UNA NUOVA GUERRA FREDDA?
La politica di Vladimir Putin si puo' considerare ancora "guerra fredda"? La "guerra fredda" e' definita un confronto tra le due Superpotenze uscite vincitrici dalla II Guerra Mondiale, Stati Uniti e Unione Sovietica (URSS), una volta scioltasi la "grande alleanza" contro il nazismo: un confronto dapprima ideologico tra capitalismo e comunismo, dal quale consegui' una corsa agli armamenti per rafforzare il proprio "blocco" (ovest ed est), mentre i conflitti armati si svolsero alla periferia dei due blocchi in quanto le due Superpotenze indicate, detentrici di armamenti nucleari, non si sbilanciarono in conflitti armati diretti.
La minaccia agli interessi nazionali Russi
La minaccia riguarda prioritariamente i seguenti settori:
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la sovranita' dello stato su tutto il territorio russo;
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la gestione delle risorse energetiche (petrolio e gas);
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gli "oligarchi";
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la stampa e l'intellighenzia, quali fattori di propaganda contro la dirigenza del Paese;
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e infine, sul piano strategico, costituisce minaccia l'ingerenza o il solo avvicinamento di altre potenze ai territori ex-sovietici per finalita' militari, tenendo nel dovuto conto il "sogno di Putin" di ricostituire la potenza dell'Unione Sovietica (uscita sconfitta dalla "Guerra Fredda").
Vediamo alcune considerazioni riferite ai settori appena indicati:
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Il recupero della sovranita' dello stato sul territorio della Federazione Russa.
Si tratta di un territorio di oltre 17 milioni di kmq (l'Italia un'estensione poco piu' di 300.000 kmq), con una popolazione di appena 145 milioni di abitanti (l'Italia, 56 milioni); quella russa e' una popolazione multietnica, con aspirazioni indipendentistiche per motivi sociali, etnici e religiosi. Vedasi il Caucaso ad esempio, dove le motivazioni indipendentistiche hanno lasciato il posto al radicalismo islamico dell'Emiro Doku Umarov e dove e' cominciata la "guerra delle Olimpiadi invernali". L'Emiro del Caucaso avrebbe giurato di punire col sangue la provocazione del Cremlino, che ha imposto i "Giochi Invernali" in un'area ad alto rischio, dove e' in corso una "guerra vera", quella per l'indipendenza del Caucaso: una media di 700 morti all'anno che Putin pretende di nascondere, limitandone la diffusione di notizie.
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La gestione delle risorse energetiche.
In linea di massima (siamo al terzo mandato di Putin: terminera' nel 2016), la gestione degli oligarchi e' stata quasi recuperata del tutto; quelli "dissenzienti" hanno trovato scampo all'estero oppure sono stati incarcerati.
Al riguardo, ha sorpreso la recente liberazione di Mikhail Khodorkovskij il quale, al contrario degli altri oligarchi, una volta diventato miliardario si e' fermato a Mosca senza trasferirsi in altri Paesi per fare concorrenza a Putin nella corsa al potere, diventando una spina nel fianco di quest'ultimo; e' stato incarcerato nel 2003 per frode fiscale e liberato a dicembre 2013, quando mancavano otto mesi alla fine della pena. Attualmente sta recuperando il proprio stato fisico a Berlino, dopo le privazioni di 10 anni di carcere.
Il settore delle risorse energetiche e le forniture ai Paesi europei e' esposto alla concorrenza e alle rivendicazioni:
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gli Stati Uniti mal sopportano l'eccessiva dipendenza dei Paesi europei dai rifornimenti russi e propongono la fornitura di "shale gas", nonostante alcuni limiti (l'inquinamento delle falde acquifere ecc.)
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e soprattutto sussistono per tale settore le rivendicazioni dell'Ucraina, proprietaria delle infrastrutture del gasdotto che percorre il suo territorio (si fa riferimento ai tubi del gasdotto).
L'Ucraina ha anche rinnovato l'affitto della base navale di Sebastopoli (in Crimea) alla Flotta russa del Mar Nero, in cambio di agevolazioni sui prezzi per la fornitura di gas russo (a questo aspetto e' anche connessa la carcerazione dell'ex-Primo Ministro, Yulia Timoshenko).
La Russia, per uscire da questa strettoia, ha promosso e dato corso all'aggiramento del territorio ucraino attraverso due nuovi gasdotti, il "North Stream" e il "South Stream", ai quali l'Occidente ha reagito con la costruzione di un altro gasdotto (il Nabucco).
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I contrasti Russia/Stati Uniti sul piano strategico.
Questi contrasti, in termini anche di minaccia alla Russia, si sono evidenziati a proposito dello "scudo spaziale", progettato dagli Stati Uniti sul territorio degli ex-Paesi satelliti dell'Unione Sovietica di Polonia e Repubblica Ceca, per la difesa dei Paesi europei dalla minaccia missilistica di Teheran (missili intercontinentali).
La Russia non ha accettato la motivazione statunitense e ha reagito minacciando lo schieramento di missili balistici tipo "Iskendar" al confine con la Polonia, nella enclave russa di Kaliningrad (minaccia non ancora concretizzatasi).
Gli Stati Uniti, al momento, non hanno dato seguito allo "scudo spaziale" ricorrendo, in alternativa, allo schieramento nel Mediterraneo di incrociatori dotati di tecnologia "Aegis" (il termine vuol dire "scudo") per l'intercettazione missilistica.
Altra occasione di
contrasto Russia/Stati Uniti si e' registrata ad agosto 2008,
quando la Georgia ha dato corso a un intervento armato contro
i territori autonomi di Abkazia e Ossezia del Sud, controllati
da forze di "peacekeeping" russe (si dice che la Georgia
avrebbe approfittato della "distrazione" del mondo per le
Olimpiadi di Pechino, in corso di svolgimento). Da
considerare, nella circostanza, la reazione delle F.A. russe
del Caucaso a favore dei propri presidi; sorprendente anche il
trasferimento di Putin, ospite della Cina all'apertura dei
Giochi, in poche ore da Pechino al QG delle forze del Caucaso
per il controllo diretto delle operazioni militari in corso in
Georgia.
La risposta all'interrogativo: e' ancora "guerra fredda"?
In apertura abbiamo visto la definizione di "guerra fredda", i cui aspetti di rilievo sono:
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due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, che si sono confrontate sul piano ideologico (tra capitalismo e comunismo), con conseguente corsa agli armamenti, anche nucleari;
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la creazione di un mondo bipolare su due blocchi (Est ed Ovest) che "non si sono sbilanciati" in un confronto diretto: i conflitti sono avvenuti, generalmente, alla periferia dei due "imperi", per procura ("proxy war").
Questi presupposti non sussistono oggi con la globalizzazione (o mondializzazione); l'affermazione di una "economia globalizzata" opera direttamente a livello internazionale, non piu' a livello di stati-nazione, in quanto la direzione degli avvenimenti e i settori di ricerca e sviluppo sono "denazionalizzati".
Peraltro, i partiti ideologicamente impostati su capitalismo e comunismo hanno perso la propria funzione; il piu' delle volte a questi sono subentrati i movimenti, con obiettivi e finalita' a fattor comune tra i vari Paesi, vedasi i diritti delle donne, la liberta' di espressione (stampa e mass media in genere), le primavere arabe - anche se queste non si sono trasformate successivamente in "estati", con una democrazia vera e con l'affermazione dei diritti umani.
Il mondo bipolare, con la fine dell'Unione Sovietica, non e' diventato unipolare, ma globalizzato. Vale la legge del libero mercato: agli Stati Uniti, superpotenza vincitrice della "guerra fredda", si e' affiancata la Federazione Russa con il "sogno imperiale di zar Putin", attraverso il recupero della sovranita' sul proprio territorio e, per quanto possibile, con il controllo e l'ingerenza, anche indiretta, sui territori ex-sovietici.
Da considerare anche i cosiddetti B.R.I.C.S. (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), oltre ad altri Paesi emergenti (Messico, Nigeria, Vietnam ecc.): ogni occasione e' buona per accaparrare fette di mercato, per difendere il proprio "orto di casa", come si diceva una volta, allontanando ingerenze esterne, in un'ottica che puo' assomigliare alla "guerra fredda".
L'abbiamo visto negli anni passati con la tempestivita' di intervento e con l'attenzione alla difesa del territorio ("scudo spaziale" e guerra in Georgia); lo si vede oggi con le concessioni finanziarie della Russia all'Ucraina quando questa minaccia di aderire al partenariato europeo, invece che all'accordo per l'Unione Euroasiatica, sostenuto da Mosca.
Non trascurabile nemmeno il "volto umano" di Putin per le recenti concessioni di grazia e di amnistia: all'oligarca Khodorkovskij, alle "Pussy Riot", agli attivisti di "Greenpeace" per l'attacco alla piattaforma di Gazprom nell'Artico, ed anche per la difesa della "spia" statunitense Snowden, attraverso la concessione di un anno di asilo politico in territorio russo, per sottrarlo alla "pena di morte" da parte degli Stati Uniti.
In conclusione, tornando alla "guerra fredda" voluta dal tema, si potrebbe anche concordare sul fatto che non si tratti di "guerra fredda", stando alla definizione di partenza, ma di modalita' da "guerra fredda", messe in atto dalla Presidenza russa.
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