L'IRAN E L'ONDA
VERDE (PARTE II)

Il biennio 2010-2011 non e' stato solamente scontro al vertice del regime; l'Iran e' stato attraversato, come si e' detto in premessa, da avvenimenti che effettivamente potrebbero modificare gli sviluppi di situazione del Paese: il programma nucleare e le connesse sanzioni da parte dell'ONU.
Il programma nucleare iraniano
Risale ai tempi dello Scia' Mohammed Reza Pahlavi; e' stato sospeso a seguito del bombardamento aereo israeliano sulla centrale di Osirak in Iraq, nel 1981 e poi ripreso.
L'Iran dispone di tecnologia nucleare da piu' di venti anni, grazie all'aiuto russo e pakistano e indirettamente anche cinese e nord-coreano.
Nell'agosto del 2002, l'opposizione al regime, il "Movimento Armato dei Combattenti del Popolo" (MEK), durante una conferenza a Washington, annunciava che l'Iran stava per completare la costruzione di un sito per l'arricchimento dell'uranio in Natanz, dove nel 2003 sarebbero state messe in funzione alcune decine di centrifughe; si sarebbe trattato di arricchimento di modesto livello da utilizzare nel settore sanitario; a Natanz si sono aggiunti negli anni successivi gli altri siti "chiave" del programma nucleare: Isfahan, Arak e da ultimo Fordow, vicino Qom.
L'uranio in natura contiene "uranio combustibile" (uranio 235) nella percentuale dello 0,7%; il resto e' costituito da uranio 238 "non combustibile": il numero definisce il peso atomico.
L'arricchimento e' il processo che, attraverso la centrifugazione, separa l'uranio dividendo l'uranio combustibile dal non combustibile.
A Natanz il successivo controllo da parte dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) non trovo' tracce di uranio "altamente arricchito"; da tener presente che l'uranio:
per l'utilizzazione nella centrali elettriche e' sottoposto ad un arricchimento del 3,5%;
per scopi sanitari, del 20%;
per scopi militari, almeno del 90%.
Si aggiunge che l'AIEA, per i controlli del settore, si avvale di ispettori i quali operano sulla base di uno specifico "Trattato di Non Proliferazione" (TNP) e di un protocollo aggiuntivo sottoscritto da parte dei Paesi aderenti ( il Trattato "aggiuntivo" consente di ispezionare anche i siti non riportati nell'accordo per il Trattato).
Al riguardo, mentre Israele non ha firmato il TNP, l'Iran lo ha sottoscritto; i Paesi inadempienti, per quanto si riferisce alla normativa TNP, sono proposti per le sanzioni che il "Consiglio di Sicurezza" dell'ONU (15 membri) riceve dagli ispettori o dai Paesi firmatari, per l'approvazione.
Il programma nucleare dell'Iran e' stata oggetto anche di diverse riunioni del cosiddetto "club 5+1" (i cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, piu' la Germania), che ha invitato gli iraniani a sospendere l'arricchimento dell'uranio onde evitare conseguenze negative, le sanzioni cioe'.
Gia' in precedenza la Russia aveva proposto all'Iran di trasferire sul proprio suolo l'attivita' legata al ciclo di produzione del combustibile nucleare: offerta non accolta. L'Iran peraltro, in vista del quarto turno di sanzioni, ha dichiarato illegittime tali sanzioni, anticipando che abbandonera' il TNP in caso di ulteriori pressioni sul programma nucleare; nel frattempo ha provveduto a installare 6000 centrifughe nel sito di Natanz (arricchimento 2-4%) che, entro il 2013, diventeranno 50.000.

Sito di arricchimento uranio di Natanz
Gli Stati Uniti, da parte loro hanno abbandonato ogni altra possibilita' di compromesso puntando decisamente sulle sanzioni che, estese all'esportazione del petrolio, potrebbero compromettere l'economia e la stessa sopravvivenza del regime.
Si giustifica cosi' l'abbandono, da parte degli Stati Uniti, dell' iniziativa di Turchia e Brasile ai fini dell'arricchimento dell'uranio iraniano in uno dei due Paesi in questione; alcuni valutatori inoltre ritengono che se l'Iran si ritirasse dal TNP, potrebbe disporre dell'atomica entro un anno!
Questo stato di fatto ha connotato il periodo 2010-2011 in termini "sostenibili" per l'Iran; una piega piu' negativa hanno assunto gli avvenimenti a fine 2011 con l'applicazione del quarto turno di sanzioni all'Iran, per non aver ottemperato all'invito di sospendere l'arricchimento dell'uranio.
Al riguardo, si osserva che l'Iran ha firmato il TNP, Israele si rifiuta di farlo: si e' cosi' nella condizione paradossale di "chi detiene in segreto l'arma suprema e si rifiuta di aderire al trattato che glielo vieterebbe (TNP), mentre accusa un altro Paese che quel trattato ha sottoscritto (e che dell'atomica e' privo) e di volerla allestire", come sostiene la rivista "Limes", n.1/12, a pag.26!
Il quarto turno di sanzioni all'Iran
Il quarto turno di sanzioni all'Iran e' stato approvato con risoluzione n. 1929 del 2 giugno 2010 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU; comprende:
il divieto degli investimenti iraniani all'estero nell'ambito nucleare;
il divieto a tutti i Paesi di fornire all'Iran equipaggiamenti militari pesanti (carri armati, aerei e navi da guerra);
il divieto all'Iran di effettuare qualsiasi attivita' collegata ai missili balistici con testate nucleari;
il rafforzamento delle perquisizioni nei porti e in mare aperto dei cargo sospettati di trasportare materiali proibiti;
il divieto a tutti i Paesi di svolgere affari finanziari con l'Iran legati alle attivita' nucleari;
il divieto all'Iran di aprire all'estero strutture finanziarie a capitale unico o in joint-venture che potrebbero contribuire allo sviluppo del suo programma nucleare.
La risoluzione e' stata approvata con 12 voti favorevoli, due contrari (Turchia e Brasile), un astenuto (il Libano).
Il 21 novembre 2011, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada piu' altri Paesi occidentali, in aggiunta alla risoluzione ONU (quarto turno), hanno annunciato l'imposizione di sanzioni "unilaterali" all'Iran, nei settori finanziario ed energetico.
Anche la Francia ha in programma di adottare analoghe misure tra le quali il congelamento dei capitali della Banca Centrale iraniana e la sospensione dell'acquisto di petrolio dall'Iran.
Nonostante le opposte dichiarazioni da parte iraniana, le sanzioni dell'ONU del quarto turno piu' quelle "unilaterali", hanno avuto effettive conseguenze sull'economia dell'Iran:
il ritiro delle Compagnie petrolifere Shell e Total hanno creato difficolta' all'industria petrolifera per quanto attiene agli aspetti finanziari e tecnologici;
le sanzioni ad alcune compagnie iraniane (la lista e' contenuta in tre elenchi allegati al testo delle sanzioni,riferiti a: privati, societa' e banche iraniani) hanno inciso negativamente sul commercio, e questo anche in relazione al margine di applicazione, in quanto sono rivolte al sistema finanziario del Paese, dipendente in larga misura da introiti in "petrodollari";
l'Iran, secondo Paese produttore di petrolio in ambito OPEC, con il quarto turno di sanzioni, ha dovuto limitare l'importazione di benzina "distillata", la cui disponibilita' nel Paese dipende dall'importazione da altri Paesi nella misura del 30% (India, Cina, Venezuela ecc.), ristrutturando altresi' alcune linee di produzione (petrolchimica) e aumentando i prezzi del petrolio all'interno del Paese.
Il quarto turno di sanzioni va ad aggiungersi ai tre precedenti sul programma nucleare iraniano, con le risoluzioni:
n. 1737 del dicembre 2006, approvata all'unanimita' dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che impone il divieto di vendita a Teheran di tecnologie per l'arricchimento dell'uranio, piu' il divieto di viaggiare all'estero e il congelamento dei beni per alcuni esponenti del regime;
n. 1747 del marzo 2007, approvata all'unanimita', che introduce il divieto di vendere a Teheran aerei da combattimento, elicotteri da assalto, missili e mezzi blindati, piu' il divieto di viaggiare all'estero per alcuni esponenti di governo, inclusi esponenti di vertice dei Pasdaran, congelati i loro beni e quelli di istituzioni iraniane, compresa la Banca Centrale di Teheran;
n. 1803 del marzo 2008 (14 voti a favore e uno astenuto, il Libano), che, oltre al divieto di viaggiare all'estero per esponenti coinvolti nel programma nucleare, impone ispezioni su navi iraniane sospette.
E a proposito di forniture di petrolio raffinato all'Iran per uso interno ( il Paese non dispone della necessaria tecnologia né degli impianti per la raffinazione), vale la pena di ricordare al riguardo la conferma delle buone relazioni tra Iran e Venezuela (come evidenzia "il tour dei tiranni" a gennaio scorso, cosi' definito dalla Casa Bianca, nel corso della visita di Ahmadinejad), specie per quanto si riferisce alla fornitura di benzina raffinata che, nel 2010, ha raggiunto una media di 20 mila barili al giorno, in aggiunta alla considerevole fornitura di componenti chimici, destinati al trattamento del greggio.

Il possibile attacco all'Iran
Al di la' delle valutazioni sull'efficacia delle sanzioni contro il regime iraniano ai fini del programma nucleare e della complessa situazione del Paese per i contrasti di vertice e per gli sviluppi negativi dell'economia (in relazione alle sanzioni), il 2012 presenta aspetti di difficile conciliazione nella regione mediorientale:
- l'Iran non appare disponibile ad alcuna rinuncia sul programma nucleare, nonostante la situazione interna di vertice ed economica;
- Israele in considerazione del programma nucleare di Teheran, vede compromessa la sua supremazia nella regione mediorientale, di per se' gia' compromessa dal forte recupero dei Paesi concorrenti dell'area, Turchia soprattutto.
A piu' riprese si e' parlato (e si continua a parlare) di un raid israeliano "chirurgico" sui siti nucleari iraniani, con o senza il supporto degli Stati Uniti; questi ultimi sono prossimi alle elezioni di novembre, incentrate sulla conferma del Presidente democratico Obama contro i Repubblicani i quali si sono dichiarati, in caso di vittoria, favorevoli a Israele; alcuni, anche per un "raid" contro l'Iran.
Il bombardamento dei siti nucleari (Israele avrebbe acquisito bombe idonee a colpire anche il sito sotterraneo di Fordow, nei pressi di Qom) non avrebbe il sostegno dell'ONU (Russia e Cina prevedibilmente opporrebbero il veto); mentre al regime iraniano l'attacco potrebbe tornare utile ai fini di un ricompattamento del vertice di potere e della dignita' nazionale, specie per la continuazione del programma nucleare; da considerare in tal caso la possibile rappresaglia contro le basi militari USA nei Paesi del Golfo Persico (Kuwait, Baharain, Qatar, E.A.U., Oman e Arabia Saudita) e contro i Paesi arabi appena indicati; in ultima ratio, anche il blocco dello stretto di Hormuz, attraverso il quale transitano quotidianamente 17 milioni di barili di petrolio (un terzo del commercio mondiale).
Un se pur sintetico esame dei possibili scenari di un attacco contro l'Iran da parte di Israele, con il supporto o meno degli Stati Uniti, si presta alla seguente casistica:
attacco limitato contro una parte dei siti nucleari iraniani da parte di Israele, con il supporto degli USA, si tradurrebbe in una perdita di consenso degli Stati Uniti in ambito internazionale, con ripercussioni negative sul Presidente Obama in occasione delle elezioni di novembre. Per l'Iran significherebbe un ricompattamento del fronte interno, con alcuni dubbi circa la convenienza riguardo alla chiusura dello stretto di Hormuz: per le ricadute sull'economia iraniana e sull'opinione pubblica mondiale e per le successive giustificazioni, in tal caso, ai fini della ripresa del programma nucleare;
attacco generalizzato su tutti i siti del programma nucleare, da parte della "coalizione" Stati Uniti-Israele, confermerebbe le criticita' per gli USA del caso precedente; mentre per l'Iran, oltre al ricompattamento del fronte interno, e' da mettere in conto la chiusura dello stretto di Hormuz, giustificata dalla responsabilita' degli attacchi - che ricadrebbe in toto su Stati Uniti e Israele - cui si aggiungerebbe, in tal caso, la rappresaglia contro obiettivi nella regione mediorientale, sia diretta che indiretta (attraverso la mobilitazione di Hezbollah e altre organizzazioni estremiste);
attacco da parte di Israele senza il supporto USA, al di la' dei risultati, provocherebbe la rappresaglia del terrorismo islamico: Israele verrebbe a configurarsi come principale fattore destabilizzante della regione, a tutto vantaggio della propaganda iraniana. Si aggiunge che anche in questo caso gli interessi USA potrebbero entrare nel computo del terrorismo islamico che riverserebbe comunque sugli Stati Uniti la responsabilita' dell'iniziativa israeliana.
Dai possibili scenari considerati, si evince la "non convenienza" di una soluzione militare ne' per l'Iran ne' per Israele (con o senza la partecipazione USA), nonostante i toni decisi del Presidente Netanyahu a favore dell'intervento militare contro l'Iran; peraltro non si esclude un "trascinamento di situazione" verso un conflitto generalizzato, a seguito di azioni non deliberate di uno dei due contendenti (Iran, Israele), tanto piu' che non s'individua, al momento, alcuna disponibilita' dell'Iran a rinunciare al completamento del programma di arricchimento dell'uranio e questo, nemmeno in epoca successiva all'attacco ipotizzato, in relazione al nazionalismo della popolazione e al possibile recupero della sua credibilita' in ambito regionale.
I piu' recenti aggiornamenti di situazione parlano di attentati terroristici contro gli scienziati "nucleari" iraniani le cui dinamiche non sempre risultano chiare ne' risultano ben definiti i mandanti (Teheran ne attribuisce la paternita' al Mossad); come pure sussistono perplessita' circa il movente e i mandanti del fallito tentativo di assassinare l'Ambasciatore saudita a Washington da parte di una presunta cellula iraniana.
Quest'ultimo episodio avrebbe fatto lievitare la tensione tra Stati Uniti e Iran e tra Iran e Arabia Saudita: quest'ultima attribuisce, da sempre, al regime di Teheran il sostegno alle minoranze sciite contro le dirigenze sunnite dei Paesi del Golfo.
Si aggiunge in ultimo che anche l'azione diplomatica di questi giorni, da parte della responsabile per l'UE (Catherina Ashton), sarebbe stata presa in considerazione dal governo di Teheran.
In conclusione, la situazione mediorientale, nonostante le alterne vicende del contrasto ai vertici del regime di Teheran, tra Khamenei e Ahmadinejad, il quarto turno di sanzioni e la possibilita' di riaprire i colloqui del "gruppo dei 5+1" sul programma nucleare iraniano, contiene elementi di estrema instabilita', tanto che la situazione potrebbe sfuggire al controllo, come gia' detto, anche per avvenimenti poco significativi o per azioni non deliberate.
Fanno da sfondo e potrebbero costituire fattori di rallentamento del precipitare della situazione sia l'esito delle elezioni presidenziali negli USA del prossimo novembre (i candidati repubblicani si sono dichiarati favorevoli a Israele, in caso di vittoria) sia quello della consultazione in Iran prevista per il 2013 (le aspettative si rivolgono soprattutto al candidato Qalibaf, attuale sindaco di Teheran, per le sue qualita' intellettuali ed umane).
Le considerazioni fin qui esposte inducono pertanto a riflettere sulla scarsa convenienza, per entrambi i contendenti dell'area (Israele e Iran), di un intervento di tipo militare, mentre appare meritevole di maggiore considerazione la proposta di un contenimento della situazione attraverso l'azione diplomatica e la rigorosa applicazione delle recenti sanzioni, nonostante gli esiti poco confortanti di precedenti esperienze (dalla "mano tesa" del Presidente Obama ai tentativi di soluzione mediati dal gruppo 5+1 per l'arricchimento "delocato" dell'uranio).

Ahmadinejad e l'Atomo
Il biennio 2010-2011 non e' stato solamente scontro al vertice del regime; l'Iran e' stato attraversato, come si e' detto in premessa, da avvenimenti che effettivamente potrebbero modificare gli sviluppi di situazione del Paese: il programma nucleare e le connesse sanzioni da parte dell'ONU.
Il programma nucleare iraniano
Risale ai tempi dello Scia' Mohammed Reza Pahlavi; e' stato sospeso a seguito del bombardamento aereo israeliano sulla centrale di Osirak in Iraq, nel 1981 e poi ripreso.
L'Iran dispone di tecnologia nucleare da piu' di venti anni, grazie all'aiuto russo e pakistano e indirettamente anche cinese e nord-coreano.
Nell'agosto del 2002, l'opposizione al regime, il "Movimento Armato dei Combattenti del Popolo" (MEK), durante una conferenza a Washington, annunciava che l'Iran stava per completare la costruzione di un sito per l'arricchimento dell'uranio in Natanz, dove nel 2003 sarebbero state messe in funzione alcune decine di centrifughe; si sarebbe trattato di arricchimento di modesto livello da utilizzare nel settore sanitario; a Natanz si sono aggiunti negli anni successivi gli altri siti "chiave" del programma nucleare: Isfahan, Arak e da ultimo Fordow, vicino Qom.
L'uranio in natura contiene "uranio combustibile" (uranio 235) nella percentuale dello 0,7%; il resto e' costituito da uranio 238 "non combustibile": il numero definisce il peso atomico.
L'arricchimento e' il processo che, attraverso la centrifugazione, separa l'uranio dividendo l'uranio combustibile dal non combustibile.
A Natanz il successivo controllo da parte dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) non trovo' tracce di uranio "altamente arricchito"; da tener presente che l'uranio:
per l'utilizzazione nella centrali elettriche e' sottoposto ad un arricchimento del 3,5%;
per scopi sanitari, del 20%;
per scopi militari, almeno del 90%.
Si aggiunge che l'AIEA, per i controlli del settore, si avvale di ispettori i quali operano sulla base di uno specifico "Trattato di Non Proliferazione" (TNP) e di un protocollo aggiuntivo sottoscritto da parte dei Paesi aderenti ( il Trattato "aggiuntivo" consente di ispezionare anche i siti non riportati nell'accordo per il Trattato).
Al riguardo, mentre Israele non ha firmato il TNP, l'Iran lo ha sottoscritto; i Paesi inadempienti, per quanto si riferisce alla normativa TNP, sono proposti per le sanzioni che il "Consiglio di Sicurezza" dell'ONU (15 membri) riceve dagli ispettori o dai Paesi firmatari, per l'approvazione.
Il programma nucleare dell'Iran e' stata oggetto anche di diverse riunioni del cosiddetto "club 5+1" (i cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, piu' la Germania), che ha invitato gli iraniani a sospendere l'arricchimento dell'uranio onde evitare conseguenze negative, le sanzioni cioe'.
Gia' in precedenza la Russia aveva proposto all'Iran di trasferire sul proprio suolo l'attivita' legata al ciclo di produzione del combustibile nucleare: offerta non accolta. L'Iran peraltro, in vista del quarto turno di sanzioni, ha dichiarato illegittime tali sanzioni, anticipando che abbandonera' il TNP in caso di ulteriori pressioni sul programma nucleare; nel frattempo ha provveduto a installare 6000 centrifughe nel sito di Natanz (arricchimento 2-4%) che, entro il 2013, diventeranno 50.000.

Sito di arricchimento uranio di Natanz
Gli Stati Uniti, da parte loro hanno abbandonato ogni altra possibilita' di compromesso puntando decisamente sulle sanzioni che, estese all'esportazione del petrolio, potrebbero compromettere l'economia e la stessa sopravvivenza del regime.
Si giustifica cosi' l'abbandono, da parte degli Stati Uniti, dell' iniziativa di Turchia e Brasile ai fini dell'arricchimento dell'uranio iraniano in uno dei due Paesi in questione; alcuni valutatori inoltre ritengono che se l'Iran si ritirasse dal TNP, potrebbe disporre dell'atomica entro un anno!
Questo stato di fatto ha connotato il periodo 2010-2011 in termini "sostenibili" per l'Iran; una piega piu' negativa hanno assunto gli avvenimenti a fine 2011 con l'applicazione del quarto turno di sanzioni all'Iran, per non aver ottemperato all'invito di sospendere l'arricchimento dell'uranio.
Al riguardo, si osserva che l'Iran ha firmato il TNP, Israele si rifiuta di farlo: si e' cosi' nella condizione paradossale di "chi detiene in segreto l'arma suprema e si rifiuta di aderire al trattato che glielo vieterebbe (TNP), mentre accusa un altro Paese che quel trattato ha sottoscritto (e che dell'atomica e' privo) e di volerla allestire", come sostiene la rivista "Limes", n.1/12, a pag.26!
Il quarto turno di sanzioni all'Iran
Il quarto turno di sanzioni all'Iran e' stato approvato con risoluzione n. 1929 del 2 giugno 2010 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU; comprende:
il divieto degli investimenti iraniani all'estero nell'ambito nucleare;
il divieto a tutti i Paesi di fornire all'Iran equipaggiamenti militari pesanti (carri armati, aerei e navi da guerra);
il divieto all'Iran di effettuare qualsiasi attivita' collegata ai missili balistici con testate nucleari;
il rafforzamento delle perquisizioni nei porti e in mare aperto dei cargo sospettati di trasportare materiali proibiti;
il divieto a tutti i Paesi di svolgere affari finanziari con l'Iran legati alle attivita' nucleari;
il divieto all'Iran di aprire all'estero strutture finanziarie a capitale unico o in joint-venture che potrebbero contribuire allo sviluppo del suo programma nucleare.
La risoluzione e' stata approvata con 12 voti favorevoli, due contrari (Turchia e Brasile), un astenuto (il Libano).
Il 21 novembre 2011, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada piu' altri Paesi occidentali, in aggiunta alla risoluzione ONU (quarto turno), hanno annunciato l'imposizione di sanzioni "unilaterali" all'Iran, nei settori finanziario ed energetico.
Anche la Francia ha in programma di adottare analoghe misure tra le quali il congelamento dei capitali della Banca Centrale iraniana e la sospensione dell'acquisto di petrolio dall'Iran.
Nonostante le opposte dichiarazioni da parte iraniana, le sanzioni dell'ONU del quarto turno piu' quelle "unilaterali", hanno avuto effettive conseguenze sull'economia dell'Iran:
il ritiro delle Compagnie petrolifere Shell e Total hanno creato difficolta' all'industria petrolifera per quanto attiene agli aspetti finanziari e tecnologici;
le sanzioni ad alcune compagnie iraniane (la lista e' contenuta in tre elenchi allegati al testo delle sanzioni,riferiti a: privati, societa' e banche iraniani) hanno inciso negativamente sul commercio, e questo anche in relazione al margine di applicazione, in quanto sono rivolte al sistema finanziario del Paese, dipendente in larga misura da introiti in "petrodollari";
l'Iran, secondo Paese produttore di petrolio in ambito OPEC, con il quarto turno di sanzioni, ha dovuto limitare l'importazione di benzina "distillata", la cui disponibilita' nel Paese dipende dall'importazione da altri Paesi nella misura del 30% (India, Cina, Venezuela ecc.), ristrutturando altresi' alcune linee di produzione (petrolchimica) e aumentando i prezzi del petrolio all'interno del Paese.
Il quarto turno di sanzioni va ad aggiungersi ai tre precedenti sul programma nucleare iraniano, con le risoluzioni:
n. 1737 del dicembre 2006, approvata all'unanimita' dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che impone il divieto di vendita a Teheran di tecnologie per l'arricchimento dell'uranio, piu' il divieto di viaggiare all'estero e il congelamento dei beni per alcuni esponenti del regime;
n. 1747 del marzo 2007, approvata all'unanimita', che introduce il divieto di vendere a Teheran aerei da combattimento, elicotteri da assalto, missili e mezzi blindati, piu' il divieto di viaggiare all'estero per alcuni esponenti di governo, inclusi esponenti di vertice dei Pasdaran, congelati i loro beni e quelli di istituzioni iraniane, compresa la Banca Centrale di Teheran;
n. 1803 del marzo 2008 (14 voti a favore e uno astenuto, il Libano), che, oltre al divieto di viaggiare all'estero per esponenti coinvolti nel programma nucleare, impone ispezioni su navi iraniane sospette.
E a proposito di forniture di petrolio raffinato all'Iran per uso interno ( il Paese non dispone della necessaria tecnologia né degli impianti per la raffinazione), vale la pena di ricordare al riguardo la conferma delle buone relazioni tra Iran e Venezuela (come evidenzia "il tour dei tiranni" a gennaio scorso, cosi' definito dalla Casa Bianca, nel corso della visita di Ahmadinejad), specie per quanto si riferisce alla fornitura di benzina raffinata che, nel 2010, ha raggiunto una media di 20 mila barili al giorno, in aggiunta alla considerevole fornitura di componenti chimici, destinati al trattamento del greggio.

Il possibile attacco all'Iran
Al di la' delle valutazioni sull'efficacia delle sanzioni contro il regime iraniano ai fini del programma nucleare e della complessa situazione del Paese per i contrasti di vertice e per gli sviluppi negativi dell'economia (in relazione alle sanzioni), il 2012 presenta aspetti di difficile conciliazione nella regione mediorientale:
- l'Iran non appare disponibile ad alcuna rinuncia sul programma nucleare, nonostante la situazione interna di vertice ed economica;
- Israele in considerazione del programma nucleare di Teheran, vede compromessa la sua supremazia nella regione mediorientale, di per se' gia' compromessa dal forte recupero dei Paesi concorrenti dell'area, Turchia soprattutto.
A piu' riprese si e' parlato (e si continua a parlare) di un raid israeliano "chirurgico" sui siti nucleari iraniani, con o senza il supporto degli Stati Uniti; questi ultimi sono prossimi alle elezioni di novembre, incentrate sulla conferma del Presidente democratico Obama contro i Repubblicani i quali si sono dichiarati, in caso di vittoria, favorevoli a Israele; alcuni, anche per un "raid" contro l'Iran.
Il bombardamento dei siti nucleari (Israele avrebbe acquisito bombe idonee a colpire anche il sito sotterraneo di Fordow, nei pressi di Qom) non avrebbe il sostegno dell'ONU (Russia e Cina prevedibilmente opporrebbero il veto); mentre al regime iraniano l'attacco potrebbe tornare utile ai fini di un ricompattamento del vertice di potere e della dignita' nazionale, specie per la continuazione del programma nucleare; da considerare in tal caso la possibile rappresaglia contro le basi militari USA nei Paesi del Golfo Persico (Kuwait, Baharain, Qatar, E.A.U., Oman e Arabia Saudita) e contro i Paesi arabi appena indicati; in ultima ratio, anche il blocco dello stretto di Hormuz, attraverso il quale transitano quotidianamente 17 milioni di barili di petrolio (un terzo del commercio mondiale).
Un se pur sintetico esame dei possibili scenari di un attacco contro l'Iran da parte di Israele, con il supporto o meno degli Stati Uniti, si presta alla seguente casistica:
attacco limitato contro una parte dei siti nucleari iraniani da parte di Israele, con il supporto degli USA, si tradurrebbe in una perdita di consenso degli Stati Uniti in ambito internazionale, con ripercussioni negative sul Presidente Obama in occasione delle elezioni di novembre. Per l'Iran significherebbe un ricompattamento del fronte interno, con alcuni dubbi circa la convenienza riguardo alla chiusura dello stretto di Hormuz: per le ricadute sull'economia iraniana e sull'opinione pubblica mondiale e per le successive giustificazioni, in tal caso, ai fini della ripresa del programma nucleare;
attacco generalizzato su tutti i siti del programma nucleare, da parte della "coalizione" Stati Uniti-Israele, confermerebbe le criticita' per gli USA del caso precedente; mentre per l'Iran, oltre al ricompattamento del fronte interno, e' da mettere in conto la chiusura dello stretto di Hormuz, giustificata dalla responsabilita' degli attacchi - che ricadrebbe in toto su Stati Uniti e Israele - cui si aggiungerebbe, in tal caso, la rappresaglia contro obiettivi nella regione mediorientale, sia diretta che indiretta (attraverso la mobilitazione di Hezbollah e altre organizzazioni estremiste);
attacco da parte di Israele senza il supporto USA, al di la' dei risultati, provocherebbe la rappresaglia del terrorismo islamico: Israele verrebbe a configurarsi come principale fattore destabilizzante della regione, a tutto vantaggio della propaganda iraniana. Si aggiunge che anche in questo caso gli interessi USA potrebbero entrare nel computo del terrorismo islamico che riverserebbe comunque sugli Stati Uniti la responsabilita' dell'iniziativa israeliana.
Dai possibili scenari considerati, si evince la "non convenienza" di una soluzione militare ne' per l'Iran ne' per Israele (con o senza la partecipazione USA), nonostante i toni decisi del Presidente Netanyahu a favore dell'intervento militare contro l'Iran; peraltro non si esclude un "trascinamento di situazione" verso un conflitto generalizzato, a seguito di azioni non deliberate di uno dei due contendenti (Iran, Israele), tanto piu' che non s'individua, al momento, alcuna disponibilita' dell'Iran a rinunciare al completamento del programma di arricchimento dell'uranio e questo, nemmeno in epoca successiva all'attacco ipotizzato, in relazione al nazionalismo della popolazione e al possibile recupero della sua credibilita' in ambito regionale.
I piu' recenti aggiornamenti di situazione parlano di attentati terroristici contro gli scienziati "nucleari" iraniani le cui dinamiche non sempre risultano chiare ne' risultano ben definiti i mandanti (Teheran ne attribuisce la paternita' al Mossad); come pure sussistono perplessita' circa il movente e i mandanti del fallito tentativo di assassinare l'Ambasciatore saudita a Washington da parte di una presunta cellula iraniana.
Quest'ultimo episodio avrebbe fatto lievitare la tensione tra Stati Uniti e Iran e tra Iran e Arabia Saudita: quest'ultima attribuisce, da sempre, al regime di Teheran il sostegno alle minoranze sciite contro le dirigenze sunnite dei Paesi del Golfo.
Si aggiunge in ultimo che anche l'azione diplomatica di questi giorni, da parte della responsabile per l'UE (Catherina Ashton), sarebbe stata presa in considerazione dal governo di Teheran.
In conclusione, la situazione mediorientale, nonostante le alterne vicende del contrasto ai vertici del regime di Teheran, tra Khamenei e Ahmadinejad, il quarto turno di sanzioni e la possibilita' di riaprire i colloqui del "gruppo dei 5+1" sul programma nucleare iraniano, contiene elementi di estrema instabilita', tanto che la situazione potrebbe sfuggire al controllo, come gia' detto, anche per avvenimenti poco significativi o per azioni non deliberate.
Fanno da sfondo e potrebbero costituire fattori di rallentamento del precipitare della situazione sia l'esito delle elezioni presidenziali negli USA del prossimo novembre (i candidati repubblicani si sono dichiarati favorevoli a Israele, in caso di vittoria) sia quello della consultazione in Iran prevista per il 2013 (le aspettative si rivolgono soprattutto al candidato Qalibaf, attuale sindaco di Teheran, per le sue qualita' intellettuali ed umane).
Le considerazioni fin qui esposte inducono pertanto a riflettere sulla scarsa convenienza, per entrambi i contendenti dell'area (Israele e Iran), di un intervento di tipo militare, mentre appare meritevole di maggiore considerazione la proposta di un contenimento della situazione attraverso l'azione diplomatica e la rigorosa applicazione delle recenti sanzioni, nonostante gli esiti poco confortanti di precedenti esperienze (dalla "mano tesa" del Presidente Obama ai tentativi di soluzione mediati dal gruppo 5+1 per l'arricchimento "delocato" dell'uranio).