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LA GUERRA SILENZIOSA TRA ISRAELE E HEZBOLLAH


hezbollah

A causa degli eventi in Iraq e Siria , della nascita dell’ISIS, del caos in Libia e delle vicende interne ai palestinesi, la guerra segreta tuttora in corso tra Israele e gli Hezbollah è passata mediaticamente in secondo piano. Ma è una guerra tuttora in atto, combattuta con la spietatezza di sempre, giocata sia sul piano militare che su quello dello spionaggio classico.

Gli ultimi eventi significativi

Dai tempi della lontana guerra del 2006, la quale aveva causato oltre 1500 morti, ci sono stati nel frattempo i ricorrenti tentativi di eliminare, in qualche modo, il Segretario Generale del movimento Hezbollah, Hassan Nasrallah :nel 2008 con il veleno, nel 2013 facendo circolare la voce di una sua malattia ( “procurata” ), e nel novembre scorse con un tentativo (poi bloccato perché l’obiettivo era in mezzo ad una folla oceanica) di eliminarlo con un missile durante l’Ashura.

Poi ci sono stati i bombardamenti aerei israeliani che hanno colpito più volte obiettivi militari dell’organizzazione sciita sia in Libano che in Siria, come nel caso del carico di missili destinato agli Hezbollah attaccato il 7 dicembre scorso.

Da parte degli Hezbollah, invece, oltre al coinvolgimento in un attentato che aveva ucciso 5 cittadini israeliani a Burgas, in Bulgaria, nel luglio del 2012, in ottobre scorso è stata colpita una pattuglia israeliana lungo il confine libanese, causando il ferimento di due soldati.


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Mohammed Shawraba


L'arresto di Mohammed Shawraba

Ma l’ultimo colpo, forse quello più eclatante, è stato l’arresto nel dicembre scorso di un esponente dell’ala militare degli Hezbollah, accusato di essere una spia di Israele.

L’uomo, Mohammed Shawraba, ricopriva l’incarico di vice capo delle ”operazioni esterne” ed era stato anche responsabile della sicurezza dello stesso Nasrallah. E’ quindi un personaggio che conosceva bene le strutture interne ed esterne della formazione sciita.

Adesso sembra che gli venga addebitata anche la morte di Hassan Laqees , ucciso a sud di Beiruth il 4 dicembre 2013 in un agguato sotto casa dove lo aspettavano dei sicari al ritorno dal lavoro, in macchina, di notte.

La segretezza che circondava l’attività di Laqees, personaggio implicato nel rifornimento di armi e nell’attività cyber contro Israele, uomo di collegamento tra gli Hezbollah e l’Iran, aveva fin da subito alimentato il sospetto che all’interno dell’organizzazione ci fosse una talpa. C’erano stati poi, nello stesso periodo, vari attentati contro l’ambasciata iraniana, contro strutture Hezbollah ed alti ufficiali dell’ala militare, impiegati nella guerra in Siria. Inoltre, vari carichi di armi che Iran e Russia inviavano alla Siria e Hezbollah erano stati colpiti dai raid aerei israeliani.

Shawraba operava all’estero, soprattutto in Europa (in particolare in Italia e Spagna) interessandosi, attraverso compagnie di copertura, all’acquisto di armi, al riciclaggio di fondi ed all’acquisto di equipaggiamenti necessari per l’attività operativa dell’organizzazione.

Era un tipo di vita, condotta dal 2005 fino al suo arresto, che lo aveva portato ad assaporare gli aspetti piacevoli di frequentazioni mondane, ben lontane dalla realtà dei suoi colleghi in Libano e Siria.

Ed in questo contesto, come spesso accade anche nelle fictions di spionaggio, si era innamorato di una donna, l’aveva sposata segretamente e condivideva con lei amore e segreti. Di questo legame non aveva mai informato i vertici dell’organizzazione. E’ la stessa donna, di cui non è stato possibile poi individuarne nazionalità o identità, che una volta che Shawraba è stato scoperto, è sparita nonostante i tentativi dell’organizzazione di catturarla. Donne, soldi; una storia vecchia come il mondo nell'ambito dello spionaggio, ma comunque sempre attuale.

Il danno prodotto dal tradimento di Shawraba non è stato ancora del tutto quantificato, ma per una organizzazione segreta come gli Hezbollah, dove il rischio di eliminazione dei suoi vertici o la distruzione delle proprie capacità militari è sempre immanente da parte di Israele, il pericolo derivante da una fuga di notizie sensibili è un evento grave.

Gli Hezbollah e la Siria

Ed il tutto capita in un momento di debolezza del movimento sciita, dedicato oggi, in linea prioritaria, a sostenere militarmente il regime di Bashar Assad e che, nel contempo, proprio per il suo ruolo in Siria, ha problemi di convivenza anche sul piano interno libanese. Infatti l’appoggio delle milizie sciite alla Siria di Assad, a lungo il Paese che ha prodotto storiche ingerenze nella sovranità libanese, viene percepito dalla popolazione di fede musulmana e cristiana ed in parte da quella drusa, come un intervento contrario agli interessi della Nazione stessa. Nella pratica l'immagine del Partito di Dio come unico baluardo militare in grado di fronteggiare le aggressioni israeliane viene ora danneggiata da questa iniziativa militare nel paese vicino.

Ma nell’ottica degli interessi dell’organizzazione di Nasrallah, la caduta del regime siriano implicherebbe danni alla sopravvivenza degli stessi Hezbollah, tagliati fuori anche da quella contiguità territoriale, attraverso la Siria, con l’Iran, da cui ricevono forniture e sostegni militari.

E’ comunque un fatto accertato che gli Hezbollah sono, nel contesto libanese, uno Stato nello Stato. Hanno le loro strutture militari, controllano il loro territorio con proprie strutture di polizia, hanno la loro televisione, hanno anche un proprio sistema di telecomunicazione a fibre ottiche. Ma questa situazione di indipendenza è correlata alla loro forza militare. La potranno mantenere nella misura in cui , non solo contro Israele o i ribelli siriani, ma anche contro le altre comunità locali, avranno il peso militare per esercitarla. Quindi l’intervento militare in Siria degli Hezbollah non è un’opzione ma una necessità.


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Imad Mughniyeh


L'eliminazione di Imad Mughniyeh e la controffensiva Hezbollah

L'ultimo episodio della guerra senza fine contro Israele è stata l’eliminazione, in gennaio, sulle alture del Golan, con due razzi sparati da un elicottero, di 6 combattenti, tra cui il figlio di Imad Mughniyeh (quest'ultimo eliminato da Israele il 12 febbraio 2008, con una bomba nascosta sotto la sua macchina a Damasco, dopo una caccia durata diversi anni). Le altre vittime erano un comandante Hezbollah, Mohammed Issa (noto anche con il nome di battaglia di Abu Issa) ed un generale dei pasdaran iraniani, Abu Ali al Tabtabai (alias Abu Ali Reza) responsabile militare in quella zona. Un colpo grosso non solo per il l'importanza dei personaggi eliminati (compreso l’aspetto simbolico dell’eliminazione di Jihad Mughniyeh) ma anche per il contrasto all’attività militare pro-Assad nell’area confinante con Israele.

Anche qui, sicuramente, lo spionaggio israeliano con o senza il supporto di Shawraba, ha avuto il suo peso. E lo smacco militare subito dagli Hezbollah non poteva passare inosservato ed impunito: il 28 gennaio una pattuglia militare israeliana che si muoveva lungo il confine (mai riconosciuto essendo, un’area reclamata dal Libano) veniva attaccata con mezzi controcarro e con bombe stradali causando 2 morti e 7 feriti. Un attacco premeditato, condotto con perizia, che ha messo in luce alcuni aspetti di debolezza del dispositivo militare di sicurezza israeliano. Occhio per occhio, dente per dente, in una guerra strisciante che continuerà a lungo anche perché oggi, intorno a Israele, non esistono, oltre agli Hezbollah, altre forze militari che possano costituire un pericolo per lo Stato ebraico.

Israele e gli Hezbollah

Ma la morte di personaggi militari di alto rango sia Hezbollah che iraniani nelle alture del Golan lascia intravedere l’importanza che questa parte della Siria potrà avere in prospettiva nella faida contro Israele. Una prospettiva che comunque vada la guerra civile in Siria , non promette niente di buono per Tel aviv. Se Assad rimarrà al potere, lo dovrà sicuramente al sostegno iraniano ed Hezbollah e quindi queste due entità avranno domani più libertà di manovra nelle loro azioni militari contro lo Stato ebraico; non solo nel sud del Libano, ma anche sulla linea di demarcazione tra Israele e Siria. Se invece il regime di Assad crollerà, la presenza di combattenti islamici dell'ISIS e di Al Nusra lungo le frontiere israeliane del Golan produrrà pericoli ancor maggiori. Questo spiega la riluttanza israeliana nell'intromettersi militarmente nelle vicende siriane ed il loro limitarsi solo a colpire, di volta in volta, la capacità militare Hezbollah, solo quando c’è il ragionevole pericolo che facciano arrivare armi ed equipaggiamenti in Libano.

Una tattica subdola

Ma l’attuale tattica israeliana è ancora più subdola: al momento è di interesse prioritario indebolire gli Hezbollah, anche attraverso la loro guerra contro i jihadisti sunniti, ma domani l'organizzazione potrà essere utile contro altri nemici. In questo contesto sono circolate le voci che tra Israele ed Al Nusra ci siano stati contatti e/o taciti accordi. Ma nel Golan ci sono molte milizie , circostanza che al momento rende difficile per Israele – ed anche per gli Hezbollah – districarsi tra chi è più pericoloso e chi meno . Ci sono i volontari sciiti arrivati dal Pakistan e dall'Afghanistan, soprattutto di etnia Hazara, che appoggiano il regime siriano; ci sono altri gruppi che a vario titolo combattono Assad (la “Shuhada al Yarmuk”, la katiba “Abu Mohammed al Tilawi, il “Beit al Maqdess”, che è presente anche nel Sinai).

La Siria come accademia di guerra

Comunque è innegabile che la guerra in Siria, se da un lato logora il dispositivo militare Hezbollah - stime da parte di organizzazioni umanitarie parlano di circa 250 vittime tra i ranghi dell’organizzazione, che comunque sono molto pochi (sinora il Siria sono morti oltre 50.000 uomini) per una organizzazione che ha forza militare stimata di circa 15/20000 combattenti a cui aggiungere oltre 30000 riservisti) - sotto un altro aspetto fornisce ai miliziani dell’organizzazione un’ulteriore esperienza nei combattimenti negli abitati, nelle aree rurali ed anche nell’impiego di nuovi strumenti di guerra (come l’uso di telecamere termiche che aiutano ad individuare avversari a distanza e che sembra abbiano prodotto risultati apprezzabili contro le milizie islamiche).

E l'ONU sta a guardare

Si potrebbe obiettare che la presenza delle forze ONU sia nel sud del Libano (UNIFIL) sia sulle alture del Golan (UNDOF) potrebbe disinnescare questi pericoli ma, come oramai è ben noto, le forze internazionali non hanno la possibilità di assicurare la pace (peace keeping) né di imporre la pace (peace enforcing). Sono una presenza simbolica, che non ha alcuna ricaduta pratica.

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