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LA POLITICA DI PUTIN TRA RECUPERO DELLA SOVRANITA' SUL TERRITORIO RUSSO E ASPIRAZIONI "IMPERIALI"


vladimir putin
Vladimir Putin

Premessa

Il tema in esame, come si evince dal titolo, richiama due aspetti preminenti della politica del Presidente russo Vladimir Putin: il recupero della sovranita' sul territorio e le aspirazioni "imperiali" di Putin verso il passato "Impero degli zar", sulle cui ceneri e' stata costituita l'Unione Sovietica, il 30 dicembre 1922, dopo la fine della I Guerra Mondiale.

Dall'Unione Sovietica alla Federazione Russa

Le 15 Repubbliche dell'Unione Sovietica, a seguito dell'accordo di Belaveža, costituirono la Comunita' degli Stati Indipendenti per poi divenire Federazione Russa. Ecco una breve cronostoria:

  • le Repubbliche Socialiste Sovietiche che il 30 dicembre 1922 costituirono l'Unione Sovietica, sulle ceneri dell'Impero zarista: RSFS di Russia e le RSS di Ucraina, Bielorussia e Transcaucasia.

L'Unione Sovietica (in acronimo URSS) ebbe un percorso di 69 anni, caratterizzato dalla II Guerra Mondiale e dalla "Guerra Fredda"; si sciolse, o meglio "implose", a seguito dell'accordo di Belaveža (8 dicembre 1991), sottoscritto da Mikhail Gorbaciov, allora Presidente dell'Unione Sovietica, e dai Presidenti dell'Ucraina, Leonid Kravchuk, e della Bielorussia, Stanislav Šuškevič.

L'accordo sanziono':

      • la disgregazione dell'Unione Sovietica;

      • la costituzione della "Comunita' degli Stati Indipendenti" (CSI), con legami non certo paragonabili a quelli dell'Unione Sovietica, in quanto insufficienti a ricostituire una "casa comune".

Le cause della disgregazione si fanno risalire a Gorbaciov e alle sue riforme politiche poste in atto nella seconda meta' degli anni '80, basate sui criteri della glasnost (trasparenza) e sulla perestrojka (ristrutturazione, rinnovamento), risultati prematuri e inadeguati rispetto ai fattori di situazione del momento, in quanto:

  • il potere centrale aveva abdicato a molte delle sue funzioni;

  • nel Paese era stata istituita un'economia controllata da potentati economico finanziari, ai cui vertici si trovavano i cosiddetti "oligarchi".

In sintesi, un potere centrale incapace di controllare un territorio sterminato, infiltrato da organizzazioni terroristiche e mafiose e come tale in preda al caos e a rischio disgregazione;

  • le 15 Repubbliche dell'Unione Sovietica a seguito dell'accordo indicato costituirono la Comunita' degli Stati Indipendenti: tutte, ad eccezione delle tre Repubbliche baltiche - Estonia, Lettonia e Lituania - che non rientreranno piu' nella Comunita', per motivi etnico-culturali e per le trascorse relazioni con la Russia; per contro, la Federazione Russa fu considerata la naturale/logica erede dell'URSS, in quanto:

  • per sviluppo territoriale era e rimane la piu' estesa tra le Repubbliche indipendenti della CSI;

  • la sua popolazione (145 milioni di abitanti ca.) corrispondeva a piu' del 50% della popolazione di tutta l'ex Unione Sovietica;

  • la presenza di cittadini della Federazione Russa era preminente nelle F.A. ex-sovietiche e nell'ex Partito Comunista (discioltosi con l'Unione Sovietica).


dmitry medvedev
Dmitry Medvedev

La "staffetta" Putin-Medvedev

La Federazione Russa, dal 2000 ai nostri giorni, viene governata con un sistema definito, con un termine preso dalle competizioni sportive, "staffetta": due soli esponenti di vertice si alternano nei due incarichi politici principali, il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro; la staffetta e' tra Vladimir Putin e Dmitri Medvedev.



PERIODO


PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA


PRIMO MINISTRO


2000-2004



VLADIMIR PUTIN


DMITRIJ MEDVEDEV


2004-2008



VLADIMIR PUTIN


DMITRIJ MEDVEDEV


2008-2012



DMITRIJ MEDVEDEV


VLADIMIR PUTIN


2012-2016



VLADIMIR PUTIN


DMITRIJ MEDVEDEV

La durata dell'incarico (quattro anni) e' prevista dalla Costituzione del '93; l'incarico puo' essere confermato una volta sola; dopo l'intervallo di un mandato (4 anni dopo) puo' essere ripreso ulteriormente: da qui la "staffetta"!

Le linee guida del governo si possono così sintetizzare:

  • il recupero della sovranita' dello Stato su tutto il territorio della Federazione, come dimostra la "campagna" contro gli indipendentisti e i terroristi in Cecenia del 1999, sotto la direzione di Putin, allora solamente Primo Ministro;

  • il miglioramento dell'economia e soprattutto la "deprivatizzazione" delle risorse: nella precedente gestione erano sotto il controllo degli "oligarchi".

A tale proposito, i due citati esponenti di vertice hanno portato in campo la propria esperienza e la propria formazione culturale:

  • Putin (61 anni) e' stato in precedenza responsabile di un importante Direttorato dei Servizi di Informazione, con competenza nel settore della politica militare; e' "conservatore" per quanto riguarda i valori tradizionali, con propensione verso il passato Impero zarista;

  • Medvedev (48 anni) mette in campo una considerevole esperienza nella gestione di risorse energetiche e la conoscenza della tecnologia applicata a tale settore; per ideologia, e' sicuramente piu' "liberale" di Putin.

All'atto del primo avvicendamento alla Presidenza, nel 2008, ci si poneva l'interrogativo se si trattasse di effettiva alternanza (in autonomia) tra i due ruoli oppure di subordinazione di Medvedev nei confronti di Putin; l'orientamento per la seconda ipotesi e' scaturito anche dalla risposta fornita da Medvedev nel corso di un'intervista, quando un giornalista gli chiese precisazioni in merito ad un provvedimento di politica economica: Medvedev gli rispose che ne avrebbe parlato "con Putin".

Le aspirazioni "imperiali" di Putin

  1. Le aspirazioni di Putin sono risultate evidenti nel corso di un discorso rivolto alla Nazione e al mondo in occasione della ricorrenza dell'anniversario della prima Costituzione russa post-sovietica, a dicembre 2013; venne detto tra l'altro che:

    • la Russia e' pronta ad assumere ancora una volta il ruolo di superpotenza (in riferimento all'esito della "Guerra Fredda");

    • non esiste alcuna pressione sull'Ucraina da parte della Russia per allontanarla dal progetto di adesione all'Europa, sebbene fosse stata invitata ad aderire all'Unione Doganale (in progetto dal 1994 tra Russia, Bielorussia e Kazakistan); lo scopo dell'invito, in realta', e' quello di allontanare l'Ucraina dall'influenza della Cina e degli Stati Uniti. Nella circostanza, l'Unione Europea e' stata definita la "tomba dei diritti umani"!

    • sono stati altresì indicati i successi della nuova "Grande Potenza", protesa verso Oriente, in particolare:

      • la mediazione della Russia per bloccare il bombardamento della Siria (il dispositivo militare USA era gia' schierato);

      • la posizione della Russia a favore della Repubblica islamica dell'Iran: senza l'Iran, i negoziati siriani di "Ginevra 2" sono un'ipocrisia, ha affermato il Ministro degli Esteri russo Lavrov;

      • il caso Snowden, la spia statunitense dello scandalo "Datagate", accolta sul territorio russo (per un anno) allo scopo di sottrarlo alla giustizia degli Stati Uniti (dove lo spionaggio e' punito anche con la "pena capitale"). Questo tuttavia, ribadisce Putin, non deve essere inteso come un sintomo di debolezza oppure come giustificazione e bilanciamento delle leggi in vigore in Russia contro l'omosessualita', contro il teppismo delle donne, le "Pussy Riot", e contro gli ecologisti di "Greenpeace".

  1. A proposito del "sogno imperiale di Putin" si aggiunge ancora:

    • la scelta per le Olimpiadi invernali della citta' di Sochi, prossima al Caucaso, sulla sponda orientale del Mar Nero, per le quali Putin si e' impegnato in prima persona fin dall'assegnazione dei Giochi, vuole ricordare il successo contro l'indipendentismo "ceceno" (II Guerra Cecena), che ha lasciato il posto al radicalismo islamico dell'Emiro Doku Umarov e alla "guerra per le Olimpiadi" (n° 2 attentati a Volgograd, ex-Stalingrado: 36 morti tra la popolazione);

    • ricostituire lo spazio sovietico e' dunque l'aspirazione del Presidente Putin; con quali obiettivi e come conseguire questi risultati:

  • per gli obiettivi si considera il mantenimento delle aree strategiche del Mar Nero con la Crimea (base navale di Sebastopoli), cui si aggiungono i territori autonomi della Georgia (Abkazia e Ossezia del Sud); il Caucaso minacciato dalle formazioni islamiste di Umarov e gli "stan countries", Paesi ex-sovietici che a piu' riprese hanno espresso il proprio criterio di voler "gestire in proprio" le risorse energetiche del territorio, senza ingerenze esterne, stante anche l'alternativa di scambi commerciali con la Cina, da sempre "assetata" del petrolio e del gas della vicina Asia Centrale;

  • per quanto riguarda il "come", la Russia ha gia' messo in atto alleanze di cooperazione con questi Paesi, nel settore della difesa del territorio dal terrorismo e nel settore della cooperazione militare (esercitazioni di prontezza militare, con grande partecipazione di reparti e mezzi). Attraverso questi settori di cooperazione, la Russia tenta di pervenire alla collaborazione nel settore commerciale (risorse energetiche, in particolare);

    • le alleanze per la cooperazione, oltre a quella in atto fin dallo scioglimento dell'Unione Sovietica - come la Comunita' degli Stati Indipendenti (CSI) - riguardano:

  • l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO): Russia, Cina e gli Stan Countries (meno l'Uzbekistan);

  • l'Organizzazione per il Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), per il mantenimento della pace in collaborazione con l'ONU: Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Tagikistan e Uzbekistan;

  • l'Unione Euroasiatica (UEA), un'unione a somiglianza dell'UE, lanciata dal Presidente kazako Nazarbaev nel 1994, tra Russia, Bielorussia e Kazakistan, che entrera' in funzione nel 2015 e che riunira' tutti i Paesi dell'ex-Unione Sovietica. I prodromi di questa UEA si concretizzeranno nell'Unione Doganale (corrisponde al Partenariato Orientale nell'Unione Europea). In occasione del 3° summit del citato partenariato (28-29 novembre 2013), all'indomani della decisione dell'Ucraina di sospendere i negoziati per la firma dell'Accordo di Associazione con l'UE secondo il parere e la volonta' del Presidente filo-russo Yanukovič, si e' ridestato l'interesse degli altri membri dell'UEA (Armenia, Azerbaijan, Turkmenistan, Tagikistan, Moldova, Georgia e Ucraina), nel senso che:

          • Armenia, Tagikistan e Kirghizistan intendono aderirvi, partendo dall'Unione Doganale;

          • la Georgia mantiene una posizione possibilista, guardando all'Ucraina la quale, nonostante la sospensione dell'Accordo di Associazione, tende ad avvicinarsi all'UE in relazione ai settori di interesse per l'Ucraina, alla base dell'accordo in questione:

                  • l'approvvigionamento energetico;

                  • il problema della popolazione dell'Ucraina orientale (russofona e russofila);

                  • la politica commerciale della Russia.


Vladimir M. Gundyaev
Il patriarca di Mosca
Vladimir M. Gundyaev

L'Ortodossia cristiana quale supporto alla politica estera russa

Secondo la Chiesa ortodossa russa, il mondo ortodosso si propone come sistema di coabitazione di popoli di differenti religioni e culture nel rispetto della propria religione; il ruolo, pertanto, della Chiesa ortodossa russa consiste nel dialogo tra le differenti religioni e culture che nel 1998 si e' concretizzato con l'istituzione del "Consiglio Inter-religioso della Federazione Russa" e dell'analogo "Consiglio Inter-religioso della CSI".

Il Patriarca della Chiesa ortodossa russa, consapevole di questo ruolo imprescindibile ai fini del dialogo tra i Cristiani ortodossi, ha portato avanti questo obiettivo nella considerazione che se esiste un processo di integrazione dell'Europa, se i musulmani cercano di affermarsi sullo scenario internazionale, e' consequenziale che anche gli ortodossi aspirino alla propria geopolitica, in linea con la politica estera di Putin.

Ma chi sono e quanti sono i Cristiani ortodossi? Secondo il Patriarcato di Mosca, i Cristiani ortodossi sono complessivamente 230 milioni (dei quali 160 milioni, il 70%, appartengono alla Chiesa russa), distinti in tre fasce di presenza:

  1. Paesi ortodossi per tradizione: Bielorussia, Bulgaria, Cipro, Georgia, Grecia, Macedonia, Moldova, Montenegro, Romania, Russia, Serbia, Ucraina (si tratta di Chiese nazionali ortodosse);

  2. altra forma di presenza ortodossa sono le minoranze etnico-culturali nei seguenti Paesi: Albania, Repubblica Ceca, Finlandia, Polonia, Slovacchia e/o diffuse in Medio Oriente e nelle Americhe;

  3. e infine, la "diaspora" ortodossa presente nei Paesi dell'Europa occidentale.

A proposito dell'Ucraina, e' importante indicare, oltre agli aspetti gia' menzionati, la divisione in due aree distinte per la lingua stando al corso del Fiume Dnepr: l'area di lingua ucraina (verso Occidente, al confine con la Polonia) e l'area di lingua russa (verso Oriente, al confine con la Russia). Da considerare altresì l'esistenza in Ucraina di circa 40 nazionalita' e di alcune regioni dalle caratteristiche molto marcate, come: la Galizia, divisa tra Polonia e Ucraina, la Transcarpazia tra Slovacchia e Ucraina, la Bucovina tra Romania e Ucraina, e soprattutto la Crimea, di cui si e' gia' detto, con piu' del 50% di abitanti "russi", effettivi o temporaneamente presenti.

Questo e' un fattore di notevole complessita' (Piazza Majdan, a Kiev, come altre "Piazze" dei Paesi arabi ne sono la dimostrazione). A proposito di complessita', si citano due Chiese ortodosse ucraine autocefale, nate in funzione anti-russa, che sono motivo di contrasto con il Patriarcato di Mosca.

Per chiudere il capitolo sul mondo ortodosso russo, di fronte alle persecuzioni dei cristiani ortodossi in Medio Oriente, e' significativo quanto espresso, di recente, da Papa Francesco:

  • il Medio Oriente non ha senso senza i Cristiani;

  • i musulmani hanno il dovere di rispettare i Cristiani d'Oriente come l'Occidente fa con i musulmani;