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IL SISTEMA DI SICUREZZA DEL KUWAIT


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Il Kuwait è un piccolo stato che, da sempre, ha due pericoli con cui confrontarsi. Il primo è la vicinanza con due grosse nazioni – Iraq e Arabia Saudita – che hanno sempre avuto, in modo più o meno evidente, velleità di conquista sul piccolo emirato. L'invasione del 2 agosto 1990 da parte delle truppe di Saddam Hussein è stato uno degli ultimi esempi. Ma in un passato più remoto anche i sauditi avevano fatto altrettanto. Non avendo forze militari in grado di confrontarsi con questo tipo di minaccia, il Kuwait deve necessariamente appoggiarsi alla forza e collaborazione di altri Paesi più potenti, in questo caso Stati Uniti, Francia e Inghilterra. Per collaborazione si intende soprattutto una collaborazione nel campo dell’intelligence. La seconda minaccia è invece interna e di carattere demografico: su una popolazione di circa 4,4 milioni di abitanti, il 70% sono immigrati, soprattutto egiziani e indiani.

I due pericoli – interno ed esterno – hanno costretto l'Emirato a dotarsi di un adeguato apparato di sicurezza che ne garantisca la sopravvivenza. Questo risponde del suo operato direttamente all'emiro che è il primo ed unico responsabile della sicurezza dello Stato. Ogni decisione in questo campo necessita infatti della sua approvazione.

Nella catena di comando, sotto l'emiro opera il primo ministro che è anche membro del Consiglio Supremo della Difesa. Da lui discendono le tre maggiori strutture che si dedicano a garantire la sicurezza dello Stato:

• la Guardia Nazionale, che ha un proprio Servizio informativo;
• il Ministero della Difesa, anch’esso dotato di un proprio Servizio Informativo dedicato alle informazioni militari;
• il Ministero dell’Interno, al cui interno opera il Kuwait Security Service che poi, tra tutte le strutture intelligence dell’emirato, è la più importante.

Le Forze Armate kuwaitiane contano oggi su circa 17.000 uomini.

Il Consiglio Supremo della Difesa

E’ generalmente presieduto dal Principe ereditario, affiancato dal Primo Ministro. Vi partecipano il Ministro della Difesa, il Ministro dell’Interno, quello degli esteri, i titolari di dicasteri economici, il responsabile della Guardia Nazionale, i capi dei vari Servizi, il Comandante delle Forze Armate ed ovviamente il Presidente ed il vice Presidente dell’Apparato di Sicurezza Nazionale. A seconda delle esigenze, partecipano anche altri Ministri ed alti funzionari dello Stato. Tutte le questioni più importanti, afferenti la sicurezza nazionale, vengono discusse all’interno di questo organismo.

Struttura e funzioni del Kuwait Security Service


Come detto, il Servizio opera sotto l’egida del Ministro dell’Interno. Il capo del Servizio ha il rango di sottosegretario, con una funzione quindi più politica che operativa. Sotto di lui vi è il Direttore Generale, nei fatti il vero capo operativo del Servizio.

Segue una struttura articolata in Dipartimenti di cui alcuni (Personale e Logistica) si dedicano alle attività funzionali del Servizio, mentre altri (Operativo, Investigativo, Internazionale, Nazionale) si dedicano alla vera attività operativa sia in patria che all’estero. Il Kuwait Security Service è anche l’organismo che mantiene i contatti con gli altri Servizi stranieri tramite un Ufficio per le Relazioni Esterne.

Nella sua proiezione verso l’estero, il Servizio svolge attività di spionaggio concentrate su quelle aree geografiche limitrofe da cui può provenire una potenziale minaccia. Nel caso specifico Iran e Iraq. Sul piano interno il Servizio svolge invece funzioni di controspionaggio e, soprattutto, attività di controllo sulle comunità straniere presenti nel Paese. Si avvale, per questa incombenza, di vari centri dislocati all’interno del Paese, compresi ai valichi confinari e negli aeroporti. Il Dipartimento investigativo si affianca quindi alla polizia nei controlli di sicurezza.


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L'emiro Sabah al-Ahmad al-Jebir al-Sabah e i suoi predecessori


Il controllo del Paese


I gangli dello Stato kuwaitiano sono sotto il diretto controllo dei membri della famiglia reale dei Sabah. Questa specificità garantisce maggiormente il sistema di sicurezza nazionale. Pur essendo ricorrenti i contrasti tra i vari rami della famiglia reale per la successione al trono, soprattutto tra i Jaber ed i Salem, i pericoli a cui è sottoposta la sopravvivenza del regime tengono uniti i membri della Corte reale.

Oggi al fianco dell’emiro Sabah al-Ahmad al-Jabir Al Sabah, che è anche Comandante supremo delle Forze Armate, ci sono il Principe ereditario Nawaf al-Ahmad Al Sabah, il Primo Ministro Jabir al-Mubarak Al Sabah, il Ministro degli Esteri Sabah al-Khalid al-Hamad Al Sabah, il Ministro dell’Interno Khalid al-Jarrah Al Sabah, il Ministro della Difesa Sheikh Nasser Sabah Al Ahmad Al Sabah (figlio maggiore dell’emiro). Appartiene alla famiglia reale anche il responsabile dell’Apparato della Sicurezza Nazionale, lo Sheikh Thamer Ali Sabah Al-Salem Al-Sabah.

La protezione americana

Dopo la prima Guerra del Golfo, gli Stati Uniti hanno firmato con il Kuwait un Accordo di Cooperazione di Difesa che prevede una serie di misure: esercitazioni militari congiunte (a cui partecipano annualmente anche gli eserciti degli altri Paesi del Gulf Cooperation Council), addestramenti delle Forze Armate, vendita di armi, pre-posizionamento di equipaggiamenti ed armamenti americani sul suolo del Kuwait, l’accesso ed utilizzo delle installazioni militari dell’Emirato anche da parte dei soldati americani che godono della extraterritorialità in eventuali questioni giudiziarie.

L’Emirato ospita in forma permanente sul proprio territorio circa 13.000 soldati americani, circa un terzo del contingente americano nel Golfo (composto di 35.000 uomini), distribuiti in varie basi terrestri, aeree, navali. Il Quartier Generale delle operazioni contro lo Stato islamico (operazione “Inherent Resolve”) è in Kuwait.

Nel 2004, su decisione del presidente americano George W. Bush, il Kuwait è stato designato come “Principale alleato non-NATO”, una posizione che permette l’accesso ed acquisto di armamenti sofisticati americani, nonché lo sviluppo della cooperazione militare. E proprio la NATO ha aperto un centro regionale nell’emirato nel gennaio 2017. Mentre nel novembre 2017 è stato firmato un accordo di cooperazione militare con la Francia.

La cooperazione con gli Stati Uniti non si limita al settore militare, ma anche all’assistenza e all’addestramento nel campo dell’antiterrorismo e del controllo dei confini con la Guardia Nazionale ed il Ministero dell’Interno. L’ultimo attentato terroristico in Kuwait è avvenuto nel giugno del 2016 quando è stata attaccata una moschea e ci sono state 27 vittime.


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George W Bush con Sabah al-Ahmad al-Jabir Al Sabah


Il problema degli sciiti


Circa il 30 % della popolazione kuwaitiana è di fede sciita. Molti provengono dalla Eastern Province nella vicina Arabia Saudita. La diatriba tra Arabia Saudita e Iran e la presenza di una dirigenza sciita in Iraq hanno visto accrescere il rischio di un contagio della discordia fra sunniti e sciiti anche in Kuwait. Benché la legge bandisca ogni forma di settarismo, la comunità sciita kuwaitiana lamenta velate forme di discriminazione.

Sinora lo scontro religioso è stato evitato da una serie di iniziative moderate da parte delle autorità locali. Non ultima il finanziamento e recente costruzione di una moschea sciita. Gioca a favore della sicurezza anche il fatto che molti cittadini di fede sciita sono presenti nei ranghi militari e negli apparati di sicurezza, nonché in Parlamento.

Una politica moderata


Il sistema istituzionale kuwaitiano non è, almeno secondo i parametri internazionali, democratico. Tuttavia, rispetto a tutti gli altri Paesi della regione, è sicuramente una nazione dove vi è sufficiente spazio per una partecipazione del popolo alla politica.

Nell’Assemblea Nazionale sono presenti anche forze di opposizione, ci sono islamisti, esponenti tribali che appoggiano il regime, leader sciiti, sunniti, esponenti laici e liberali. Questo ha fatto sì che l’impatto delle cosiddette primavere arabe abbia avuto un effetto limitato in Kuwait.

Oltre all’approccio moderato sul piano interno, anche in politica estera il Kuwait tende ad evitare contrasti o tensioni. Nella recente diatriba tra Qatar e Arabia Saudita ha cercato di recitare un ruolo di mediazione. Nell’impegno militare in Yemen ha inviato solo una simbolica presenza navale. Con l’Iran i rapporti sono sufficientemente buoni. Ed altrettanto buoni sono rapporti con la Russia.

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