LIBIA - CACCIA
GROSSA AGLI UOMINI DI GHEDDAFI

Tripoli

Tripoli
Abdallah Senussi, cognato di
Gheddafi, rappresentava piu' di ogni altro l'aspetto piu' sanguinario
del regime libico. Era l'uomo della repressione, quella piu' nota della
rivolta del carcere di Abu Salim (1200 morti nel 1996), ma anche di
tanti oppositori fatti sparire o eliminati in patria e all'estero. Era
l'uomo del terrorismo contro l'Occidente come dimostra il suo
coinvolgimento nell'abbattimento di un volo della Compagnia U.T.A. sui
cieli del Niger nel 1989 e anche in quello della Pan Am su Lockerbie
nel dicembre dell'anno prima.
Condannato in contumacia all'ergastolo dalle autorita' francesi, aveva sulla sua testa un mandato di cattura internazionale. Il 16 maggio del 2011, su presentazione di un dossier da parte del C.N.T. libico, il Tribunale Criminale Internazionale de L'Aia aveva emesso un altro mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanita'.
Scappato in Mali attraversando il deserto e passando attraverso il Niger dopo l'uccisione di Gheddafi con il fattivo aiuto delle tribu' tuareg si era portato dietro anche grosse quantita' di denaro e di oro per rendere piu' gradevole ed anche piu' sicura la sua latitanza.
Senussi, negli anni di potere, si era creato tutta una ragnatela di contatti e connivenze sia nel nord Africa che nella fascia sub-sahariana: Niger, Mali, Mauritania, Marocco, Egitto, Ciad erano, nella sua percezione e convinzione, Paesi di sicuro approdo o transito. Con le tribu' tuareg del Mali e del Niger aveva poi un rapporto preferenziale, consolidato nel tempo dai supporti politici, ma soprattutto finanziari elargiti dal regime, nel tempo, alle varie rivendicazioni e movimenti autonomisti. Aveva rafforzato un legame particolare con il Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad (M.N.L.A.) e soggiornava nella regione del Kidal sotto la protezione di questa formazione che, forse, non casualmente, anche con l'aiuto dei soldi di Senussi, potra' successivamente estendere il suo controllo militare ad una buona parte del territorio maliano.

Abdallah Senussi con Gheddafi
Ma Senussi ambiva anche a ricostruire una filiera di ex del regime che potesse nel tempo riprendere la lotta armata in Libia. E per questo intendeva contattare i maggiorenti del regime che si erano rifugiati in altri Paesi della regione. In Marocco soggiornava Kweldi al Humaidi, membro del Consiglio Rivoluzionario, uno degli uomini piu' vicini a Gheddafi, suo partner nella rivoluzione del 1969, peraltro poi imparentatosi con il Rais per il matrimonio di sua figlia con Saadi al Gheddafi. Oltre a Kweldi in Marocco stazionavano altri rifugiati libici legati al regime scappati dalla rivolta.
Senussi decide quindi di fare un viaggio a Casablanca, ha un passaporto del Mali di copertura (giusto una precauzione formale in quanto tutti lo conoscono nell'area per la sua intensa attivita' relazionale negli ultimi 40 anni), con barba e capelli piu' lunghi del normale per rendersi meno identificabile, arriva nella capitale mauritana scortato da membri del M.N.L.A. e si imbarca a Nouakchott con un volo della Air Marocco. Della Mauritania non teme niente: il Presidente Ould Abdulaziz aveva un grosso debito di riconoscenza verso Gheddafi essendo stato il leader libico l'unico a far riammettere il regime mauritano nell'African Union dopo il colpo di Stato militare dell'agosto 2008.
Ma i Servizi francesi non avevano mai abbandonato l'idea di catturare Senussi dopo l'attentato del 1989 anche se poi i propri rappresentanti in Tripoli avevano relazioni stabili con gli omologhi libici e quindi anche lo stesso Senussi in quanto Direttore dell'Intelligence Militare. La caccia a Senussi pero' aveva adesso ripreso vigore in quanto il Presidente Sarkozy, dopo aver guidato il sostegno internazionale alla rivolta libica, aveva anche bisogno di un altro argomento di prestigio nella tenzone elettorale contro Hollande. Una soffiata segnala ai francesi la presenza di Senussi a Casablanca.
Nonostante le pressione di Parigi, le autorita' marocchine non fermano Senussi, non vogliono intromettersi nelle vicende libiche. La Direction Ge'ne'rale des Etudes et de la Documentation (il controspionaggio marocchino) controlla i movimenti di Senussi, ma non cede alle richieste di arresto/estradizione. Con Gheddafi hanno sempre avuto un rapporto abbastanza corretto salvo le divergenze per l'appoggio libico al Polisario della R.A.S.D. (una delegazione marocchina, aveva abbandonato le celebrazioni del 40ennale della rivoluzione libica a Tripoli quando si era accorta che sul palco delle autorita' stazionava anche una delegazione di quel movimento).
Le pressioni francesi si spostano allora sulla Mauritania. Il 17 marzo 2012, scendendo dal volo che da Casablanca lo riportava a Nouakchott accompagnato da un familiare, Abdallah Senussi viene fermato dalle autorita' mauritane. Subito la Libia ne chiede l'estradizione, la Francia rivendica la consegna al Tribunale Criminale Internazionale, ma il regime militare mauritano prende tempo, combattuto tra la riconoscenza e simpatia verso il regime di Gheddafi e le pressioni esercitate da Paesi terzi (ai francesi adesso si uniscono anche le pressioni americane).
Senussi viene sistemato in un residence sotto sorveglianza, gli viene risparmiato il carcere. Non essendoci un accordo di estradizione tra la Libia e la Mauritania, esistono anche cavilli giuridici per bloccare il trasferimento del personaggio in altre nazioni in quanto, almeno formalmente, dovrebbe essere processato in Mauritania per ingresso illegale.
Da marzo a settembre si susseguono le pressioni e le visite di delegazioni francesi e libiche per ottenere il trasferimento di Senussi. Il 5 settembre la giunta militare mauritana cede. Viene preannunciato a Senussi l'incontro con un'importante autorita' libica. Viene quindi prelevato (lui vestito in modo formale per questo presunto incontro di alto livello ) e portato in aeroporto. Quando si rendera' conto di essere stato raggirato, tentera' una reazione ma e' troppo tardi. Ad aspettarlo, per l'estradizione, c'era comunque una delegazione libica guidata dal Ministro delle Finanze Hassan Zaglam e composta anche da membri dei neo-Servizi di sicurezza. Un volo privato lo porta subito all'aeroporto di Mitiga (quello che ai tempi di Gheddafi veniva utilizzato per l'arrivo di importanti delegazioni) in Tripoli dove sbarchera' alle ore 14:45. Viene subito trasferito, in elicottero, nella prigione di Al Hadbah al Khadra, dove sono reclusi altri esponenti del regime in attesa di processo.
Nonostante le tempestive e rassicuranti dichiarazioni del Primo Ministro Abdurrahim al Kib che Senussi subira' un processo equo, non esistono margini di dubbio che Abdallah Senussi e' tecnicamente un morto che cammina. Tali e tante sono le brutalita' accreditate al personaggio che un processo potra' concludersi solo con la sua condanna alla pena capitale. Ed il Premier al Kib ha voluto anche ribadire, come nel caso delle richieste per Seif al Islam, che non si procedera' all'estradizione del detenuto a L'Aia.
I motivi per cui la giunta militare mauritana ha alla fine ceduto alle richieste libiche sono prosaicamente da riferirsi ai 200 milioni di dollari che le autorita' di Tripoli hanno promesso (secondo altri gia' versati in una banca) di investire in Mauritania. E non viene neanche escluso che altrettanti benefici possano arrivare da Parigi a Nouakchott per la stessa circostanza. In un Paese povero come la Mauritania una somma del genere ha un forte impatto persuasivo. E poco importa se la decisione di Nouakchott implichera' la morte di Senussi.
Sicuramente Abdallah Senussi e' la preda piu' grossa di una caccia che le autorita' libiche hanno intrapreso per portare davanti alla giustizia membri del passato regime. Lo scopo e' anche quello di legittimare, attraverso un processo pubblico di questi personaggi, la nuova dirigenza del Paese , di sancirne contemporaneamente il potere e di scoraggiare eventuali rigurgiti nostalgici di personaggi legati a Gheddafi. Il pericolo e' che le tribu' tuareg del Mali e del Niger ne possano ancora subire il fascino.
Con lo stesso sistema persuasivo applicato alla Mauritania, la Libia e' riuscita a fare estradare dalla Tunisia l'ex Primo Ministro Mahmoud al Baghdadi.
Scappato in Tunisia dopo il crollo del regime era stato processato dal tribunale tunisino, ma poi assolto, per immigrazione illegale. Una promessa di significativi investimenti libici in quel Paese accompagnati da una vendita di prodotti petroliferi a prezzi agevolati ha convinto Tunisi a estradare Al Baghdadi a Tripoli il 24 giugno scorso. Il personaggio e' detenuto nello stesso carcere di Senussi in attesa di processo. In questo caso la vittima sacrificale e' piu' un simbolo del vecchio regime e non un carnefice come Senussi.

Saif al Islam
Di altri personaggi di spessore che affronteranno il processo in Libia, oltre a Senussi e Baghdadi, siederanno sul banco degli imputati anche Seif al Islam (accusato come Senussi di crimini contro l'umanita', ma piu' per gli aspetti politici che materiali e ora detenuto nel carcere di Zintan) e Abu Zeid Durda, capo dell'External Security Service dal 2009. L'ironia della sorte vuole che Durda, che era stato designato alla guida di quella struttura per “ripulirla” dalle efferatezze del passato, si trovera' sul banco degli imputati mentre Moussa Koussa, il suo predecessore (aveva guidato l'E.S.S. dal 1994) che quelle efferatezze aveva compiuto, e' rifugiato e sotto protezione in Inghilterra. Ma Koussa avra' ora ripagato l'ospitalita' inglese con un forte contributo informativo su fatti e misfatti del passato.
Ma nel carniere libico mancano all'appello ancora altri personaggi di spessore. Uno e' Khaled Tuhami, capo dell'Internal Security Service, un organismo anch'esso dedito al lavoro sporco contro gli oppositori del regime. Tuhami si e' rifugiato in Egitto e, nonostante le richieste libiche, le autorita' del Cairo non hanno sinora concesso l'estradizione. Il Maresciallo Tantawi, proprio per questo rifiuto egiziano, era stato oggetto di una contestazione a Tripoli nel gennaio scorso. Ma la richiesta libica riguarda circa 40 esponenti del vecchio regime tra cui il cugino di Gheddafi, Ahmed Gheddafi al Dam, l'ex ministro degli esteri Ali al Treki, un ex capo dell'Intelligence militare, Al Jabou Abu Zeid. Ma anche il Presidente Morsi, sinora, non si e' manifestato al riguardo.
Poi c'e' la caccia a quei pochi superstiti della famiglia di Gheddafi. Uccisi Mutassim (nella battaglia di Sirte il 20.10.2011), Khamis (29 agosto 2011), Seif al Arabi (30.11.2011), rimangono all'appello Saadi, Hannibal, Mohammed e la figlia Aisha.
Saadi era scappato in Niger nel settembre 2011 dopo un tentativo, peraltro fallito, di negoziare la sua resa con i ribelli libici. Aveva ottenuto l'asilo politico da parte delle autorita' di Niamey che nel frattempo avevano respinto varie richieste di estradizione da parte della Libia. Scappato con molti soldi al seguito si era comprato la solidarieta' delle autorita' nigerine, ma si era anche dedicato ad una dolce vita dispendiosa millantando, in interviste televisive, di essere in contatto con l'opposizione armata contro le nuove autorita' libiche (e per questo aveva avuto anche qualche problema con le autorita' del Paese ospitante). Con la estradizione dello zio Senussi in Libia, Saadi ha subito fiutato che le cose potevano cambiare in peggio per lui. Infatti i soldi libici, come hanno facilmente convinto la Mauritania, potrebbero fare altrettanto con un Paese povero come il Niger. Questo nonostante gli stretti legami intercorsi nel passato tra il Presidente Mahamadou Issoufou e Gheddafi stesso.
Saadi ha fatto subito chiedere, attraverso il suo avvocato israeliano Nick Kaufman, l'autorizzazione a lasciare il Paese. Autorizzazione gia' concessa da parte di Niamey, ma occorre anche quella dell'ONU per poter prendere un volo di linea (esiste una interdizione internazionale ai viaggi sia per lui che gli altri familiari). Probabilmente dovrebbe trasferirsi in Sud Africa, dove sembra siano gia' state accantonate risorse finanziarie della famiglia. Peraltro le autorita' di Pretoria durante la guerra avevano piu' volte intercesso per salvare Gheddafi dalla sconfitta ed avevano poi riconosciuto il C.N.T. solo dopo la conquista di Tripoli da parte dei ribelli.
Il resto della famiglia (la madre Safiyah, la sorella Aysha, il fratello Hannibal ed il fratellastro Mohammed ed altri parenti al seguito con nutrita scorta) sono ancora sotto l'ala protettrice dell'Algeria. Vi erano scappati il 30 agosto dello scorso anno attraversando il deserto libico-algerino nei pressi di Ghadames per poi dirottare verso Djanet per consentire ad Aysha di partorire una bambina. Da li', con un aereo privato messo a disposizione delle autorita' algerine, erano stati trasferiti nei pressi di Algeri. La concessione di asilo e' stata giustificata per motivi umanitari. Anche per loro sta maturando il tempo di andarsene altrove.
Il presidente algerino Bouteflika ed il suo governo, sempre abbastanza critici sulla rivolta libica, un po' per paura dell'effetto contagio, un po' per la presenza di estremisti islamici nei ranghi dei ribelli, hanno adesso interesse a ripristinare un dialogo costruttivo con Tripoli. La partenza della famiglia Gheddafi aiuta sicuramente a riportare serenita' nei rapporti bilaterali. Anche qui, stante il divieto ONU (su richiesta della Corte Criminale Internazionale che comunque Algeri non riconosce come autorita' non essendo firmataria dell'accordo di Roma) a fare volare i familiari del dittatore, ogni prossimo trasferimento e' subordinato ad una autorizzazione internazionale. Ancora una volta ricorre come meta finale il Sud Africa.
Quando i ribelli sono riusciti ad entrare nel fortino di Bab Azizya in Tripoli, tra gli incartamenti ritrovati e' comparsa una documentazione riferita a Hana Gheddafi, il suo passaporto e i suoi studi in medicina. Hana era la figlia adottiva del Rais ed era stata indicata come uccisa dai bombardamenti americani del 1986. Dove si trovi adesso questa persona (in Algeria con il resto della famiglia o altrove) non e' dato di sapere. Comunque le autorita' svizzere hanno poi accertato che Hana aveva un conto intestato a suo nome nella Confederazione.
Un altro personaggio legato al vecchio regime era Shukri Ghanem. Primo Ministro dal 2003 al 2006, poi Ministro del Petrolio fino al 2011, impersonava l'aspetto finanziario di tutta l'elite che circondava il regime.

Gheddafi
Nel maggio dello scorso anno Ghanem scappa in Tunisia con la famiglia, passa poi per l'Italia (a suo tempo con le benevole intercessioni dell'ENI gli era stata proposta la cittadinanza italiana, poi rifiutata dopo un intervento del Rais) infine si stabilisce a Vienna, dove gia' in passato lui trascorreva molto tempo per le sue incombenze in ambito O.P.E.C.. Durante l'esilio Ghanem aveva tentato di solidarizzare con la ribellione, ma era apparso ai piu' come mossa dettata piu' dall'opportunismo che dalle convinzioni.
Il 29 aprile 2012 il suo corpo viene ripescato nel Danubio. Morte accidentale dovuta ad un malore o morte procurata? E, nel secondo caso, chi poteva avere interesse a eliminarlo? L'unica cosa certa e' che Ghanem era e rimaneva un simbolo del vecchio establishment, ma era anche detentore di tanti segreti, soprattutto finanziari, che qualcuno aveva intenzione di fare sparire.
Sul problema dei segreti si giocheranno in futuro anche i destini di molti uomini legati a Gheddafi che alternativamente sono scappati all'estero o che si sono opportunamente riposizionati a fianco dei ribelli. Uno che sa molto e che potrebbe parlare e' lo stesso Senussi. Gia' in Nouakchott una delegazione libanese lo aveva avvicinato per saperne di piu' sulla sparizione dell'Imam sciita Sheykh Musa Sadr arrivato in Libia nel 1978 su invito di Gheddafi per partecipare alle celebrazioni della Rivoluzione e mai piu' ritrovato.
Le autorita' libiche stanno adesso preparando altri dossier sui personaggi dell'ex regime per determinarne l'accusa di crimini contro l'umanita'. Si parla di Khaled Tuhami, dello stesso Moussa Koussa e di altri maggiorenti, molti tra quei sopravvissuti di una lista di 26 personalita' libiche che l'Unione Europea, nel marzo dello scorso anno, aveva redatto per applicare sanzioni.
Piu' persone del passato regime libico verranno perseguite, catturate, condannate o eliminate fisicamente, piu' verra' accreditata la nuova dirigenza che sta guidando adesso il Paese. La caccia quindi e' ancora aperta.
Condannato in contumacia all'ergastolo dalle autorita' francesi, aveva sulla sua testa un mandato di cattura internazionale. Il 16 maggio del 2011, su presentazione di un dossier da parte del C.N.T. libico, il Tribunale Criminale Internazionale de L'Aia aveva emesso un altro mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanita'.
Scappato in Mali attraversando il deserto e passando attraverso il Niger dopo l'uccisione di Gheddafi con il fattivo aiuto delle tribu' tuareg si era portato dietro anche grosse quantita' di denaro e di oro per rendere piu' gradevole ed anche piu' sicura la sua latitanza.
Senussi, negli anni di potere, si era creato tutta una ragnatela di contatti e connivenze sia nel nord Africa che nella fascia sub-sahariana: Niger, Mali, Mauritania, Marocco, Egitto, Ciad erano, nella sua percezione e convinzione, Paesi di sicuro approdo o transito. Con le tribu' tuareg del Mali e del Niger aveva poi un rapporto preferenziale, consolidato nel tempo dai supporti politici, ma soprattutto finanziari elargiti dal regime, nel tempo, alle varie rivendicazioni e movimenti autonomisti. Aveva rafforzato un legame particolare con il Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad (M.N.L.A.) e soggiornava nella regione del Kidal sotto la protezione di questa formazione che, forse, non casualmente, anche con l'aiuto dei soldi di Senussi, potra' successivamente estendere il suo controllo militare ad una buona parte del territorio maliano.

Abdallah Senussi con Gheddafi
Ma Senussi ambiva anche a ricostruire una filiera di ex del regime che potesse nel tempo riprendere la lotta armata in Libia. E per questo intendeva contattare i maggiorenti del regime che si erano rifugiati in altri Paesi della regione. In Marocco soggiornava Kweldi al Humaidi, membro del Consiglio Rivoluzionario, uno degli uomini piu' vicini a Gheddafi, suo partner nella rivoluzione del 1969, peraltro poi imparentatosi con il Rais per il matrimonio di sua figlia con Saadi al Gheddafi. Oltre a Kweldi in Marocco stazionavano altri rifugiati libici legati al regime scappati dalla rivolta.
Senussi decide quindi di fare un viaggio a Casablanca, ha un passaporto del Mali di copertura (giusto una precauzione formale in quanto tutti lo conoscono nell'area per la sua intensa attivita' relazionale negli ultimi 40 anni), con barba e capelli piu' lunghi del normale per rendersi meno identificabile, arriva nella capitale mauritana scortato da membri del M.N.L.A. e si imbarca a Nouakchott con un volo della Air Marocco. Della Mauritania non teme niente: il Presidente Ould Abdulaziz aveva un grosso debito di riconoscenza verso Gheddafi essendo stato il leader libico l'unico a far riammettere il regime mauritano nell'African Union dopo il colpo di Stato militare dell'agosto 2008.
Ma i Servizi francesi non avevano mai abbandonato l'idea di catturare Senussi dopo l'attentato del 1989 anche se poi i propri rappresentanti in Tripoli avevano relazioni stabili con gli omologhi libici e quindi anche lo stesso Senussi in quanto Direttore dell'Intelligence Militare. La caccia a Senussi pero' aveva adesso ripreso vigore in quanto il Presidente Sarkozy, dopo aver guidato il sostegno internazionale alla rivolta libica, aveva anche bisogno di un altro argomento di prestigio nella tenzone elettorale contro Hollande. Una soffiata segnala ai francesi la presenza di Senussi a Casablanca.
Nonostante le pressione di Parigi, le autorita' marocchine non fermano Senussi, non vogliono intromettersi nelle vicende libiche. La Direction Ge'ne'rale des Etudes et de la Documentation (il controspionaggio marocchino) controlla i movimenti di Senussi, ma non cede alle richieste di arresto/estradizione. Con Gheddafi hanno sempre avuto un rapporto abbastanza corretto salvo le divergenze per l'appoggio libico al Polisario della R.A.S.D. (una delegazione marocchina, aveva abbandonato le celebrazioni del 40ennale della rivoluzione libica a Tripoli quando si era accorta che sul palco delle autorita' stazionava anche una delegazione di quel movimento).
Le pressioni francesi si spostano allora sulla Mauritania. Il 17 marzo 2012, scendendo dal volo che da Casablanca lo riportava a Nouakchott accompagnato da un familiare, Abdallah Senussi viene fermato dalle autorita' mauritane. Subito la Libia ne chiede l'estradizione, la Francia rivendica la consegna al Tribunale Criminale Internazionale, ma il regime militare mauritano prende tempo, combattuto tra la riconoscenza e simpatia verso il regime di Gheddafi e le pressioni esercitate da Paesi terzi (ai francesi adesso si uniscono anche le pressioni americane).
Senussi viene sistemato in un residence sotto sorveglianza, gli viene risparmiato il carcere. Non essendoci un accordo di estradizione tra la Libia e la Mauritania, esistono anche cavilli giuridici per bloccare il trasferimento del personaggio in altre nazioni in quanto, almeno formalmente, dovrebbe essere processato in Mauritania per ingresso illegale.
Da marzo a settembre si susseguono le pressioni e le visite di delegazioni francesi e libiche per ottenere il trasferimento di Senussi. Il 5 settembre la giunta militare mauritana cede. Viene preannunciato a Senussi l'incontro con un'importante autorita' libica. Viene quindi prelevato (lui vestito in modo formale per questo presunto incontro di alto livello ) e portato in aeroporto. Quando si rendera' conto di essere stato raggirato, tentera' una reazione ma e' troppo tardi. Ad aspettarlo, per l'estradizione, c'era comunque una delegazione libica guidata dal Ministro delle Finanze Hassan Zaglam e composta anche da membri dei neo-Servizi di sicurezza. Un volo privato lo porta subito all'aeroporto di Mitiga (quello che ai tempi di Gheddafi veniva utilizzato per l'arrivo di importanti delegazioni) in Tripoli dove sbarchera' alle ore 14:45. Viene subito trasferito, in elicottero, nella prigione di Al Hadbah al Khadra, dove sono reclusi altri esponenti del regime in attesa di processo.
Nonostante le tempestive e rassicuranti dichiarazioni del Primo Ministro Abdurrahim al Kib che Senussi subira' un processo equo, non esistono margini di dubbio che Abdallah Senussi e' tecnicamente un morto che cammina. Tali e tante sono le brutalita' accreditate al personaggio che un processo potra' concludersi solo con la sua condanna alla pena capitale. Ed il Premier al Kib ha voluto anche ribadire, come nel caso delle richieste per Seif al Islam, che non si procedera' all'estradizione del detenuto a L'Aia.
I motivi per cui la giunta militare mauritana ha alla fine ceduto alle richieste libiche sono prosaicamente da riferirsi ai 200 milioni di dollari che le autorita' di Tripoli hanno promesso (secondo altri gia' versati in una banca) di investire in Mauritania. E non viene neanche escluso che altrettanti benefici possano arrivare da Parigi a Nouakchott per la stessa circostanza. In un Paese povero come la Mauritania una somma del genere ha un forte impatto persuasivo. E poco importa se la decisione di Nouakchott implichera' la morte di Senussi.
Sicuramente Abdallah Senussi e' la preda piu' grossa di una caccia che le autorita' libiche hanno intrapreso per portare davanti alla giustizia membri del passato regime. Lo scopo e' anche quello di legittimare, attraverso un processo pubblico di questi personaggi, la nuova dirigenza del Paese , di sancirne contemporaneamente il potere e di scoraggiare eventuali rigurgiti nostalgici di personaggi legati a Gheddafi. Il pericolo e' che le tribu' tuareg del Mali e del Niger ne possano ancora subire il fascino.
Con lo stesso sistema persuasivo applicato alla Mauritania, la Libia e' riuscita a fare estradare dalla Tunisia l'ex Primo Ministro Mahmoud al Baghdadi.
Scappato in Tunisia dopo il crollo del regime era stato processato dal tribunale tunisino, ma poi assolto, per immigrazione illegale. Una promessa di significativi investimenti libici in quel Paese accompagnati da una vendita di prodotti petroliferi a prezzi agevolati ha convinto Tunisi a estradare Al Baghdadi a Tripoli il 24 giugno scorso. Il personaggio e' detenuto nello stesso carcere di Senussi in attesa di processo. In questo caso la vittima sacrificale e' piu' un simbolo del vecchio regime e non un carnefice come Senussi.

Saif al Islam
Di altri personaggi di spessore che affronteranno il processo in Libia, oltre a Senussi e Baghdadi, siederanno sul banco degli imputati anche Seif al Islam (accusato come Senussi di crimini contro l'umanita', ma piu' per gli aspetti politici che materiali e ora detenuto nel carcere di Zintan) e Abu Zeid Durda, capo dell'External Security Service dal 2009. L'ironia della sorte vuole che Durda, che era stato designato alla guida di quella struttura per “ripulirla” dalle efferatezze del passato, si trovera' sul banco degli imputati mentre Moussa Koussa, il suo predecessore (aveva guidato l'E.S.S. dal 1994) che quelle efferatezze aveva compiuto, e' rifugiato e sotto protezione in Inghilterra. Ma Koussa avra' ora ripagato l'ospitalita' inglese con un forte contributo informativo su fatti e misfatti del passato.
Ma nel carniere libico mancano all'appello ancora altri personaggi di spessore. Uno e' Khaled Tuhami, capo dell'Internal Security Service, un organismo anch'esso dedito al lavoro sporco contro gli oppositori del regime. Tuhami si e' rifugiato in Egitto e, nonostante le richieste libiche, le autorita' del Cairo non hanno sinora concesso l'estradizione. Il Maresciallo Tantawi, proprio per questo rifiuto egiziano, era stato oggetto di una contestazione a Tripoli nel gennaio scorso. Ma la richiesta libica riguarda circa 40 esponenti del vecchio regime tra cui il cugino di Gheddafi, Ahmed Gheddafi al Dam, l'ex ministro degli esteri Ali al Treki, un ex capo dell'Intelligence militare, Al Jabou Abu Zeid. Ma anche il Presidente Morsi, sinora, non si e' manifestato al riguardo.
Poi c'e' la caccia a quei pochi superstiti della famiglia di Gheddafi. Uccisi Mutassim (nella battaglia di Sirte il 20.10.2011), Khamis (29 agosto 2011), Seif al Arabi (30.11.2011), rimangono all'appello Saadi, Hannibal, Mohammed e la figlia Aisha.
Saadi era scappato in Niger nel settembre 2011 dopo un tentativo, peraltro fallito, di negoziare la sua resa con i ribelli libici. Aveva ottenuto l'asilo politico da parte delle autorita' di Niamey che nel frattempo avevano respinto varie richieste di estradizione da parte della Libia. Scappato con molti soldi al seguito si era comprato la solidarieta' delle autorita' nigerine, ma si era anche dedicato ad una dolce vita dispendiosa millantando, in interviste televisive, di essere in contatto con l'opposizione armata contro le nuove autorita' libiche (e per questo aveva avuto anche qualche problema con le autorita' del Paese ospitante). Con la estradizione dello zio Senussi in Libia, Saadi ha subito fiutato che le cose potevano cambiare in peggio per lui. Infatti i soldi libici, come hanno facilmente convinto la Mauritania, potrebbero fare altrettanto con un Paese povero come il Niger. Questo nonostante gli stretti legami intercorsi nel passato tra il Presidente Mahamadou Issoufou e Gheddafi stesso.
Saadi ha fatto subito chiedere, attraverso il suo avvocato israeliano Nick Kaufman, l'autorizzazione a lasciare il Paese. Autorizzazione gia' concessa da parte di Niamey, ma occorre anche quella dell'ONU per poter prendere un volo di linea (esiste una interdizione internazionale ai viaggi sia per lui che gli altri familiari). Probabilmente dovrebbe trasferirsi in Sud Africa, dove sembra siano gia' state accantonate risorse finanziarie della famiglia. Peraltro le autorita' di Pretoria durante la guerra avevano piu' volte intercesso per salvare Gheddafi dalla sconfitta ed avevano poi riconosciuto il C.N.T. solo dopo la conquista di Tripoli da parte dei ribelli.
Il resto della famiglia (la madre Safiyah, la sorella Aysha, il fratello Hannibal ed il fratellastro Mohammed ed altri parenti al seguito con nutrita scorta) sono ancora sotto l'ala protettrice dell'Algeria. Vi erano scappati il 30 agosto dello scorso anno attraversando il deserto libico-algerino nei pressi di Ghadames per poi dirottare verso Djanet per consentire ad Aysha di partorire una bambina. Da li', con un aereo privato messo a disposizione delle autorita' algerine, erano stati trasferiti nei pressi di Algeri. La concessione di asilo e' stata giustificata per motivi umanitari. Anche per loro sta maturando il tempo di andarsene altrove.
Il presidente algerino Bouteflika ed il suo governo, sempre abbastanza critici sulla rivolta libica, un po' per paura dell'effetto contagio, un po' per la presenza di estremisti islamici nei ranghi dei ribelli, hanno adesso interesse a ripristinare un dialogo costruttivo con Tripoli. La partenza della famiglia Gheddafi aiuta sicuramente a riportare serenita' nei rapporti bilaterali. Anche qui, stante il divieto ONU (su richiesta della Corte Criminale Internazionale che comunque Algeri non riconosce come autorita' non essendo firmataria dell'accordo di Roma) a fare volare i familiari del dittatore, ogni prossimo trasferimento e' subordinato ad una autorizzazione internazionale. Ancora una volta ricorre come meta finale il Sud Africa.
Quando i ribelli sono riusciti ad entrare nel fortino di Bab Azizya in Tripoli, tra gli incartamenti ritrovati e' comparsa una documentazione riferita a Hana Gheddafi, il suo passaporto e i suoi studi in medicina. Hana era la figlia adottiva del Rais ed era stata indicata come uccisa dai bombardamenti americani del 1986. Dove si trovi adesso questa persona (in Algeria con il resto della famiglia o altrove) non e' dato di sapere. Comunque le autorita' svizzere hanno poi accertato che Hana aveva un conto intestato a suo nome nella Confederazione.
Un altro personaggio legato al vecchio regime era Shukri Ghanem. Primo Ministro dal 2003 al 2006, poi Ministro del Petrolio fino al 2011, impersonava l'aspetto finanziario di tutta l'elite che circondava il regime.

Gheddafi
Nel maggio dello scorso anno Ghanem scappa in Tunisia con la famiglia, passa poi per l'Italia (a suo tempo con le benevole intercessioni dell'ENI gli era stata proposta la cittadinanza italiana, poi rifiutata dopo un intervento del Rais) infine si stabilisce a Vienna, dove gia' in passato lui trascorreva molto tempo per le sue incombenze in ambito O.P.E.C.. Durante l'esilio Ghanem aveva tentato di solidarizzare con la ribellione, ma era apparso ai piu' come mossa dettata piu' dall'opportunismo che dalle convinzioni.
Il 29 aprile 2012 il suo corpo viene ripescato nel Danubio. Morte accidentale dovuta ad un malore o morte procurata? E, nel secondo caso, chi poteva avere interesse a eliminarlo? L'unica cosa certa e' che Ghanem era e rimaneva un simbolo del vecchio establishment, ma era anche detentore di tanti segreti, soprattutto finanziari, che qualcuno aveva intenzione di fare sparire.
Sul problema dei segreti si giocheranno in futuro anche i destini di molti uomini legati a Gheddafi che alternativamente sono scappati all'estero o che si sono opportunamente riposizionati a fianco dei ribelli. Uno che sa molto e che potrebbe parlare e' lo stesso Senussi. Gia' in Nouakchott una delegazione libanese lo aveva avvicinato per saperne di piu' sulla sparizione dell'Imam sciita Sheykh Musa Sadr arrivato in Libia nel 1978 su invito di Gheddafi per partecipare alle celebrazioni della Rivoluzione e mai piu' ritrovato.
Le autorita' libiche stanno adesso preparando altri dossier sui personaggi dell'ex regime per determinarne l'accusa di crimini contro l'umanita'. Si parla di Khaled Tuhami, dello stesso Moussa Koussa e di altri maggiorenti, molti tra quei sopravvissuti di una lista di 26 personalita' libiche che l'Unione Europea, nel marzo dello scorso anno, aveva redatto per applicare sanzioni.
Piu' persone del passato regime libico verranno perseguite, catturate, condannate o eliminate fisicamente, piu' verra' accreditata la nuova dirigenza che sta guidando adesso il Paese. La caccia quindi e' ancora aperta.