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IL SISTEMA DI POTERE DELLA TEOCRAZIA IRANIANA


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Gli sciiti, che oggi rappresentano circa il 9% dei musulmani, nascono come scisma dal sunnismo. Dopo la morte di Maometto nel 632 subentro' alla guida del movimento religioso suo suocero, Abu Bakr, uno dei primi discepoli del Profeta. La nomina non era stata accolta all'unanimita' poiche' alcuni avrebbero voluto Ali ibn Abu Taleb, cugino di Maometto e marito di sua figlia Fatima. Comunque, alla fine Ali ed i suoi fedeli (shiat Ali cioe' il Partito di Ali da cui prendera' nome lo scisma) accettarono la nomina di Abu Bakr.

Anche i due califfi successivi, Omar (eletto nel 634) e Othman (eletto nel 644), furono nominati con l'adesione unanime di tutta la comunita'. Quando pero' nel 654 doveva essere Ali a diventare califfo vi fu la ribellione di Muawiyah, governatore della Siria ed appartenente allo stesso clan del reggente Othman appena assassinato. Ne nacque una guerra civile ed Ali fu assassinato a Najaf in Iraq nel 661 (oggi luogo santo per gli sciiti). Finisce cosi' la linea dei cosiddetti quattro califfi ortodossi, eletti cioe' all'unanimita'.

Da quel momento in poi Muawiyah si auto-nomina califfo dando origine alla dinastia degli Omayad (661/750), ma i seguaci di Ali non lo riconoscono. Nasce cosi' lo scisma e prosegue anche la guerra. Nel 680 l'imam Husseyn, figlio di Ali, verra' anch'egli ucciso in battaglia a Kerbala (altro luogo santo in Iraq) dall'esercito del califfo Omayad, Yazid.

Lo scisma fra sciiti e sunniti non si riduce pero' soltanto su chi sia il legittimo erede del profeta Maometto.

Secondo i sunniti, dalla morte di Maometto, considerato l'ultimo Profeta ("il sigillo dei Profeti"), non esistono piu' intermediari tra Dio e gli uomini.  Ne consegue che la sua successione possa essere assicurata solo da capi politici (imam) eletti, senza alcun diritto ereditario o dinastico. Gli sciiti, invece, negano questi principi e venerano anche i loro 12 imam celebrandone i vari santuari (in pratica li considerano alla stregua di altri profeti). Per questo sono considerati dai sunniti degli idolatri.

Altro aspetto dello sciismo e' la marcata predisposizione religiosa al martirio. Nasce dalla storia della morte di Husseyn, ucciso in battaglia dalle forze preponderanti di Yazid (4.000 uomini contro i 72 dell'imam con al seguito donne e bambini). L'episodio, ricordato nella festa sciita dell'Ashura (da "ashara" cioe' "dieci", la data del mese di Muharran in cui ebbe luogo lo scontro), ha creato nell'immaginario collettivo sciita il concetto di martirio che nella citata festa viene riproposto attraverso le auto-flagellazioni degli adepti.

Benche' nell'Islam il divario tra religione e gestione del  sociale sia alquanto labile, nello sciismo, piu' che nel sunnismo, i due ruoli tendono a sovrapporsi.
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Khamenei e Khomeini


LA GERARCHIA RELIGIOSA

L'Iran, culla dello sciismo, e' l'unico grande Paese ove nel clero la gerarchia e/o carriera religiosa procede lungo una scansione di posizioni successive che si raggiungono parallelamente ad un approfondimento degli studi teologici.

In segno crescente si parte dalla posizione di "Talebah" (o Taleban  cioe' studente) dove si intraprendono gli studi teologici che durano circa 20 anni e sono soggetti al superamento di due livelli di conoscenza. Coloro che superano gli esami del primo ciclo, ma non superano quelli del secondo ciclo sono i "mullah", autorizzati a dirigere le preghiere nella moschea .

Se invece lo studente supera anche il secondo livello di esami diventa "seghat'olesman" ed e' abilitato ad interpretare le leggi coraniche. Da Seghat'oleslam in poi lo studente coranico si affranca dal proprio maestro teologico ed entra de facto nella struttura di rilievo della gerarchia sciita.

Il passo successivo, sempre su selezione per acquisita competenza teologica, e' diventare "Hojat'oleslam", cio' consente di partecipare a piu' importanti discussioni teologiche sull'interpretazione del Corano. L'Hojat'oleslam ha anche il ruolo di assistere gli Ayatollah nell'applicazione delle norme teologiche che questi ultimi intendono indicare. Sopra di questi vi e' l'"hojat'oleslam wa muslimin"  che, oltre all'assistere l'Ayatollah, ha lui stesso la facolta', fino a certi livelli, di interpretare e indicare norme teologiche.

Il livello superiore e' quello dell'Ayatollah che e' nella pratica un vero e proprio docente di Teologia. Elabora trattati di giurisprudenza islamica, insegna, si dedica agli studi, da interpretazioni molto competenti sul diritto islamico e sui libri sacri, sviluppa un ruolo importante nella vita sociale e politica del Paese.

Nonostante questo livello sia considerato apicale, nella gerarchia sciita vi sono altri tre livelli superiori a questo:

- "Ayatollah al Ozma" (ovvero "grande Ayatollah"), nella pratica il capo di una scuola di pensiero che puo' emanare editti ("fatwa") vincolanti per i credenti,

- "Marja al Taqlid" (letteralmente "fonte di imitazione"), cioe' grandi Ayatollah che per la loro indiscussa conoscenza teologica diventano modello di riferimento comportamentale per i discepoli sia in campo teologico che sociale,

- "Marja al'a al Taqulid" ("fonte suprema di imitazione"), ultimo livello della scala gerarchica religiosa che non riguarda solo l'Iran, ma lo sciismo nel mondo.

Il passaggio da un livello all'altro della gerarchia sciita e' determinato dal ruolo e dal peso che l'individuo acquista nella comunita' dei credenti, sia sul piano personale che sul piano degli scritti e degli studi teologici che elabora. E' quindi un mix di consenso sociale e teologico che fornisce all'interessato una doppia scalata: nella gerarchia sciita, ma anche nella vita socio-politica iraniana.

Su questo assunto si e' consolidata nel tempo la teocrazia in Iran e su questa gerarchia piramidale ha impostato il suo sistema di potere.

LA STRUTTURA

Bisogna partire dalla caduta dello Shah Reza Pahlavi ed il rientro dall'esilio in Francia dell'Ayatollah Ruhollah Mostafa Khomeini a Teheran il primo febbraio del 1979 per dare un inizio temporale alla teocrazia iraniana.

Khomeini era un Ayatollah al Ozma, un grande Ayatollah, ed e' stato lui stesso a creare il sistema di potere che permette tuttora al clero sciita di gestire l'Iran e che gli e' sopravvissuto. Khomeini e' morto il 3 giugno 1989.

La struttura di potere della teocrazia iraniana e' cosi' articolata:

- La Guida Suprema, incarico oggi ricoperto dall'Ayatollah Ali Khamenei, e' la maggiore autorita' religiosa (e quindi de facto politica) del Paese che sovrintende, in virtu' di questo doppio ruolo politico-religioso, alla designazione delle piu' alte cariche dello Stato. Inoltre la guida e' anche il supremo Comandante delle Forze Armate ed in tale veste puo' dichiarare una guerra o firmare una pace. La Guida e' nei fatti il vertice massimo del sistema di potere in Iran. La Guida viene selezionata ed eletta da una lista di candidati da parte di un organismo specifico: 

- L'Assemblea degli Esperti ("Majlis al Khobregan"). E' un organismo (art. 107 della Costituzione) costituito nel dicembre del 1982 composto da 86 esponenti religiosi e che viene rinnovato ogni 8 anni (l'ultimo rinnovo e' avvenuto nel 2007 per far coincidere in futuro l'elezione di questo organismo con il Parlamento. Il suo mandato durera' 10 anni). Ha la facolta' di nominare la Guida, ma anche quella "virtuale" di sostituirla. Si riunisce almeno due volte l'anno. L'attuale capo e' Mohammad Reza Mahdavi Kani, eletto nel marzo del 2011;

- La Guida Suprema e' affiancata nella gestione della sua autorita' e nella designazione delle alte cariche dello Stato da un "Consiglio del Discernimento" ("Shura al Tashkhis Maslehat e Nezam") ex art. 112 della Costituzione. Ha una composizione articolata: membri nominati dalla Guida Suprema (28 con mandato quinquennale), membri di diritto (vertici religiosi del Consiglio dei Guardiani e componenti del Consiglio dei Capi), membri temporanei (Capi di Commissione o ministri a seconda degli argomenti trattati). Questo organismo ha funzioni consultive nei riguardi della Guida Suprema (nella designazione delle cariche dello Stato), ma e' chiamato anche a dirimere eventuali controversie tra il Parlamento e il Consiglio dei Guardiani in materia costituzionale o di politica nazionale. Il suo attuale Presidente e' il Gen. Mohsen Rezai, gia' Capo dell'Esercito dei Guardiani della Rivoluzione (Pasdaran). E' forse superfluo aggiungere che Rezai, Kani e gli altri vertici di organismi centrali sono politicamente fedeli a Khamenei.

- Vi e' poi, sempre a livello centrale e superiore, un "Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione" ("Shura e Negahban e Mashrutiat"). E' un organismo ex art. 91 della Costituzione che ha il compito di revisionare le leggi approvate dall'Assemblea Consultiva Islamica (leggasi "Parlamento") sia per accertarne i requisiti di costituzionalita' e di rispetto delle leggi islamiche. Il Consiglio supervisiona inoltre le elezioni del Parlamento e le nomine del Governo. Sempre questo organismo ha il controllo sulla nomina dei membri dell'Assemblea degli Esperti e sulla scelta della Guida Suprema (art. 99). Il Consiglio e' composto di 12 membri di cui 6 di nomina diretta da parte della Guida Suprema e 6 da giuristi nominati dal potere giudiziario (che, come abbiamo detto prima, e' subordinato al primato della Guida Suprema). I 6 esponenti religiosi  vegliano sugli aspetti di compatibilita' con le leggi islamiche, mentre tutti e 12 vagliano i criteri di costituzionalita'. Il potere di questo organismo e' enorme perche' ha l'autorita' di invalidare eventuali elezioni parlamentari o presidenziali, scrutinare i candidati presidenziali e parlamentari, i referendum e di selezionare le varie candidature. I suoi membri vengono rinnovati ogni 3 anni con un sistema a rotazione.

Questa e' la struttura di vertice del potere religioso dell'Iran. Tutto, direttamente o indirettamente, e' subordinato alle decisioni o alle autorizzazioni della Guida Suprema. Negli organismi che lo coadiuvano e' fortemente prevalente la presenza di esponenti religiosi di prestigio come Ayatollah e Hojat'oleslam.

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Mahmoud Ahmadinejad

Soltanto dall'apice in giu' l'architettura costituzionale iraniana prevede organismi che somigliano a quelli in funzione in altri Paesi del mondo dove, anche se solo parzialmente, figura un sistema di suffragio popolare :

- Il potere esecutivo che fa capo ad un Presidente, eletto per 4 anni a suffragio nazionale per non piu' di due mandati consecutivi (l'attuale e' Mahmoud Ahmadinejad). Dal 1989 il Presidente ricopre anche la carica di Primo Ministro abolita nel 1989 (questa circostanza postula che dal punto di vista protocollare – ma non solo formale – la carica di Capo dello Stato vada a Khamenei e non a Ahmadinejad). Il Presidente ha la facolta' di nominare i Ministri, di presiedere il Governo, di decidere le leggi ed iniziative da sottoporre all'approvazione del Parlamento;

- Il potere giudiziario, il cui capo e' designato dalla Guida Suprema (l'attuale e' Sadegh Larijani), si articola in una Corte Suprema (il cui capo e' nominato direttamente dalla Guida per un mandato quinquennale) composta da 32 giudici scelti – sempre con l'approvazione di Khamenei – tra giuristi religiosi, un ufficio del Procuratore Generale, Tribunali speciali (per reati contro la sicurezza dello Stato) ed una Corte Clericale speciale. Anche qui appare incontrovertibile il ruolo dirimente del vertice religioso sul controllo della giustizia.

- Il potere legislativo, cioe' il Parlamento, in Iran viene denominato "Assemblea Consultiva Islamica" ("Majlis"). E' monocamerale, composto da 290 membri eletti a suffragio universale con un sistema a doppio turno per 4 anni sia su base distrettuale (207 distretti) sia in rappresentanza di minoranze. Anche qui e' bene ricordare che la candidatura di ogni deputato e' subordinata all'approvazione da parte del Consiglio dei Guardiani della Costituzione. E, altro dettaglio non trascurabile, l'attuale presidente dell'Assemblea, Ali Larijani, e' un fedelissimo di Khamenei (e fratello di Sadegh che guida il sistema giudiziario, nonche' fratello di Javad che e' stretto consigliere di Khamenei).

Dalla disamina di questa struttura di potere appare incontrovertibile il peso della Guida Suprema su ogni aspetto della vita sociale e politica dell'Iran. Non esiste nel sistema iraniano un adeguato contraltare tra poteri che possa garantire una qualsivoglia forma di democrazia pur nella gestione teocratica.

La dottrina che regola questa impalcatura di potere della teocrazia iraniana e' quella del "Velayat al fiqh", cioe' il controllo dell'aderenza di ogni atto dello Stato alla fede (meglio dire giurisprudenza) sciita che rende applicabile ogni tipo di censura. Dal punto di vista teologico, questo approccio trova giustificazione  nel fatto che, in attesa dell'arrivo del dodicesimo iman ( l'imam nascosto – e la fede sciita iraniana e' quella maggioritaria denominata "duodecimano" o "imamita" a fronte di altre scissioni avvenute nel tempo), e' nelle prerogative del giurisperito cercare di creare condizioni sociali che possano favorire l'arrivo del citato imam.

Nel contesto della rivoluzione iraniana che ha visto introdotto questo principio costituzionale con l'arrivo di Khomeini, il fatto che il principio stesso non garantisca margini ad una democrazia e', agli occhi del clero sciita, elemento irrilevante.

Se si volesse comunque esemplificare quali sono i due maggiori poteri che gestiscono l'Iran questi sono la Guida Suprema (predominante) ed il Presidente della Repubblica, che trova la sua forza contrattuale nel fatto di essere eletto dal popolo. Tuttavia, il potere della Guida Suprema e' fortemente prevalente. Da questo dualismo di poteri, uno di estrazione religiosa ed uno con legittimazione popolare, sono sorti nel tempo i contrasti tra Khamenei e Ahmadinejad, l'uno arroccato su posizioni ultra-conservatrici e l'altro su un approccio piu' conservatore-populista (ruoli talvolta invertiti all'occorrenza politica).

Questo stato di tensione tendera' ad accentuarsi nei prossimi mesi quando il mandato presidenziale di Ahmadinejad (secondo la Costituzione iraniana e' possibile un ulteriore ed ultimo terzo mandato ma non consecutivo) avra' termine il 14 giugno del 2013. E gia' sono iniziate le lotte per imporre come candidato al suo posto il consuocero, Esfandiar Rahim Mashaei (la figlia di questi ha sposato il primogenito di Ahmadinejad).

Tuttavia in Iran discettare sul termine di riformisti o moderati (come vengono oggi etichettati personaggi come Medhi Kharrubi, Mohammad Khatami, Mir Hossein Moussavi), tradizionalisti (ayatollah Mahdavi Kani), conservatori (ayatollah Mesbah Yazdi), ultra conservatori, tecnocrati o pragmatici (come spesso ci si riferisce a Ali Akbar Hashemi Rafsanjani) o altro (perche' poi all'interno di queste gruppi principali esistono ulteriori frazioni) e' solo un esercizio semantico che non implica sostanza politica, ma aggrega ed accomuna personaggi in una lotta di potere nel potere. Ed in questo gioco i valori in campo sono dettati anche dal rango nella gerarchia sciita, dal clientelismo, che si traduce spesso in nepotismo e familismo, dal collegamento con altri poteri forti nel Paese, come quello rappresentato dai commercianti del bazar (polmone economico), dai pasdaran (corpo paramilitare dei Guardiani della Rivoluzione islamica) e dai basiji (altro corpo paramilitare di giovani volontari).