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COME NASCE UNA FONTE


Secret Agent - Joseph Condrad

Per un Servizio Informazioni, nell'ambito dell'attivita' istituzionale per la salvaguardia della sicurezza nazionale, e' essenziale la raccolta di notizie. Ogni mezzo per farlo e' sostanzialmente lecito nell'ambito, ovviamente, di quelle attribuzioni che gli vengono conferite da leggi o mandati governativi. Piu' ampio e' lo spettro di autonomia operativa che gli viene concessa, meno vincoli e controlli vengono esercitati (e questo ne garantisce comunque la segretezza), piu' efficiente e' il Servizio, ma piu' efficace e' anche il risultato operativo che ne consegue.

Lo Humint

La classica forma di raccolta delle notizie e' quello che viene etichettato nel mondo dell'intelligence con il nome di "Humint" ovvero "Human intelligence" cioe' l'acquisizione che avviene attraverso l'utilizzo di informatori (sul piano interno) o di spie (come ormai una certa letteratura predominante  li etichetta) qualora si operi all'estero. Meglio dire, fuori dal contesto letterario: collaboratori informativi.

Una volta si trattava dell'attivita' predominante di un Servizio Informazioni quando soprattutto non esistevano altre forme piu' sofisticate di acquisizione di notizie. Un mestiere vecchio come il mondo, lo spionaggio ha poi assunto aspetti piu' tecnologici: e' diventato "sigint" ("signal Intelligence" alias intercettazioni delle comunicazioni), "elint" ("electronic intelligence" alias  intercettazione dei segnali elettronici), "Imint" ("image intelligence" alias acquisizione attraverso immagini satellitari), decrittazione dei messaggi cifrati (con l'utilizzo massivo di computer per trovare la possibilita' di leggere il contenuto di comunicazioni trasmesse in forma simulata), fino ad arrivare alla raccolta di notizie attraverso un filtraggio di tutte le notizia stampa che circolano nel mondo ("open sources" o "fonti aperte").

Ma, come detto prima, lo humint rimane l'attivita' principe dell'intelligence, quella piu' vecchia ma anche quella piu' importante. Si individuano obiettivi informativi di interesse e si individuano quelle persone che potrebbero aiutarci a fornire le notizie. E dopo questa prima valutazione di potenzialita' c'e' poi l'attivita' specifica di reclutamento (ed e' questa l'attivita' che nel suo complesso acquista caratteristiche di difficolta' e di pericolosita').

La tecnica dello Humint

La difficolta' deriva dal fatto che la cosiddetta potenziale "fonte" deve essere avvicinata, studiata, convinta ed alla fine reclutata. Questo avviene il piu' delle volte in un contesto ostile come potrebbe essere un Paese straniero dove viene esercitata un'attivita' di controspionaggio proprio per impedire che i suoi segreti vengano svelati.

Occorrono da parte di colui che e' preposto al reclutamento qualita' comunicative, capire o individuare i punti deboli di chi ti sta davanti, studiarne psicologicamente comportamenti e reazioni, capire il perche' della sua collaborazione (cioe' le motivazioni del tradimento che possono essere tante : denaro, vendetta, rancore, patriottismo...)  e, soprattutto, qual e' il prezzo di questa collaborazione (perche' questa e' una verita' incontrovertibile: ognuno ha un prezzo!). Se il reclutatore non acquisisce tutti questi dati non puo' oggettivamente procedere al reclutamento perche' i rischi che lui corre sono superiori ai guadagni di un'ipotetica collaborazione. Potrebbe essere un infiltrato dei Servizi locali, potrebbe essere un provocatore, potrebbe essere un millantatore, potrebbe essere un doppiogiochista (perche' chi tradisce una volta lo puo' fare piu' volte anche in forma contraria). E se fosse un alcolizzato o un drogato che ne rendono labile la personalita' e difficile il mantenimento di un segreto? Spende soldi per il gioco o li spende per donne? Tutte domande che hanno bisogno di una risposta puntuale. Quindi prudenza e soprattutto sagacia.

E' pur vero che il reclutatore, prima di procedere ad avvicinare il personaggio, comunica tutti i dati del soggetto alla Centrale per una verifica negli schedari se esistono controindicazioni note, ma si tratta per lo piu' di una precauzione di routine. Vale soprattutto se si tende a reclutare un connazionale. Ma se si tratta di uno straniero in un Paese straniero - ed e' il caso classico piu' ricorrente - il grosso della valutazione lo fa il reclutatore stesso che e' poi colui che rischia sul terreno.

Effettuato il reclutamento, stabilita una congruita' - sia psicologica che finanziaria - tra motivazione del tradimento e relativo prezzo, il reclutatore assume adesso la nuova configurazione di gestore della fonte. Anche qui occorrono doti psicologiche: bisogna acquistare nei fatti la fiducia della fonte, stabilire un rapporto di familiarita', vincerne timori o paure. Deve essere concordata una forma di contatto per renderlo il piu' possibile casuale, un linguaggio per comunicare in forma simulata, creare un contesto sociale che renda plausibile un contatto tra i due. In questa fase ogni richiesta che viene formulata alla fonte deve essere dosata sulla accessibilita' della fonte all'obiettivo informativo e sulla pericolosita' nell'acquisizione di quanto di interesse. Il tutto in modo graduale.

Ma e' anche, da parte del reclutatore/gestore, ancora il momento delle verifiche. Si chiedono alla fonte dettagli informativi (magari anche su dati gia' noti) per vedere se dice il vero o se millanta o depista. In questo caso il supporto della Centrale e' piu' incisivo: la fonte fornisce una notizia e questa viene verificata nel contesto di altre notizie prima di diventare una vera e propria informazione.

Se la fonte supera questa verifica, il percorso comune tra la stessa ed il suo gestore procede nel tempo. Si tratta solo di far si' che le aspettative finanziarie o psicologiche della fonte diventino elemento insostituibile del rapporto di collaborazione.

Altrimenti, se la fonte non supera questa verifica di merito, bisogna prevedere uno sganciamento che per motivi di segno contrario puo' costituire motivo di pericolosita' per l'uomo dei Servizi che ha reclutato e poi gestito il personaggio.

Ma se la fonte ha dato riscontri positivi, se il suo potenziale informativo soddisfa le aspettative che hanno postulato il suo reclutamento, se la collaborazione prosegue nel tempo e non sorgono perplessita' sul suo comportamento, a questo punto la fonte diventa patrimonio operativo del Servizio che l'ha reclutato. Il rapporto che si instaura temporalmente tra lei e il gestore, diventa piu' istituzionale e deve prescindere da quei rapporti bilaterali e personali inizialmente creati. Se il gestore cambia sede o rientra in patria, un altro gestore deve prenderne le funzioni. Ed anche qui si sviluppano due attivita', parallele sul piano delle iniziative, ma convergenti su quello che e' l'obiettivo finale e cioe' passare da un rapporto bilaterale fiduciario ad un altro rapporto bilaterale altrettanto fiduciario: il vecchio gestore deve convincere la fonte, il nuovo gestore deve rassicurare e guadagnare a sua volta la fiducia della fonte.

007 License to Kill

I Servizi e la propensione all'attivita' Humint

Non esiste un Servizio che non dia adeguato spazio all'attivita' di Humint. Il problema si pone nell'incidenza di questa forma di acquisizione di notizie rispetto ad altre.

La C.I.A., negli anni passati, aveva dato priorita' ad altre  forme alternative partendo dalla considerazione - ma forse presunzione - che avendo gli Stati Uniti un vantaggio tecnologico, questo poteva bastare a soppiantare l'attivita' classica di raccolta. Nella realta' gli americani si confrontavano con un atteggiamento ostile in molti teatri operativi e avevano quindi fatto di necessita' virtu'. Le disfatte in Iraq e Afghanistan hanno poi dimostrato che questo approccio  operativo era sbagliato. In Bagda , ai tempi del proconsole Bremer e successivamente di Negroponte, gli uomini di Langley non avevano la possibilita' di circolare nella capitale irachena senza assumersi rischi molto alti e con risultati molto modesti, in quanto non esistevano comunita' autoctone (curdi, sciiti, sunniti) che nutrissero simpatie per l'esercito americano. Le informazioni erano quasi tutte di origine tecnologica (intercettazione sistematica di tutte le comunicazioni telefoniche e radio, visioni satellitari, ampio uso di drones per sorveglianza), ma niente impediva di prevenire gli attacchi terroristici che colpivano continuamente i contingenti internazionali. Mole enorme di notizie, difficolta' a selezionarle con tempestivita' per un loro utilizzo immediato (questo nonostante parole chiave che davano priorita' ad una intercettazione rispetto ad altre) e mancanza dell'uomo sul terreno, quello che sapeva in anticipo cosa accadeva dopo e che conosceva uomini e fatti. Non c'era una percezione degli umori della popolazione che potesse poi guidare le scelte del governo a prevenire malumori o iniziative sgradite, non c'erano elementi per dare spazio ad una efficace attivita' di guerra psicologica. I continui attentati che giornalmente avvengono tuttora in Kabul o nella periferia dell'Afghanistan dimostrano palesemente che l'attivita' di Humint e' ancora deficitaria.

I Servizi inglesi - diciamo meglio quelli anglofoni (quindi accomuniamo all'MI-6 anche le strutture informative neozelandesi e australiane ) - hanno sempre usufruito e concorso ad una ricerca informativa tecnologica con gli americani. Durante la guerra in Iraq queste comunita' militari e di intelligence avevano accesso ad un loro sistema informatico di riferimento dove circolavano tutte le notizie di interesse che comunque non venivano spartite con gli altri contingenti internazionali.

Inglesi e francesi e tedeschi hanno abbastanza sviluppato l'attivita' di Humint, ma l'efficacia delle loro reti e' concentrata soprattutto nelle ex colonie, dove il piu' delle volte hanno contribuito ad addestrare i Servizi informativi locali. 

I Servizi italiani (un po' anche gli spagnoli) hanno una tendenza a dare spazio allo Humint anche se talvolta non riescono a codificare un vero e proprio reclutamento di fonti. L'innata comunicativa latina, un approccio personale amicale, il rappresentare una nazione che comunque non ha grossi retaggi storici negativi alle spalle e puo' risultare quindi tendenzialmente simpatica, fa si' che i contatti umani siano facilitati e con questo anche l'accesso a notizie di interesse (quindi talvolta non "fonti" ma quelli che comunemente vengono etichettate come "persone utili"). E' un quid che manca agli americani (che, come si insediano in un Paese, esportano un loro modello sociale e si isolano dal contesto locale), in quota parte ad inglesi e francesi (che tendono a instaurare rapporti interpersonali non paritetici, ma condizionati talvolta da approcci ancora un po' elitari o meglio dire da ex colonialisti) ed ai tedeschi, perche' la proverbiale rigidita' comportamentale teutonica non aiuta sempre l'instaurazione di un rapporto di amicizia .
Ci sono pero' nel mondo delle strutture di intelligence che hanno una spiccata e prevalente attivita' di Humint potendo contare su delle circostanze etniche o religiose che aiutano lo sviluppo dello specifico settore.

Uno di questi Servizi e' il Mossad che puo' contare su una comunita' ebraica sparsa nel mondo che e' elemento di sostegno attivo di un qualsivoglia bisogno informativo dello Stato di Israele. Se si abbina a questa circostanza favorevole, la necessita' di dare un forte contributo di intelligence alla sicurezza della propria nazione, un'ampia disponibilita' di uomini e mezzi finanziari, un modus operandi che esclude qualsiasi tipo di limitazione nel perseguimento dei propri obiettivi (compreso il ricorso all'eliminazione del nemico), un accesso diretto al contributo di altri Servizi importanti (soprattutto americani e inglesi), il tutto puo' accreditare quella fama di efficienza che nell'immaginario collettivo viene attribuito al Mossad.

Un altro Servizio, il National Security Service armeno, ha analoghe opportunita' di intelligence facendo riferimento alla propria diaspora nel mondo che non e' solo etnica, ma anche religiosa. Benche' meno noto, anche perche' affiliato all'SVR russo, gode di un enorme prestigio operativo nel mondo delle spie.

Anche il Vaticano, nella sua rete di preti, suore, conventi e comunita' religiose sparse in ogni angolo della terra, e' uno Stato che e' molto informato sulle cose del mondo. Non lo fa con una propria struttura di intelligence, ma con il Segretariato di Stato per le relazioni con gli altri Stati (alias il Ministero degli esteri) che ha una fitta rete di nunzi apostolici che rappresentano la Santa Sede. Il Nunzio e' l'ambasciatore del Vaticano e come tale ha necessita' di accedere a tutte quelle notizie che interessano il suo Paese (che coincide con la sua Istituzione). Non ha bisogno di fonti, gli bastano le chiese, le parrocchie, i vescovadi o gli arcivescovadi, le comunita' religiose, i fedeli.
I limite di legge per i Servizi Italiani. Un'anomalia

La legge 801 del 24 ottobre 1977, che istituiva la creazione del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare), del SISDE (Servizio per le Informazione e la Sicurezza Democratica) e del CESIS (Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza)  dopo la soppressione del SID (Servizio Informazione Difesa) era la legge istitutiva dei Servizi di Informazione italiani), all'articolo 7 dettava che: "In nessun caso i Servizi possono avere alle loro dipendenze, in modo organico o saltuario, membri del Parlamento, consiglieri regionali, provinciali, comunali, magistrati, ministri di culto e giornalisti professionisti". Questa era una specifica limitazione di legge al reclutamento di fonti che comunque - leggasi il caso del giornalista Renato Farina meglio conosciuto come fonte "Betulla" - ha avuto le sue eccezioni.

La nuova legge 124 del 3 agosto 2007, che ancora una volta provvede a ridisegnare la struttura di intelligence del Paese (questa volta il SISMI diventa A.I.S.E. - Agenzia per le Informazioni e Sicurezza Esterna; il SISDE diventa A.I.S.I. - Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Interna;  il CESIS diventa D.I.S. - Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza), mantiene e addirittura allarga questi specifici limiti di reclutamento. All'articolo 21 11mo comma cita testualmente: "In nessun caso il DIS e i Servizi di informazione per la sicurezza possono, nemmeno saltuariamente, avere alle loro dipendenze o impiegare in qualita' di collaboratori o di consulenti membri del Parlamento europeo, del Parlamento o del Governo nazionali, consiglieri regionali, provinciali, comunali o membri delle rispettive giunte, dipendenti degli organi costituzionali, magistrati, ministri di confessioni religiose e giornalisti professionisti o pubblicisti".

Il tutto rappresenta un'anomalia tutta italiana che puo' avere parziale giustificazione se si accredita l'idea che i Servizi  abbiano avuto trascorsi devianti in democrazia (ed e' forse questo il motivo predominante visto che ogni riforma mira sempre agli aspetti di controllo, alle verifiche parlamentari, al dividere le funzioni piu' che accorparle), ma che sicuramente non trova giustificazione se si esamina la limitazione dal punto di vista operativo. Comunque e' una limitazione che colpisce soprattutto l'attivita' sul piano interno, piu' che nelle funzioni di spionaggio all'estero.

Pero', ed e' forse l'aspetto piu' controverso, il comma di legge parte dal presupposto, concettualmente sbagliato, che una cooperazione tra gli organi di sicurezza dello Stato e rappresentanti dello Stato o dei mass media o del clero non sia, come auspicabile, un atto dovuto, ma solo una circostanza da demonizzare. In altri Paesi del mondo questo non avviene e non e', soprattutto, paragrafo di legge.

Spy vs Spy

Il mondo delle spie

Il collaboratore informativo (il termine "spia" implica un giudizio negativo, talvolta dispregiativo, che non sempre ha fondatezza) e' solo una minima parte di un gioco che si gioca ogni giorno in ogni parte del mondo. Un mondo sommerso, una sfida tra Stati e idee che non conosce regole, dove si vince o si perde e talvolta si muore. Una lotta tra chi vuole sapere e chi vuole nascondere, dove la distinzione tra quello che e' bene e quello che e' male e' vaga, opaca, incrociata.

E' un mondo nascosto e solo per questo oggetto di curiosita', illazioni, diffidenza. Ma come la storia insegna, lo spionaggio puo' essere un lavoro sporco - ed e' per questo necessario che sia fatto da gentiluomini - ma che garantisce la sicurezza.

Il comune cittadino non se ne accorge perche' il tutto avviene lontano dai riflettori e dai mass media.   Un proverbio arabo dice:"il frutto della pace e' appeso all'albero del silenzio". E lo spionaggio e' un mondo di silenzio che contribuisce anche ad evitare guerre.