IL MANUALE DELL’ASPIRANTE JIHADISTA - PARTE II

Disposizioni
per le donne durante il transito in Turchia
Al viaggio, o l'hijrah, delle donne, qui chiamate “sorelle”, verso
la Siria è dedicato un intero capitolo. La premessa è d'obbligo:
non si entrerà in dissertazioni teologiche per il fatto che le
donne giungono in Turchia senza “mahran”, alias senza
accompagnatore familiare. Per le sorelle il problema non si pone.
Le istruzioni partono sempre dall’aeroporto di arrivo in Turchia,
che dovrebbe essere quello Ataturk di Istanbul, con la prima
precisazione che in quella città di aeroporti ce ne sono due, ma
che l'Ataturk è quello più ricorrente. Ad una donna che viaggia da
sola e con bagaglio a mano è sconsigliato attraversare il Paese in
autobus per motivi di sicurezza. In alternativa viene suggerito di
muoversi per la Turchia in aereo così da evitare di uscire
dall’aeroporto, di prendere un taxi, una metropolitana o di
muoversi alla ricerca di biglietti.
Se la volontaria ha avuto già dei contatti con l’ufficio di
confine dell'Al Dawla, aka il califfato, o, come citato nel testo,
con la Madrasat al Huda, ovvero la scuola coranica per la giusta
guida, potrebbe già avere un numero di telefono da contattare.
Sono molte le raccomandazioni su come tenere nascosto il numero
fornito in modo tale che non sia individuato. Se si annota nella
rubrica telefonica, ironizza il libercolo, non mettetelo sotto il
nome di Osama bin Laden. Alla sorella viene poi consigliato di
imparare alcune frasi in turco, dal come chiedere un taxi, allo
specificare che viaggia in gruppo o al come comprare una SIM
telefonica.
Il telefonino è del resto un elemento essenziale. L’incipit del
manuale è: se i tuoi genitori ti hanno confiscato il telefonino,
non tentare di fare l’Hijrah. Lo Stato Islamico preferisce gli
smartphone Android, consiglia di comprare una SIM in aeroporto -
non una qualsiasi, ma una SIM “Turkcell” - e credito sufficiente
per telefonare e accedere ad internet. Basterà un Giga. Se è un
viaggio di gruppo ogni sorella dovrà avere la sua SIM.
La volontaria dovrà chiamare il numero che le è stato fornito,
specificare che è arrivata ad Istanbul e che deve raggiungere la
Siria, sempre indicata con il termine religioso di Al Dawla. Le
verranno fornite le istruzioni del caso. Se più donne arrivano per
la stessa destinazione è raccomandabile evitare di stare in gruppo
per non dare nell’occhio e di comunicare via internet con la SIM
appena acquistata. Il consiglio è quello di non muoversi a gruppi
di più di due o tre persone anche quando si comperano i biglietti
per il volo successivo. Bisogna acquistarli in momenti separati.
Mai viaggiare con un biglietto cumulativo.
Arrivate a destinazione nel nuovo aeroporto, mostratevi fredde con
la Polizia perché non siete altro che turiste. Contattate il
numero che vi è stato dato, confermate il vostro arrivo e
attendete ulteriori istruzioni che, generalmente, sono quelle di
recarsi in un hotel. Prendete quindi un taxi: fate attenzione che
sia un vero taxi con l'insegna e non un abusivo. Se l’arrivo
avviene di notte e non ci sono tassì bisogna ricontattare il
numero siriano fornito e richiedere che qualcuno di fiducia, di
cui vi verrà detto il nome, venga a prelevarvi.
In aeroporto vi potrebbero anche essere delle persone che vi
importunano. Non hanno prove che voi stiate facendo l’hijrah.
Hanno già visto centinaia di persone effettuare lo stesso
percorso. Se qualcuno vi offre un passaggio verso il confine,
rifiutate, ignoratelo senza richiamare l’attenzione. Andate in
hotel e aspettate ulteriori istruzioni. Se vi dicono di aspettare
per una telefonata, aspettate. Il commento a margine è abbastanza
eloquente: “Ascolta e obbedisci”.
Se c’è da aspettare anche uno o due giorni, non farsi prendere
dall’impazienza e tenere sempre il telefonino, ben carico, a
portata di mano. Se ci si accorge di non essere stata prelevata o
se si trova sul telefonino una chiamata persa, non c’è da
preoccuparsi, richiameranno. Se colui che viene a prelevarti col
taxi è sbarbato o fuma, non ci si deve preoccupare. E’ meglio non
muoversi dall’albergo, ma se ciò è necessario è bene darne subito
comunicazione in Siria. Un avvertimento ripetuto più volte:
attenersi alle istruzioni, non farsi prendere dalla paranoia se ci
sono dei ritardi.
Il costo del taxi sarà di circa 50 dollari e porterà sorella su
strade non asfaltate e magari buie fino ad una casa di un
simpatizzante dell’ISIS dove potrà incontrare altre donne o essere
da sola. Una volta arrivata avrà a disposizione alloggi per sole
donne e le verranno forniti cibo e bevande fino al momento
dell’attraversamento del confine. Nella casa potrà anche chiudersi
da sola nella stanza per avere maggiore privacy.
A quel punto le verranno fornite le istruzioni per
l’attraversamento del confine, generalmente di notte o all’alba.
Ci sarà un preavviso di pochi minuti e poi potrebbe capitare di
dover aspettare un po’ per la presenza delle pattuglie della
polizia confinaria turca. Il bagaglio verrà lasciato nella casa e
per questo la volontaria dovrà portarsi dietro le cose di maggior
valore. Questo perché, specifica il manuale, coloro che forniscono
l'alloggio sono dei simpatizzanti e non dei combattenti islamici e
potrebbero rovistare o rubare dal bagaglio lasciato incustodito.
Tanto per sottolineare che quelli dell’ISIS non rubano.
Al momento giusto avverrà quindi il tanto agognato attraversamento
del confine: sarà solitamente di corsa (quindi abiti e scarpe
comode) e se ci sono bambini ci sarà qualcuno che li aiuterà.
Viene suggerito di portarsi dietro un altro vestito (quelli lunghi
arabi detti “abaya”) perché nell’attraversamento del confine è
possibile dover strisciare sotto il filo spinato e quindi essere
costretta a cambiarsi per non scoprire la “awrah”. Il termine
significa “parti intime”, ovviamente nell'accezione più o meno
estesa che l’Islam dà del termine a seconda delle diverse
interpretazioni.
Una volta raggiunta la al Dawla il manuale si concede una visione
romantica dell’arrivo: consiglia di respirare profondamente l’aria
fresca, quella della “Shariah”.
Dall’altra parte del confine ci sarà chi trasporterà le donne ad
una “Madhafah”, una casa per gli ospiti dedicata al gentil sesso.
Se la volontaria è sposata ed il marito è in addestramento con
l’ISIS resterà nella casa fino a quando il marito non verrà a
prelevarla. Se la sorella, invece, non è sposata, verrà trasferita
in una casa per single a Raqqa insieme ad altre aspiranti
jihadiste. Se la donna intende sposarsi dovrà fare domanda, mentre
se invece vuole rimanere single ha il diritto di farlo.
Infine ci sono varie istruzioni di carattere amministrativo: il
bagaglio può essere portato alla madhafah degli uomini e, se non
viene richiesto, da lì può essere trasferito all’ufficio di
confine di Raqqa.

Altre disposizioni generali
Il manuale mostra come è fatto un visto rilasciato all’aeroporto
in Turchia. Ribadisce che bisogna mettere come scopo del viaggio
“turismo” e non, nonostante figuri tra le opzioni, “Fare la jihad
in Siria”. Il documento ricorda che se il volontario marcasse
questo come scopo del suo viaggio finirebbe in galera. Alcune
delle istruzioni appaiono così elementari da far ritenere che
l’aspirante volontario medio sia un personaggio sprovveduto o non
acculturato. E’ probabile che il livello degli aspiranti jihadisti
sia talmente basso da consigliare questo genere di avvertenze o di
reiterarle spesso.
Sempre in aeroporto ecco ulteriori raccomandazioni: evitate di
farvi vedere nervoso. Stringere i pugni, respirare in maniera
affannata, sudare freddo e mancanza di contatto con lo sguardo
possono essere interpretati come elementi di nervosismo da
funzionari di sicurezza addestrati.
Le storie emblematiche
Il manuale riporta diverse storie di “successo” per chi decide di
effettuare l’hijrah.
C'è il caso di un volontario convertito inglese che, nonostante
sia stato arrestato e rilasciato su cauzione nel Regno Unito,
ancora prima di dover consegnare il proprio passaporto è scappato
con la moglie e quattro figli dall’Inghilterra, via Francia e
Turchia per poi comparire a Raqqa.
Vi sono poi i viaggi alquanto avventurosi di alcuni sauditi,
scappati in Yemen, dallo Yemen in barca fino in Sudan, dal Sudan
in Egitto, dall’Egitto in Libia, dalla Libia in nave fino alla
Turchia e finalmente in Siria. Un'epopea raccontata con molti
dettagli, dai prezzi pagati, alla corruzione di guardie e milizie
ecc., e disponibile su Twitter.
Ma le storie riportate sono tante e tutte molto positive. Viene di
volta in volta evidenziato il richiamo religioso, la
determinazione a trovare i soldi per finanziare il viaggio,
l’aiuto di amici, le motivazioni, le difficoltà superate nei
contatti o nell’attraversamento del confine (talvolta con la
corruzione o l’indifferenza dei soldati turchi), la diffidenza nel
contattare persone mai viste, la presenza di spie e polizia, le
richieste esose di soldi da facilitatori o contrabbandieri.
Da una storia raccontata da una donna emerge un arresto da parte
della polizia turca, il decreto di espulsione, l’intervento di un
avvocato pagato dall’ISIS, il rilascio e l’attraversamento del
confine in un punto controllato dal Free Syrian Army. Ecco allora
la necessità di ritornare nuovamente in Turchia e di
riattraversare il confine in un punto controllato dall’ISIS.
Il manuale termina con un'ultima storia, quella di un “shaheed”,
di un martire, un americano. Il ragazzo si è fatto saltare per
aria ed ha ucciso 30 soldati “apostati” siriani. L’ultimo
messaggio che il manuale vuole lanciare è che lui è stato sincero
con Allah e Allah lo è stato con lui.

Commento
Le disposizioni date e le raccomandazioni su come comportarsi
rendono alquanto chiaro quale sia il percorso che gli aspiranti
volontari islamici devono effettuare per raggiungere la Siria. Il
fatto che molti necessitino di continui suggerimenti è un segnale
della loro personale inadeguatezza. Fra le righe emergono anche
altre verità: i problemi di elettricità nel territorio del
califfato, la corruzione e, soprattutto, la silenziosa connivenza
della polizia turca, la rete di contatti e case sicure in cui i
volontari vengono immessi sul territorio turco. E sotto questo
aspetto è gente che visivamente non può essere accostata ad un
religioso.
Emergono dall'opuscolo anche i cattivi rapporti tra il Free Syrian
Army e l’ISIS, nonché la diffidenza/concorrenza con il Jabhat al
Nusra. L’ISIS tende a distinguersi da Al Qaeda, come se questo
tipo di associazione avesse una connotazione negativa. Dai
reiterati suggerimenti e raccomandazioni viene fuori soprattutto
l’esigenza, per i volontari, di non dare nell’occhio, di non dare
segni di nervosismo, di eludere domande imbarazzanti, di non farsi
prendere dal panico.
Tuttavia, l’idea di farsi passare per turisti avendo nello zaino
un binocolo, equipaggiamenti per combattere il freddo o scarpe
pesanti contraddice nei fatti la copertura di un turista che,
guarda caso, si reca proprio nei pressi del confine siriano. E
quindi, volendo, non riuscirebbe difficile per i Servizi di
Sicurezza turchi individuare, fermare o respingere i volontari
jihadisti. Evidentemente è nella politica delle autorità turche
far finta di niente. Una risposta a questo atteggiamento appare
marginalmente anche nel manuale quando si fa cenno al fatto che i
turchi hanno paura di subire attentati sul proprio territorio.
La deduzione più importante è che se la Turchia decidesse di
bloccare ogni traffico umano, finanziario o logistico con il
confine siriano, l’ISIS avrebbe serie difficoltà a sopravvivere.
C’è inoltre la questione relativa all’utilizzo di internet ed alla
modalità con cui viaggiano le comunicazioni, le indicazioni, i
consigli, il modus operandi ed altro tra i jihadisti. E non è
forse un caso che l’agenzia europea di polizia, l'Europol, abbia
deciso dal primo luglio di istituire una squadra dedicata
all’individuazione delle reti e dei contatti che operano online a
favore dell’ISIS. Ci sarebbero in funzione oggi circa 50.000
account (a cui aggiungere circa 90.000 profili Twitter), sui quali
transitano giornalmente 100.000 messaggi.
Uno dei punti di forza dell’ISIS è l'aver saputo abbinare ad una
visione arcaica e storicamente primordiale della società islamica
, lo sfruttamento delle migliori tecnologie di comunicazione a
disposizione.