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I SERVIZI DI INTELLIGENCE SAUDITI


Al-Mukhabarat al-'Amma

In tutti i Paesi arabi i Servizi informativi svolgono un ruolo centrale. La loro importanza è direttamente proporzionale al tipo di regime: più questo è dittatoriale o autoritario, più il loro contributo alla stabilità è qualificante. Ed ovviamente anche la discrezionalità con cui opera diventa più larga e molto più efferata. Poiché in Medio Oriente la presenza di regimi autoritari è ricorrente, è, di volta in volta, utile valutare quanto efficaci siano questi Servizi sia sul piano interno (e quindi idonei a garantire la sopravvivenza del regime), sia sul piano internazionale (nelle tipiche attività di spionaggio o controspionaggio).

In Arabia Saudita l'organismo deputato all'attività intelligence è la Presidenza Generale dell'Intelligence del Reame dell'Arabia Saudita, meglio conosciuto con il nome arabo di "al Mukhabarat al 'Amma al Mamlaka al Arabyah Saudihya". Un Servizio Informazioni importante per la monarchia saudita. Nel 2015, appena insediato sul trono, tra i primi provvedimenti del nuovo Re Salman vi è stato l’avvicendamento fra il Capo dei Servizi, il Principe Khaled bin Bandar, con un personaggio di sua diretta fiducia: il generale in pensione Khaled bin Ali bin Abdullah al Humaidan, già vice dell'attività investigativa ("madahith") nell'ambito del Ministero dell'Interno.

Khaled bin Bandar, un Tenente Generale dell'Esercito con ampie esperienze di guerra contro Saddam Hussein in Iraq e gli Houthi in Yemen, ha lasciato il Comando del Servizio che deteneva dal giugno 2014 ma è rimasto nell'incarico, sicuramente meno importante, di Consigliere del Re Salman. Con l'arrivo di al Humaidan, per la prima volta il Re ha scelto per un incarico così qualificante un personaggio al di fuori della Corte Reale.

I compiti e la struttura del Servizio

Compito primario del Servizio è garantire – come capita un po’ in tutto il mondo – la sicurezza nazionale. Quindi, principalmente, spionaggio, controspionaggio, analisi. Fornisce al sovrano informazioni e valutazioni strategiche. E', nella sostanza, il più accreditato consulente per le decisioni del Re. Essendo comunque l'organismo più importante che si occupa di attività di intelligence, la Presidenza coordina e pianifica anche l'attività operativa degli altri apparati come quelli del Ministero della Difesa ed Aviazione, quelli della Guardia Nazionale e del Ministero dell'Interno. Presiede anche alla gestione delle relazioni bilaterali con i vari Servizi stranieri.

Il Direttore/Presidente della Presidenza Generale dell'Intelligence è coadiuvato da un Vice Direttore. In questo posto è stato ultimamente nominato Ahmad Hassan Mohammad Asiri, in passato portavoce della coalizione a guida saudita in Yemen. Un Ispettorato generale per il protocollo, l'Ufficio per le Relazioni Esterne, ed un Ufficio di Presidenza sono parte integrante dello staff di vertice.

A livello inferiore ci sono poi una serie di branche presiedute da vari assistenti del Direttore/Presidente: Dipartimento per gli Affari Amministrativi e Finanziari, un Dipartimento per le Comunicazioni e Intercettazioni, un Dipartimento Tecnico, un Dipartimento per l'Attività Addestrativa e la Pianificazione, un Dipartimento Operativo (che coordina i centri esteri e quelli sul territorio nazionale) ed un Dipartimento Analisi (poi suddiviso al suo interno in vari desk orientati su varie tematiche: politica, terrorismo ecc.). Non tutte le sedi sono concentrate a Riad, ma alcune sono distaccate a Gedda e Taif.

In linea generale il Servizio ha specialisti di buon livello, è ben organizzato al suo interno, con ampio utilizzo di apparati informatici.


Khaled bin Ali bin Abdullah al Humaidan
Khaled bin Ali bin Abdullah al Humaidan


La comunità intelligence saudita

La comunità intelligence saudita – ovvero tutti quegli apparati che, a diverso titolo, si occupano di garantire la sicurezza nazionale – risponde del proprio operato direttamente al sovrano. Quindi non solo la Presidenza Generale dell'Intelligence (un primus inter–pares con il rango di un Ministero), ma anche la Guardia Nazionale, il Ministero della Difesa e dell'Aviazione, quello dell'Interno ed il Ministero degli Affari Esteri. Presiede questi organismi il sovrano nel suo ruolo di Comandante supremo.

La Guardia Nazionale, in pratica l'Esercito, conta circa 250.000 uomini tra effettivi e riservisti. L’ha guidata per un certo periodo il Principe Miteb bin Abdullah (figlio del precedente sovrano), recentemente arrestato per presunte accuse di appropriazione indebita e sostituito dal Principe Khalid bin Ayyaf al Muqrin. L'importanza della Guardia Nazionale è anche legata al fatto che costituisce l’anello di congiunzione tra le tribù beduine – che ne forniscono gli effettivi – e la Corte Reale. Uno strumento di guerra, ma anche di coesione sociale. Il comando della Guardia Nazionale equivale a quello di un Ministero.

Il Ministero della Difesa e dell'Aviazione è invece guidato direttamente da Mohammed bin Salman ed è quindi sotto il diretto controllo dell'attuale Principe ereditario. All'interno di questo Ministero, sotto l'egida del Capo di Stato Maggiore Generale, opera un reparto Informazioni e Sicurezza, cioè un organismo con il compito di polizia e intelligence militare.

Il Ministero dell'Interno era guidato dall’ormai ex, vista l’ultima purga, erede al trono, il Principe Mohammed bin Nayef. Toltogli il ruolo di principe ereditario gli è stato tolto pure il Ministero. Al suo posto è stato messo un personaggio fedele al Re, ma soprattutto amico del figlio, il Principe Abdulaziz bin Saud. Anche all'interno di questo Ministero opera un Servizio Intelligence interno, dedicato sopratutto alla lotta contro il terrorismo.

All'interno di questa comunità intelligence, il Ministero degli Esteri agisce soprattutto come cinghia di trasmissione dei contatti tra gli apparati di sicurezza sauditi e quelli esteri e costituisce anche fonte di analisi e valutazione sulle varie questioni regionali. Mai come adesso, viste le aree di crisi di cui è pieno il Medio Oriente, è molto importante il ruolo di advisor svolto da questo dicastero nella gestione della sicurezza nazionale.

I vertici di queste branche facevano parte del Consiglio di Sicurezza Nazionale che adesso Re Salman ha sciolto trasformandolo in un "Consiglio per gli Affari Politici e di Sicurezza". Anche in questo caso il mutamento è corrisposto ad una logica di avvicendamento e controllo. Sciogliendo il Consiglio di Sicurezza Nazionale, il sovrano ha allontanato da un posto chiave il Principe Bandar bin Sultan, per tanti anni ambasciatore negli Stati Uniti e Segretario del Consiglio da ben 10 anni.

Creando invece il Consiglio per gli Affari Politici e di Sicurezza, Re Salman ha trovato subito una collocazione per il figlio Mohammed bin Salman nella sua qualifica di Ministro della Difesa. E dopo aver esautorato il Principe ereditario Mohammed bin Nayef, che lo presiedeva, adesso è lo stesso figlio del sovrano – dopo la sua nomina a Principe ereditario– ad averne preso le redini. Quindi, in estrema sintesi, un gioco di palazzo per accentrare il potere nelle mani di Mohammed bin Salman.

Del resto, le ultime epurazioni messe in atto dal sovrano saudita hanno allontanato dagli apparati di sicurezza tutti quei personaggi che, a diverso titolo potevano, ostacolare l'ascesa del figlio Mohammed nella futura corsa al trono. E questo qualifica quanto questi siano importanti nella gestione del potere. Oltre al Principe Miteb bin Abdullah è stato epurato anche il Principe Muqrin bin Abdulaziz, fratello del Re ritiratosi dalla competizione a principe ereditario, ma che aveva nei suoi trascorsi quello ingombrante di essere stato Direttore della Presidenza Generale dell'Intelligence dal 2005 al 2012.


bandar bin sultan
Bandar bin Sultan


I rapporti con gli Stati Uniti

Le epurazioni e gli avvicendamenti hanno allontanato dai centri di potere anche personalità che tenevano contatti privilegiati con l'Amministrazione USA. E' il caso del citato Principe Bandar bin Sultan, ambasciatore negli Stati Uniti dal 1983 al 2005. Già nel 2015, all'atto del suo avvento al trono, Re Salman aveva subito avvicendato il Principe Saud bin Feisal che da 30 anni ricopriva l'incarico di Ministro degli Esteri.

Esiste infatti in Arabia Saudita un forte collegamento tra sicurezza e rapporti con gli Stati Uniti: la cooperazione intelligence molto stretta tra i due paesi, il fatto che Washington sia il principale fornitore di armamenti e tecnologia, la stabilità e difesa del reame garantita direttamente/indirettamente dagli americani. E non è casuale che il Ministero degli Affari Esteri, anche per questo, faccia parte a pieno titolo della comunità intelligence saudita. Eliminare i rapporti privilegiati dei singoli personaggi con Washington significa concedere all'erede al trono un diretto vantaggio in queste relazioni bilaterali.

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