguito una sfilza di raccomandazioni: avere un visto turistico
e tenerlo bene al sicuro, così come il passaporto, avere una buona
conoscenza delle attrazioni turistiche del Paese, assicurarsi che
non vi siano possibili elementi incriminanti ( meglio evitare di
avere un coltello al seguito perché è “rischioso” anche se questo,
insieme ad altri equipaggiamenti, contraddice quanto illustrato
sulle cose da portarsi al seguito), conoscere bene l’itinerario da
fare in Turchia, viaggiare verso sud solo di notte e non muoversi
di giorno.
Cosa portarsi al seguito
Anche sotto questo aspetto il libercolo è prodigo di suggerimenti.
Il primo riguarda il tipo e la quantità di bagaglio da avere al
seguito: una valigia, una borsa tipo sacca/astuccio, uno zainetto.
L'opuscolo entra poi nel merito della descrizione, bagaglio per
bagaglio.
La sacca/astuccio può non essere tale. Serve qualcosa dove tenere
gli effetti personali “vitali”. La cosa migliore sono i cosiddetti
marsupi, le borse da cintura che evitano di fare contorsioni e
danno meno nell’occhio. Dentro al marsupio devono andare alcuni
effetti personali fondamentali (passaporto, biglietti aerei,
portafoglio, soldi in contanti, telefonino e relativo
carica-batteria) ed altri eventualmente aggiuntivi (fazzoletti di
carta o di stoffa, occhiali da vista e da sole, medicine, cerotti,
carta e penna, torcia, qualunque cosa che permetta la
sopravvivenza per 24 ore nel caso si smarrisse il bagaglio). Poi
un’avvertenza: attenersi alle regole del viaggio aereo. Quindi
niente forbicine, coltelli, liquidi, esplosivi ecc. nel timore di
farsi notare.
Lo zainetto è l'altro tassello del bagaglio a mano e può contenere
fino a 7/8 kg. Il manuale suggerisce di controllare le
disposizioni della compagnia aerea al riguardo. Deve essere
resistente, compatto, che ti permetta di correre e di non
rovinarsi in situazioni difficili. La raccomandazione è che sia
uno zainetto e basta. No a trolley, borse o altro. E’ importante
che abbia molti comparti e tasche per agevolare la sistemazione e
la ricerca delle cose. Tutte queste accortezze/precauzioni –
sottolinea il libercolo –saranno utili durante l’hijrah in Siria.
Anche nel caso dello zainetto ci si dilunga sulle raccomandazioni
riguardo il suo contenuto: un vestito di ricambio (sempre nel caso
si perda la valigia), un adattatore per la presa elettrica
(specificando il tipo), un rasoio per baffi e barba (raccomandato
uno grosso, cordless e con caricatore), un modem wifi (reperibile
anche sul posto), delle torce, una lampada (acquisto raccomandato
perché molto utile), una lanterna da campeggio, un block-notes
dalla copertina rigida e penna (perché è importante prendere
appunti), una giacchetta per coprirsi dal freddo e dal vento (con
dissertazioni sul tipo migliore), delle scarpe (tipo militari, da
ginnastica o da trekking, sandali, meglio quelli che proteggono le
caviglie, a cui aggiungere almeno 4 paia di calzini robusti),
guanti per proteggersi dal freddo e per sparare, fasce proteggi
ginocchi e gomiti (dal momento che occorrerà spesso strisciare per
terra), cappelli o cappucci copri-testa, occhiali di riserva, una
borraccia a zainetto (o una bottiglia da sportivo), binocolo,
bussola, un metro (basta una lunghezza di 3 metri), moschettoni.
Niente apparecchiature elettroniche perché verranno fornite in
loco, specificando al riguardo che essendoci problemi di
alimentazione elettrica è meglio avere sistemi di ricarica ad
energia solare. La circostanza delle interruzioni elettriche che
potrebbe colpire “negativamente” l’aspirante volontario viene poi
edulcorata con delle citazioni religiose: la terra appartiene ad
Allah, nessun inquinamento o danno ambientale con le batterie.
Per quanto concerne la valigia la prima raccomandazione è che sia
una sola, a prescindere dalle disposizioni delle varie compagnie
aeree. Il motivo: devi essere il più mobile possibile. Una buona
alternativa è uno zaino più grande da mettere sulla schiena. Anche
per un trolley non esistono controindicazioni, se non sul peso. Ma
vige sempre il principio della mobilità.
Per quanto riguarda cosa mettere nella valigia l’indicazione è di
portarsi dietro il minimo indispensabile. Al riguardo l’estensore
dell'opuscolo si permette una divagazione spiritosa su come alcune
donne sarebbero svenute alla notizia... Ed ecco la lista: due
cambi completi, pantaloni robusti con più tasche, indumenti che si
asciughino presto, T-shirt, indumenti per coprirsi dal freddo,
sacco a pelo, spazzolino da denti, forbicine per le unghie, creme
per la pelle, utensili da campeggio tra cui lo “spork”
(cucchiaio/forchetta), kit per cucire, pronto soccorso, medicinali
per uso personale.

La psicologia
Finita la parte riferita alle cose da portarsi, simile ad un
manuale per un buon boy-scout, il libercolo si addentra sugli
aspetti psicologici della missione: devi conoscere bene te stesso,
devi conoscere le tue capacità e i talenti che metterai a
disposizione dell’ISIS, le tue debolezze e i tuoi punti di forza,
quello che è buono o giusto e quello che non lo è. Tutte
affermazioni condite da frasi e riferimenti teologici. Viene
precisato che l’organizzazione ha bisogno di combattenti, ma che
sono utili anche altri profili.
Il nodo sul quale si insiste sono i punti di forza o di debolezza.
I primi devono essere coltivati con l’addestramento. Per i secondi
viene fatta una distinzione: possono essere debolezze innate
(viene usato il termine “qadr” o “predestinazione” di Allah), ma
ci sono anche quelle acquisite che possono essere modificate e
migliorate.
Si termina questa parte del manuale con una citazione del cinese
Sun Tzu: chi conosce sé stesso ha vinto metà della battaglia.