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LA LIBIA DI GHEDDAFI E LE RENDITIONS ANGLO-AMERICANE



rendition

Nell'autunno del 1995 sale alla ribalta una nuova formazione terroristica nel Nord Africa. E' il Gruppo Islamico Combattente Libico (GICL), in arabo "Al Jama'a al Islamiyah al Muqatilah". Lo scopo dichiarato di questa nuova formazione e' quello di combattere e rovesciare il regime di Muammar Gheddafi cercando di coagulare attorno a se' tutte le opposizioni perseguitate, in patria e all'estero, dal Rais. E' la prima risposta militare alla sistematica eliminazione dei dissidenti perpetrata impunemente in molti Paesi europei da parte dei sicari del regime.

Il Gruppo si costituisce militarmente con ex combattenti libici tornati in patria dopo aver combattuto i sovietici in Afghanistan. Dal punto di vista politico il GICL assorbe molti dissidenti della prima ora, a cui si aggiungono gli aderenti ad una pregressa organizzazione clandestina combattente, quella di Awatha Zuwawi, uno studente di Legge Islamica di Bengazhi a capo della dissidenza in Cirenaica nel 1986, successivamente arrestato ed eliminato nel 1989. Zuwawi era entrato in contatto con Osama bin Laden in Pakistan ed era anche sospettato di avere contatti con la C.I.A. americana.

Il Gruppo Islamico Combattente Libico del 1995 riprende il nome di un omonimo GICL costituito nel 1990 in un'area di confine tra il Pakistan e l'Afghanistan. L'allora capo, Abdul Ghaffar, era stato arrestato in Egitto nel 1993 e poi consegnato ai libici. A quei tempi Gheddafi era gia' sulla lista nera di tutti i Paesi occidentali. Oltre ai dissidenti eliminati all'estero, il regime libico era accusato dell'attentato alla discoteca "La Belle" di Berlino frequentata da soldati americani (5 aprile 1986), della bomba su un volo della Pan Am sui cieli della Scozia (Lockerbie, 21 dicembre 1988), di un'altra bomba sul volo U.T.A. diretto da Brazzaville a N'Djamena poi caduto in Niger (19 dicembre 1989). Quindi il GICL, proprio perche' coinvolto nella lotta contro il dittatore libico, era visto con una certa benevolenza all'estero.

Muammar Gheddafi aveva gia' fronteggiato tentativi di rivolta da parte di dissidenti islamici, soprattutto in Cirenaica, ben prima della comparsa del GICL e aveva sempre usato la mano pesante come nel 1986, dopo un tentativo di assassinio di esponenti governativi, quando tutti e nove i responsabili furono giustiziati. Ma l'arrivo del GICL e le sue conseguenti azioni militari pongono oggettive difficolta' al regime. Lo stesso Gheddafi diventa oggetto di falliti attentati: nel 1996 con un ordigno e grazie all'implicazione di uomini della Guardia presidenziale, nel giugno del 1997 a Boukrine, un agguato il 2 giugno 1998 in cui si salva grazie al sacrifico di una sua amazzone che gli fa da scudo umano.

Chiaramente gli attentati del GICL determinano una forte reazione del regime e questo costringe molti membri del gruppo a scappare nuovamente in Afghanistan dove, dal 1999, l'organizzazione incomincia ad avere i primi contatti con Al Qaeda e, per specifiche esigenze finanziarie, inizia a costituire basi di addestramento per combattenti di altre nazionalita' come sauditi e kuwaitiani. Il gruppo si internazionalizza nei suoi contatti esteri, ma mantiene nel contempo sulla carta (piu' che sul terreno) la bandiera della lotta armata contro il regime libico.

L'invasione americana dell'Afghanistan nel 2001 pone per la prima volta il GICL nella scomoda posizione di non essere piu' considerato una lecita opposizione a Gheddafi, ma una delle tante formazioni terroristiche islamiche. Dopo l'attentato dell'11 Settembre a New York il Gruppo Islamico Combattente Libico e' iscritto nella black list delle Nazioni Unite (6 ottobre 2001) in quanto gruppo affiliato ad Al Qaeda. L'invasione americana costringe il GICL a trovare rifugio in Iran, dove ricostituisce il proprio quartier generale, mentre molti dei suoi membri si disperdono in vari altri paesi (Iraq, Siria, Algeria, Sudan, Pakistan). Tutti questi eventi avvicinano progressivamente il GICL al terrorismo internazionale. Una involuzione va a favore degli interessi contingenti del regime libico ed ha un impatto positivo nei rapporti fra Muammar Gheddafi e gli USA. Entrambi i Paesi, infatti, si trovano, in quel momento storico, sullo stesso fronte nella lotta contro l'estremismo islamico e questo li avvicina sul piano della cooperazione e del dialogo.

Il disgelo e' anche aiutato da alcuni gesti distensivi da parte di Tripoli: un indennizzo di 35 milioni di dollari pagato per le vittime della discoteca "La Belle" per "motivi umanitari" (senza addossarsi responsabilita'), la consegna e il giudizio in Olanda di Abdelbaset Mohamed al Megrahi e Lamin Khalifa Fhimah (il primo condannato a 20 anni di galera ed estradato in Scozia, il secondo prosciolto) entrambi implicati nell'attentato di Lockerbie, l'inizio dei negoziati (finalizzati nel 2003) per un altro indennizzo (2,7 miliardi di dollari) sempre per le vittime di Lockerbie (e questo porta anche all'avvicinamento della Gran Bretagna).

Piano piano, da Paese ostile e dedito al terrorismo di Stato, la Libia diventa uno dei capisaldi nella lotta al terrorismo. E questo processo di redenzione si completa nel 2003 quando la Libia dichiara ufficialmente la sua rinuncia all'acquisizione di armi di distruzione di massa autorizzando ispezioni internazionali ai propri impianti nucleari e di produzione di aggressivi chimici.

A questo punto la collaborazione anti-terrorismo diventa centrale nelle relazioni internazionali di Tripoli, sia per riallineare la Libia su posizioni meno oltranziste, sia per riabilitare la figura di Muammar Gheddafi. E' una delle tante giravolte della storia e della politica del Rais.

Sul fronte opposto, invece, il GICL diventa oggetto di attenzione e persecuzione, non solo da parte della Libia, ma anche dei Paesi occidentali.

In questo nuovo contesto relazionale si sviluppano quelle che vengono definite "extra-ordinary renditions" (parola inglese che nel suo significato pratico si riferisce al trasferimento/consegna in forma "straordinaria", quindi al di fuori delle leggi e prassi internazionali, di terroristi ai Paesi di origine) che vedono cooperare direttamente i Servizi libici (soprattutto l'External Security Service, ESS) con la C.I.A. americana e l'M.I.6 inglese.

musa kusa
Musa Kusa

Uomo di punta di questo dialogo e cooperazione e', da parte libica, Musa Kusa, il quale, in quanto precedentemente accusato di implicazione in attivita' terroristica non era autorizzato ad andare negli Stati Uniti, ma effettua contatti e incontri a Londra con i buoni uffici dei Servizi inglesi.

Nell'ottobre del 2001 l'Assistente del segretario di Stato americano, William Burns, si reca a Londra e si incontra con una delegazione guidata da Musa Kusa. Tra l'altro, il Direttore dell'ESS ha studiato presso la Michigan State University ed e' stato ambasciatore a Londra ed e' quindi sicuramente in grado di interloquire in modo funzionale con le controparti.

Tripoli estende la sua cooperazione anti-terrorismo anche ad altri Paesi arabi come Yemen, Egitto, Algeria e Marocco. Lo scambio di terroristi con Algeri era consuetudine acquisita. Ma nel 2003, intercedendo con il Niger, Tripoli fa estradare ad Algeri uno dei maggiori capi del Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento, Amari Saifi.

Da qual momento in poi la Libia e' autorizzata ad interrogare i detenuti libici di Guantanamo (tra questi Omar Deghayes, scappato dalla Libia nel 1986 dopo che il padre era stato eliminato dal regime). Nel 2004 due personaggi del GICL, Abdullah Sadeq, catturato in Thailandia, e Abu Munder Sadi, catturato a Hong Kong, sono, con la compiacenza dei Servizi locali, prima interrogati dai Servizi americani e poi fatti estradare a Tripoli.

Nell'aprile del 2004 il Presidente americano George W. Bush dichiara pubblicamente che la Libia ha abbandonato il terrorismo. Due mesi dopo, William Burns, questa volta accompagnato dal responsabile dell'anti-terrorismo J. Cofer Black, effettua una visita a Tripoli dando ufficialita' al ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi e visibilita' alla cooperazione anti-terrorismo.

Pochi mesi piu' tardi gli U.S.A. alleggeriscono le sanzioni contro Tripoli, le compagnie petrolifere americane firmano nuovi contratti con la controparte libica e il regime del Rais e' coinvolto in un programma regionale, finanziato da Washington, per la lotta comune contro il terrorismo.

Nell'autunno del 2004 gli Stati Uniti inseriscono il GICL tra le organizzazioni terroristiche e questa circostanza fornisce a Gheddafi innegabili vantaggi nell'eliminazione della minaccia che il Gruppo Islamico Combattente Libico poneva al regime. Anche perche' Gheddafi, piu' che al terrorismo internazionale, era interessato all'opposizione armata al suo regime. Ed in questo contesto si puo' inserire il tentativo libico nel 2001 di piazzare una taglia di 1 milione di dollari per l'arresto di 6 membri del GICL accusati – a detta di Tripoli – di aver fatto arrivare soldi ad Al Qaeda a seguito di una rapina in una banca libica. Un tentativo maldestro per liberarsi di esponenti del Gruppo o di semplici oppositori tra l'altro non implicati in attivita' operativa. Uno di questi era Ash Shamis, fermato ed arrestato su segnalazione libica a Orlando in Florida nel 2002, interrogato dall'FBI e poi rilasciato e fatto ritornare in Gran Bretagna dove viveva da circa 30 anni.

Ma alle "renditions" americane seguono anche le "renditions" inglesi (e se si vuole anche di altri Paesi se si fa cenno al caso italiano di Abu Omar). Di questa prassi concordata tra Tripoli e Londra sono state trovate ampie tracce dai rivoltosi anche negli schedari dell'External Security Service di Tripoli. Ed e' forse questo uno dei motivi per cui Musa Kusa, scappato durante la ribellione, abbia trovato ampia ospitalita' a Londra: un po' per premiare la cooperazione passata, un po' per tenere sotto silenzio questa discutibile pratica di collaborazione extra-legem, meglio dire illegale. Il 10 ottobre del 2005 il GICL e' inserito anche dalle autorita' inglese nella lista delle organizzazioni terroristiche.

sami al saadi
Sami al Saadi

Sami al Saadi, noto col nome di battaglia di Abu Munthir, nel 2004 fugge in Cina con moglie e 4 figli e chiede asilo in Inghilterra. Con un'operazione congiunta anglo-libica, ovviamente a diretta conoscenza ed interesse dalla C.I.A., da Hong Kong e' estradato prima nelle Maldive e poi trasferito con tutti i familiari a Tripoli. Moglie e marito subito incarcerati, lui a lungo torturato. Su sentenza di un tribunale, il governo inglese ha dovuto recentemente rimborsare l'interessato con 2,23 milioni di sterline. Altro caso per cui ancora non e' stata definita la compensazione finanziaria da parte inglese e' quello di Abdul Hakim Belhaj. Anche lui nel marzo del 2004 e' arrestato con la moglie incinta nell'aeroporto di Bangkok ed immediatamente trasferito a Tripoli. Torturato nel carcere di Abu Salim, poi graziato dal regime dopo una pubblica dissociazione dalla lotta armata, e' stato uno dei maggiori comandanti militari nelle fila della ribellione durante la rivolta. Oggi e' il comandante militare di Tripoli.

Nel caso inglese la cooperazione anti-terrorismo con la Libia si e' intersecata con interessi finanziari e politici. Dopo la restituzione di Saadi, la Gran Bretagna ha ottenuto concessioni nel campo del gas nonche' prospettive per un salto qualitativo nell'interscambio commerciale. Nel gioco del "do ut des" bisogna anche inserire il caso Lockerbie. I libici insistevano (e talvolta minacciavano rappresaglie economiche) per la restituzione di Abdulbaset Megrahi. Londra si nascondeva dietro al fatto che le competenze erano di un tribunale scozzese (e non inglese). Lo stallo si e' sbloccato quando il negoziatore libico ( sempre musa Kusa) ottiene il 20 agosto del 2009 la liberazione di Megrahi per ragioni umanitarie in quanto "malato terminale".

Rientrato in patria e trattato come un eroe, ricevuto in aeroporto dal figlio di Gheddafi Seif, Megrahi ha avuto il tempo di vivere fino al maggio 2012.

L'antiterrorismo fino alla caduta del regime libico

Una volta che Muammar Gheddafi e' riuscito, con la scusa della cooperazione internazionale, a debellare il terrorismo interno, rimaneva da risolvere il problema dell'opposizione islamica al regime che si configurava, dopo il 2004, nell'attivismo dei Fratelli Musulmani e in quelle frange del GICL che politicamente (soprattutto) e militarmente (in minima parte) ancora osteggiavano il Rais. Per i Fratelli Musulmani, una mediazione di Hamas e' riuscita a trovare una soluzione mediata tra le parti: i Fratelli Musulmani sono stati liberati in cambio della loro dissociazione da attivita' ostili al regime e la Confraternita egiziana si e' mantenuta al di fuori delle vicende interne libiche.

Per quanto riguarda il GICL, il problema era piu' complesso poiche' nel 2007 la parte piu' oltranzista del Gruppo Islamico Combattente Libico aveva reiterato la propria dedizione alla lotta armata contro il regime e ha dichiarato la propria adesione ad Al Qaeda nel Maghreb (AQIM). Una brigata, la "Katibah al Shuhada", composta soprattutto da libici, continuava ad operare sul lato algerino del confine libico. La branca politica del Gruppo, di stanza a Londra, rinnegava pero' l'adesione ad AQIM e su questa divisione interna il regime, tramite Seif al Islam Gheddafi, aveva iniziato un'opera di redenzione per allargare le differenze interne e indebolire l'opposizione. In questo caso il problema risiedeva non nel pericolo potenziale al regime, ma nel narcisismo di Gheddafi. Nel suo approccio di leader messianico delle masse libiche non poteva psicologicamente tollerare che gli fosse contestata un'opposizione, tanto piu' islamica, al suo ruolo e ai suoi ideali.

Il GICL , almeno fino a quella data, aveva una struttura gerarchica abbastanza rigida con un Consiglio consultivo (Shura) nella posizione di organo supremo di comando e cinque Comitati alle sue dipendenze articolati per funzioni: giuridico, militare, informativo, sicurezza e economico. Quello militare era nei fatti bypassato dalle decisione degli irriducibili schierati in Algeria.

Dal 2008 in poi sempre Musa Kusa negozia con l'opposizione politica a Londra dopo che quest'ultima abiura l'adesione del GICL ad AQIM. Molti membri del gruppo sono liberati dopo aver ufficialmente rinnegato la lotta armata e soprattutto la liceita' della stessa. Dei 4-500 combattenti che negli anni '90 erano inglobati nelle formazioni del GICL, solo 50/60 persone militavano durante la ribellione libica nella segnalata "Katibah al Shuhada". Gli eventi successivi che hanno poi portato alla caduta di Gheddafi, hanno visto in prima fila le milizie islamiche come il ruolo di Belhaj dimostra.