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L'INCOGNITA DELLA JIHAD PALESTINESE

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La Jihad Islamica Palestinese (JIP) e' una delle formazioni palestinesi di cui non si parla molto, ma che ha un'importante presenza a Gaza ed un forte estremismo nel combattere lo Stato di Israele. Proprio per questo, il movimento e' inserito nelle black list dei gruppi terroristici dall'Inghilterra (19 novembre 2001), dagli Stati Uniti (27 novembre del 2002) e dall'Unione Europea (21 dicembre 2005).

Come Hamas - e sotto alcuni aspetti ancora peggio di Hamas - la Jihad Islamica finalizza e caratterizza la propria lotta politica e militare contro Israele in chiave religiosa e questa circostanza rende ancora piu' radicali le sue iniziative. Le sue operazioni militari hanno assunto molte volte connotati inequivocabili di atti di terrorismo.

La lotta armata vissuta come jihad, guerra santa, rende la convivenza con l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP - l'organizzazione ombrello che raccoglie la maggioranza dei movimenti palestinesi) molto difficile ed ancora di piu' con l'espressione politica della stessa, l'Autorita' Nazionale Palestinese (ANP). L'OLP e' infatti un assemblea di gruppi laici, in passato piu' vicini al marxismo e con pochi punti di contatto ideologico con l'estremismo islamico.

Sotto questo aspetto, la Jihad Islamica contende ad Hamas la leadership del radicalismo islamico in salsa palestinese e non e' casuale che trovi piu' udienza e proseliti nella Striscia di Gaza collocandosi su posizioni piu' intransigente rispetto al gruppo di Khaled Meshal. Se l'Islam e' strumentalizzato dalle lotte di Hamas in chiave teologica ed ideologica, la Jihad Islamica ne fa un uso piu' politico. Quindi, agli effetti pratici, Hamas pone piu' attenzione agli aspetti sociali, la jihad islamica a quelli militari.

Storicamente la JIP nasce nel 1979 (anche se la ricorrenza della sua nascita viene talvolta datata al 1987 con l'inizio della prima intifada) su sponsorizzazione dei Fratelli Musulmani di Egitto. Successivamente il loro sostegno passera' ad Hamas, fondata dieci anni piu' tardi da Sheykh Ahmed Yassin sempre su iniziativa della Fratellanza egiziana.

Il motivo per cui i Fratelli Musulmani abbandonano la JIP per Hamas risiede probabilmente nel fatto che il fondatore della Jihad Islamica, Fathi Shaqaqi, si era convertito allo sciismo e questo costituiva, per un gruppo ortodosso di matrice sunnita come la Fratellanza, un grosso problema. Shaqaqi si era convertito nell'infatuazione del momento storico: l'avvento di Khomeini a Teheran era visto come un evento emblematico della lotta - in chiave islamica - per la liberazione dei popoli. Ed era un po' quello che Fathi Shaqaqi politicamente perseguiva : una lotta di liberazione contro l'usurpatore (sostituiva lo Shah con Israele) e per una leadership teocratica in Palestina. Inoltre le idee di Shaqaqi non si uniformavano molto con quelle dei Fratelli Musulmani. Lui privilegiava un approccio militare ai suoi intendimenti politici, gli altri perseguivano obiettivi politici con limitato ricorso a iniziative militari. Quest'ultimo era considerato da Fathi un approccio troppo moderato.

Fathi Shaqaqi nasce a Gaza nel 1951 quando la Striscia era ancora sotto controllo egiziano. Non e' caso quindi che il maggior radicamento di questa formazione sia a Gaza anziche' in Cisgiordania. Laureato in Matematica presso l'universita' di Bir Zeit in Cisgiordania, Shaqaqi consegue un'altra laurea in Medicina in Egitto e questo lo mette in contatto con il mondo dei Fratelli Musulmani che hanno una forte presenza di medici nelle proprie fila per svolgere attivita' di assistenza sociale.

Dopo l'uccisione di Anwar Sadat nel 1981, Fathi Shaqaqi ed altri vertici del suo gruppo sono espulsi e riportati a Gaza. Shaqaqi svolge la professione medica a Gerusalemme e questo lo porta subito all'attenzione delle forze di sicurezza israeliane. Nel 1983 e' condannato ad un anno di carcere per attivita' sovversiva, nel 1986 riceve altri 3 anni di condanna. Nell'agosto del 1988 durante la prima intifada gli israeliani lo deportano in Libano. Shaqaqi entra cosi' in contatto anche con gli Hezbollah, che poi diventeranno storicamente uno dei maggiori sostenitori della JIP, nonche' con la dirigenza teocratica di Tehran attraverso le ambasciate iraniane di Beirut e Damasco.

Nel 1989 Fathi Shaqaqi si posiziona nel campo profughi palestinese di Yarmouk (il piu' grande in Medio Oriente con 150.000 abitanti) nei pressi di Damasco ed entra cosi' nelle grazie del regime di Assad che appoggiava con ampio dispendio di risorse tutte quelle fazioni palestinesi che combattevano Israele.

L'opposizione agli accordi di Oslo tra Israele e OLP del 1993 si concretizza sul piano politico con la coalizione fra il JIP ed altre fazioni palestinesi radicali di stanza a Damasco (compresa Hamas) e, sul piano militare, con una serie di attacchi suicidi, autobombe in Israele, operazioni militari congiunte con gli Hezbollah. Da quel momento in poi Shaqaqi rappresenta uno dei maggiori pericoli per lo Stato di Israele e, come e' spesso accaduto nella lotta contro il terrorismo palestinese, il personaggio diventa obiettivo delle operazioni del Mossad.

Il 26 ottobre 1995 Fathi Shaqaqi si trova a Malta sotto falso nome, isola dove spesso si recava come tappa intermedia nei suoi spostamenti tra i Paesi del Medio Oriente e del nord Africa. Fathi e' in transito per andare in Libia, Gheddafi gli ha promesso sostegno finanziario. Mentre rientra in albergo Shaqaqi viene avvicinato da una moto ed ammazzato a colpi di pistola munita di silenziatore. Gli assassini poi abbandonano la moto, salgono sull'auto di un terzo complice e giunti in un porticciolo dell'isola spariscono via mare.

La morte del leader della Jihad Islamica determina un impatto negativo sulle capacita' del gruppo essendo il suo carisma non facilmente sostituibile. Lo rimpiazza un altro co-fondatore della JIP, Abdullah Ramadan Shallah, noto anche con il nome di Ramadan Abdullah Mohamed Shallah. Anche lui originario di Gaza e con un dottorato in Economia acquisito in una universita' inglese (Durham University) da dove gia' svolgeva attivita' di proselitismo e coordinamento. Shallah aveva vissuto anche temporaneamente, dal 1990 al 1995, a Tampa in Florida lavorando presso la University of South Florida. Nel contempo guidava una organizzazione denominata "Islamic Committee for Palestine", nonche' un altro organismo "World Islam and Studies Enterprise". Entrambe queste strutture erano dedicate al reclutamento, indottrinamento e contatti tra terroristi.


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Abdullah Mohamed Shallah

Shallah e' considerato un personaggio con meno carisma rispetto al suo predecessore ed il suo avvento alla guida dell'organizzazione determina una diminuzione dei reclutamenti e, conseguentemente, delle operazioni militari. L'attacco alle Torri gemelle del settembre 2001 e il maggior coinvolgimento americano nella lotta contro il terrorismo hanno ulteriormente limitato le capacita' operative della Jihad.

Abdullah Ramadan Shallah e' tuttora sulla lista dei ricercati del Dipartimento di Stato americano (dal 27 novembre 1995) e da parte dell'FBI (dal 24 febbraio 2006) sia per terrorismo e cospirazione che per altri reati correlati (estorsione, riciclaggio, assassinio, attentati, corruzione) con una taglia di 5 milioni di dollari per reati legati al suo soggiorno a Tampa.

LA POSIZIONE POLITICA

L'attuale posizione politica della Jihad Islamica e' caratterizzata da un lato dal riavvicinamento all'OLP (sono recenti i contatti per rientrare nell'organizzazione) e dall'altro da una opposizione intransigente verso l'ANP, guidata dal maggior leader dell'OLP. Quella che può apparire come una contraddizione nella realta' e' frutto di un calcolo politico e di un calcolo elettorale. Dal punto di vista politico l'ANP, agli occhi della Jihad Islamica, rappresenta un governo che dialoga con Israele e quindi continuatore di quegli accordi di Oslo osteggiati dall'organizzazione. Lo stesso dicasi per il Consiglio Legislativo Palestinese (alias Parlamento) di cui l'ANP e' la diramazione governativa.

Dall'altro c'e' anche la consapevolezza che la Jihad e' un movimento militarmente forte, ma senza un significativo seguito elettorale (salvo una modesta adesione tra la popolazione di Gaza, Jenin ed Hebron) e non può competere con le altre formazioni islamiche o laiche nelle elezioni di un Parlamento palestinese. Sarebbe quindi un suicidio politico mettersi a competere con gli altri. Anche se - bisogna dire - le accresciute capacita' militari della Jihad Islamica Palestinese hanno portato molta popolarita' all'organizzazione. Tuttavia, il suo peso elettorale a Gaza e' stimato sull'ordine del 4% dell'intero corpo votante (circa 900.000 elettori). Ed e' questo uno dei motivi per cui l'organizzazione non ha partecipato alle elezioni parlamentari del 2006 vinte da Hamas.

La questione del peso elettorale non si pone rispetto al rientro nell'OLP perche' in questo caso si accede all'organismo solo in minima parte con elezioni (alle quali comunque la Jihad ha gia' ufficializzato la propria intenzione di partecipare). Infatti in alcuni Paesi (Giordania, Siria e Libano) si accede al Consiglio Nazionale Palestinese (CNP, Munazzamat al Tharir al Filistiniyah) su designazione (o meglio per quota) e non su base elettiva. Rientrando nell'OLP non si accettano automaticamente gli accordi di Oslo anche se vi e' un'automatica osmosi di personale tra ANP e CNP. Quindi piu' che una chiara linea politica, quella del JIP appare un sotterfugio per non restare isolata pur preservando gli interessi e le istanze iraniane che prediligono un movimento ideologicamente puro e non contaminato da accordi o negoziati con Israele. La decisione di entrare nell'OLP e' stata raggiunta a maggioranza e non all'unanimita' all'interno del JIP.

Nel 2011 l'OLP ha costituito un nuovo organismo, il "Comitato temporaneo di Guida" (o della leadership) con lo scopo di riformare la struttura dell'organizzazione per consentirne l'ingresso anche a quelle fazioni che non riconoscono Israele (come Hamas e Jihad Islamica). Allo stato attuale entrambe queste fazioni sono rappresentate nel Comitato.

La sostanziale forza militare a fronte di una scarsa forza politica pone la Jihad Islamica di fronte alla necessita' di alimentare lo scontro con Israele per esercitare il ruolo che meglio gli si attaglia. Se ci fosse pace e dialogo, Shallal e i suoi adepti non avrebbero nessun peso contrattuale.

E qui si pone un ulteriore evento che la Jihad deve fronteggiare: la riconferma ai vertici di Hamas di Khaled Meshal. Questo vorrebbe dire che nella formazione islamica concorrente a Gaza sta prevalendo una dirigenza dialogante (quindi favorevole a due Stati nella regione), anziche' una componente radicale (quella dell'eliminazione di Israele) che poteva trovare parziale sponda nel leader Ismail Haniyeh. Se Hamas si riconciliasse con l'ANP questo favorirebbe il processo di pace e la partecipazione alle prossime elezioni palestinesi.

Le ripercussioni sulla JIP potrebbero essere determinanti. Avrebbe la Jihad ancora tutta la considerazione e liberta' di manovra che sinora Hamas gli ha consentito a Gaza? La linea politica della JIP e' interamente di marca radicale: no all'occupazione da parte di Israele della Palestina (quindi opposizione all'esistenza dello Stato di Israele), no al processo di pace e a chi lo porta avanti (leggasi ANP), si' ad uno Stato islamico in Palestina, si' alla lotta armata. Mentre sul lato di Hamas c'e' adesso una nuova linea politica: si' ad uno Stato palestinese nei confini del 1967, si' alla rivolta popolare (e meno ricorso alla lotta armata), si' al tentativo di cancellare Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche accreditandola come forza politica e negoziale, si' all'inclusione nell'OLP.

Dietro Meshal ci sono i soldi del Qatar, gli interessi sunniti, i Fratelli Musulmani egiziani e la nuova politica di Morsi, un mondo ostile all'Iran che oggi e' il maggiore ed unico sponsor della Jihad Islamica Palestinese.

E qui si inserisce il calcolo politico di Ramadan Shallal: e' meglio rientrare nell'orbita palestinese che restare isolati sia a Gaza che in Cisgiordania.

LA FORZA MILITARE

Come abbiamo detto, tutto il potere contrattuale della Jihad Islamica risiede nella sua forza militare. L'ala militare del movimento e' rappresentata dalle Brigate Al Quds (Brigate Gerusalemme) anche se, a differenza di altre formazioni, la distinzione tra la branca politica e quella militare e' molto vaga.

La sua forza e' stimata intorno a 1000/1500 uomini(l'organizzazione ne millanta molti di piu') che operano in cellule segrete isolate (anche per sfuggire alle rappresaglie israeliane) che rispondono ad un comando regionale che prende ordini dalla leadership politica.

Dopo aver combattuto e subito perdite negli scontri con Israele nel 2008-2009, la capacita' militare delle Brigate Al Quds e' fortemente migliorata grazie al supporto (leggasi fornitura di armi, logistica ed addestramento) siriano, ma soprattutto iraniano. L'Iran provvede anche al sostegno delle famiglie dei detenuti e fornisce assistenza sanitaria ai membri della Jihad.

L'aumentata forza militare dell'organizzazione e' venuta alla luce durante gli scontri del novembre 2012 (iniziati il 14 novembre nell'ambito dell'operazione israeliana "Pillar of Defence") quando le Brigate Al Quds hanno lanciato su Israele oltre 900 razzi forniti in stragrande maggioranza dall'Iran (Fajr 5 e Grad) e contrabbandati a Gaza dagli Hezbollah (oltre ad una minima quota prodotta in modo autoctono nelle officine di Gaza da quando l'Egitto ha incominciato a colpire i tunnel di rifornimento dal Sinai). Razzi come il Fajr hanno una gittata di tutto rispetto (colpisce a circa 75 km e Tel Aviv - dato importante - si trova a circa 71 km dalla Striscia) e una testata esplosiva particolarmente potente. Questa circostanza ha costretto la Difesa Civile di Tel Aviv ad addestrare la popolazione per questa emergenza.

Il fatto stesso che la JIP abbia potuto fare arrivare questi razzi a Gaza e li abbia poi immagazzinati senza che Israele potesse individuarli e distruggerli da' un'idea della capacita' militare dell'organizzazione e della sua impermeabilita' alle infiltrazioni dei nemici (il che significa efficienza).

Un altro aspetto scarsamente propagandato, ma che ha preoccupato molto Israele e' stata la capacita' degli uomini della Jihad Islamica di introdursi in una parte del sistema telefonico israeliano mandando messaggi di minaccia alla popolazione civile. Una capacita' cyber elettronica, anche questa probabilmente acquisita dagli Hezbollah (che hanno un centro elettronico molto efficiente a Beirut), che domani potrebbe creare ulteriori problemi a Tel Aviv.

Oggi nella competizione che comunque esiste tra l'ala militare di Hamas, costituita dalle Brigate Ezzedin al Qassem, e quella della Jihad islamica, con le Brigate Al Quds, queste ultime hanno attualmente un ruolo preminente (difficilmente sul terreno le due brigate collaborano nelle rispettive operazioni militari). Inoltre, la recente uccisione (14 novembre 2012) del capo dell'ala militare di Hamas, Ahmad Jaabari, ha ulteriormente accentuato questa diversita' operativa.

I RAPPORTI CON L'IRAN

L'Iran e' stato a lungo uno dei Paesi che piu' ha sostenuto Hamas fin dai tempi della rivoluzione di Khomeini nel 1979, ma a seguito della crisi siriana le strade e gli interessi tra l'organizzazione di Khaled Meshal e Teheran si sono divaricati. A parte il fatto che sia Meshal che Ramadan Shallal sono stati costretti a lasciare Damasco lo scorso anno per problemi di incolumita', gli interessi di Hamas sono concentrati sull'appoggio ai Fratelli Musulmani siriani che combattono Assad in sintonia con le monarchie del Golfo (soprattutto il Qatar dove Meshal soggiorna spesso pur avendo stabilito il suo quartier generale al Cairo). Inoltre, la recente riconferma di Khaled Meshal ai vertici dell'Ufficio politico del Movimento, a scapito dello sconfitto Haniyeh, quest'ultimo favorevole ad un rapporto stretto con l'Iran ed ad un atteggiamento piu' intransigente, pone oggettive difficolta' ad una stretta cooperazione con Teheran.

Per la Jihad Islamica, invece, che ha mantenuto un atteggiamento neutrale sulla crisi siriana (etichettandolo come un fatto interno al Paese, mentre altre fazioni come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina - Comando Generale di Ahmed Jibril hanno deciso di combattere a fianco delle truppe di Assad) l'evento ha costituito un rafforzamento dei legami con la teocrazia iraniana, se non altro per il fatto di essere adesso l'unico interlocutore della controparte nel mondo palestinese. Ovviamente, rafforzandosi i legami con l'Iran si sono rafforzati anche i legami con gli Hezbollah libanesi con cui esiste una specie di coordinamento militare nella lotta contro Israele. Ed anche in questo c'e' una latente contraddizione perche' gli Hezbollah combattono a fianco di Assad. Da parte di Hamas, invece, dopo l'uscita di Meshal da Damasco, arrivano notizie che membri dell'organizzazione stiano assistendo ed addestrando i ribelli.

Esiste poi un rapporto interpersonale di amicizia tra Ramadan Shallah ed il Presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che rende il sostegno iraniano alla causa della Jihad Islamica Palestinese sostanzioso anche sul piano finanziario.

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Khaled Meshal

LE PROSPETTIVE

Attualmente ai vertici della Jihad Islamica c'e' Ramandan Shallal nel ruolo di Segretario Generale dell'organizzazione alla guida (per gli aspetti politici) del Supremo Consiglio Consultivo (Shura) che da Damasco si e' spostato adesso a Teheran (ci sono uffici dell'organizzazione anche a Khartoum e Beitut). Affianco di questo organismo opera per gli aspetti militari un Consiglio Consultivo della Jihad. A Gaza il movimento e' guidato da Khader Habib e nei Territori Occupati da Raed Salah, alias "Abu Shakra", arrestato piu' volte dagli israeliani e oggetto di un fermo (e poi rilascio) in Inghilterra nel 2011. Altri esponenti della Jihad si trovano nelle galere israeliane. La Jihad e' ritenuta responsabile di alcuni scioperi della fame che periodicamente vengono organizzati nei centri di detenzione ebraici. Uno dei personaggi piu' famosi e' stato Khader Adnan, membro della Jihad che aveva intrapreso uno sciopero della fame di 66 giorni (uno dei piu' lunghi nella storia palestinese) nel 2012 prima di essere rilasciato.

In passato, soprattutto a partire dal 1989, l'attivita' operativa della Jihad islamica e' stata caratterizzata da attacchi suicidi e autobombe contro la popolazione civile fino ad arrivare, in una lunga striscia di sangue, fino al 2007. Dopo la JIP ha preso piu' le caratteristiche operative di una forza militare anche perche' la costruzione da parte israeliana di muri e reticolati lungo la Striscia di Gaza ed in Cisgiordania hanno reso difficili le operazioni di guerriglia e le infiltrazioni.

Ultimamente l'organizzazione ha reso ufficiale il suo rispetto del cessate il fuoco con Israele salvo - ovviamente - il diritto alla risposta senza eventuali consultazioni con Hamas. Questo tanto per ribadire la propria autonomia. L'attestarsi della JIP su posizioni piu' oltranziste rispetto ad Hamas fornisce ampio spazio politico alla Jihad nel fagocitare le formazioni piu' radicali del mondo palestinese.

Nel panorama palestinese proliferano molte formazioni islamiche sia in Cisgiordania, ma soprattutto a Gaza. Talvolta si dedicano all'opposizione politica ad Hamas, ma molte volte perseguono anche attivita' terroristiche non sempre mirate alla lotta contro Israele. Questa proliferazione e' favorita da un ambiente politico fortemente islamizzato, ma non sufficientemente regolato dagli insegnamenti degli imam , da condizioni economiche particolarmente difficili, dal vivere sotto il costante incubo di una ritorsione militare israeliana. Molte di queste formazioni radicali sono gruppuscoli fuoriusciti da Hamas o da Fatah proprio per le loro posizioni estremiste e questo facilita' la vicinanza con la Jihad Islamica. E questo offre, purtroppo, anche spazio ad infiltrazioni da parte degli affiliati di Al Qaeda.

Le sigle ed i nomi sono tanti: "L'esercito dell'Umma", "Gruppo Zarqawi per la Palestina" ( dal nome del terrorista affiliato ad Al Qaeda ucciso in Iraq), "Al Tawhid wal Jihad" (alias "Unicita' e Jihad" emerso nel 2008 con una dichiarata di affiliazione ad Al Qaeda), "Fatah al Islam", "Jund Ansar Allah" ( alias "L'esercito dei sostenitori di Allah" creato nel 2008 in contrapposizione all'emergere di una corrente moderata nelle linee politiche di Hamas), "Jaysh al Islam" (alias "l'Esercito di Allah", anch'esso costola secessionista di Hamas per motivi teologici ed auto-dichiaratosi fedele ad Al Qaeda), "Ansar al Sunna" (alias "I sostenitori della teologia islamica"), il "Comitato Muhajeddin Shura" ("Consiglio Consultivo dei combattenti islamici" che ultimamente ha lanciato razzi contro Israele), il "Comitato di Resistenza Popolare" (una specie di comitato militare di coordinamento tra varie fazioni), le "Brigate della spada della verita'", "Jaysh Al Qaida" ("l'Esercito di Al Qaeda" guidata da un estremista Abu Sahib al Maqdissi). E la lista potrebbe continuare ancora.

La proliferazione degli estremisti e' il frutto di una islamizzazione strisciante della societa' palestinese (in passato prevalentemente laica) abbinato ad una radicalismo delle posizioni politiche che poi si ammantano di significati o giustificazioni religiose. Ed e' in questo brodo di cultura che adesso si muove la Jihad Islamica Palestinese.

L'attuale prestigio di cui gode la JIP può essere un elemento congiunturale se il problema palestinese trovera' una soluzione negoziata equa. Altrimenti, il gruppo potra' diventare un elemento di riferimento qualora il ricorso alla violenza e alla lotta armata ritornasse ad essere lo strumento delle rivendicazioni palestinesi.

E se questa seconda circostanza si avverera', continuera' quella lunga lista di leader e militanti che hanno seguito la sorte di Shaqaqi, morto ammazzato per mano di Israele, come: Abu Walid Dahdouh, Louai Saadi, Mahmoud Tawalbe Mahmoud al Majzoub, Thamer Khuweir, Husain Jaradat, Ayman al Fayed, Khaled Shahan...