L'INCUBO DEGLI AGGRESSIVI CHIMICI SIRIANI

La Siria ha ratificato nel 1968 il Protocollo di Ginevra che proibisce l'uso di armi chimiche e biologiche, ma tale accordo internazionale non pone vincoli alla produzione o stoccaggio di aggressivi chimici. Nel 1972 Damasco ha anche firmato (ma non ratificato) la "Convenzione per le armi tossiche e biologiche". Tuttavia, le autorita' siriane non hanno mai sottoscritto la convenzione sulle armi chimiche meglio conosciuta come "Convenzione sulla proibizione dello sviluppo, stoccaggio ed uso di armi chimiche e sulla loro distruzione". La mancata adesione a quest'ultimo trattato e' stata sempre giustificata dalla Siria come misura di protezione contro l'aggressivita' di Israele che - dettaglio non insignificante agli occhi di Damasco - ha si' firmato l'accordo, ma non lo hai fatto ratificare dal proprio Parlamento. Tel Aviv, tra l'altro, e' in possesso di ordigni nucleari. Il mancato controllo internazionale sulle armi chimiche in possesso della Siria rende oggi difficile poter quantificare, con esattezza, che tipo di aggressivi possiede il Paese, dove li produce e dove ha i depositi. E nel caos della guerra civile aumenta il rischio che questi aggressivi possano cadere nelle mani sbagliate.
Non esistono dubbi sul fatto che la Siria abbia uno degli arsenali di aggressivi chimici piu' grandi di tutto il Medio Oriente e che questa capacita' di produzione ed un loro eventuale uso sia stato garantito dall'assistenza di vari Paesi nel corso tempo. A partire almeno dagli anni '70, Egitto (a cavallo della guerra del 1973), U.R.S.S. ( poi diventata Russia), Corea del Nord (soprattutto sul caricamento di ogive nei missili) e negli ultimi tempi (si parla dal 2005) l'Iran hanno tutti contribuito ad alimentare gli arsenali di Bashar al Assad. Quest'ultimo Paese si sarebbe dedicato a fornire assistenza nella produzione di precursori chimici attraverso una cooperazione portata avanti dall'Organizzazione della Difesa Militare iraniana con un finanziamento di circa un miliardo di dollari promesso nel corso della visita di Mahmoud Ahmadinejad a Damasco nel 2007. L'accordo include la fornitura di borse di studio a studenti siriani presso l'Istituto per la Tecnologia e le Scienze Applicate dell'Universita' di Teheran.
Oltre all'assistenza internazionale nello specifico settore (assistenza estesa soprattutto ai sistemi d'arma in grado di lanciare ordigni a carica chimica come testate di missili tattici e strategici, ogive di artiglieria e bombe di aerei) rimane il fatto che la tecnologia afferente gli aggressivi chimici e' facile da acquisire e da gestire ed e' molto meno complessa di quella che attiene la ricerca nucleare.
Tutto cio' che sappiamo sulla qualita' degli aggressivi chimici detenuti dalla Siria, sulla loro quantita', sui luoghi di produzione e stoccaggio deriva dalle dichiarazioni dei disertori, da notizie fatte trapelare da governi e autorita' di intelligence (quindi anche con l'utilizzo di drones e satelliti spia) e da dichiarazioni di esperti. Tutte affermazioni - e' il caso di precisarlo - che devono essere contestualizzate e valutate sulla base delle intenzioni e degli interessi dei dichiaranti. La storia insegna - ricordiamo le dichiarazioni dell'allora Segretario di Stato statunitense Colin Powell alle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003 in cui video, intercettazioni e foto furono mostrate al Consiglio di Sicurezza per dimostrare il coinvolgimento di Saddam Hussein nel tentativo di ottenere armi di distruzione di massa per poter dare il via alla seconda Guerra del Golfo - che il confine fra verita' e menzogna puo' essere molto labile. Come e' noto quelle armi di distruzione non furono mai trovate e l'esposizione di Powell restera' negli annali della pubblica disinformazione.
I
tipi di
aggressivi
La Siria ha sicuramente aggressivi vescicanti come l'iprite ed ha nella sua disponibilita' anche gas nervini. Questi secondi, molto piu' efficaci dei primi, sono in possesso del regime alawita almeno dal 1986, data in cui tale capacita' e' stata ufficializzata dallo Special National Intelligence Estimate americana e poi enfatizzata da dichiarazioni pubbliche di leader israeliani come l'allora Primo Ministro Yitzhaq Shamir, il Ministro della Difesa Yitzhaq Rabin ed il Ministro degli Esteri Shimon Peres. Nel 1996 le autorita' russe hanno messo sotto processo l'ex generale Anatoly Kuntsevich per una spedizione di 800 kg di precursori chimici (quindi componenti per aggressivi nervini) alla Siria. Nel luglio del 2001 e' stato segnalato un test missilistico siriano con il presumibile uso di testate chimiche.
Dal 2002 fino ai nostri giorni i rapporti della C.I.A. hanno sempre confermato il possesso di vescicanti e aggressivi nervini (soprattutto Sarin che e' inodore e incolore) tra cui una loro evoluzione piu' letale (allo stato vischioso, piu' tossica e piu' persistente): il VX. Quest'ultimo, entrato nelle disponibilita' siriane dalle forniture del citato Kuntsevich, risulterebbe essere una versione di un equivalente aggressivo russo/sovietico denominato "sostanza 33" o "V-gas" che qualche anno prima (fine anni '80, inizio anni '90), l'allora capo del Corpo del Servizio Chimico militare, Gen. Pikalov, aveva promesso di fornire durante una visita a Damasco. Nel maggio del 1998 e' stato condotto un test con missili Scud-C con testata di VX nei pressi di Damasco. Altrettanto e' stato fatto nel settembre del 2000 con Scud-D e nel luglio 2001 (questa volta con Scud-B) nei pressi di Aleppo.
Il 26 luglio del 2007 la fuoriuscita di gas mostarda (leggasi iprite) da un impianto nei pressi di Aleppo (la stessa Aleppo dove da mesi si protraggono combattimenti tra lealisti e ribelli) ha causato la morte di decine di persone.
Nelle varie configurazioni in cui possono essere conservati questi aggressivi chimici sembra che la Siria abbia optato per una conservazione su base liquida e su un sistema binario. In altre parole, gli aggressivi sono conservati in contenitori (generalmente di acciaio non corrosivo con valvole di protezione) e miscelati per farli diventare aggressivi solo all'ultimo momento. Questo facilita il maneggio, trasporto ed eventuale impiego. Inoltre, molte volte i precursori si mischiano all'interno dell'ogiva o della testata o della bomba direttamente dopo il lancio e quindi l'aggressivo chimico diventa tale solo sull'obiettivo e non alla partenza.
L'abbinamento dei precursori all'ultimo momento e' anche determinato dalla volatilita' di questi aggressivi che, una volta miscelati, mantengono il loro effetto letale per un periodo limitato di tempo (circa 60 giorni o 10 settimane per i nervini). Come detto, tutti questi aggressivi chimici sono altamente tossici ed una volta impiegati causano un'ampia area di contaminazione. I nervini incidono sul sistema nervoso delle persone e procurano immediatamente la morte; i vescicanti, invece, appartengono alla categoria degli aggressivi "incapacitanti" o "inabilitanti" e producono - nell'arco di 24 ore - bruciature , problemi respiratori, danni agli occhi, edema ai polmoni. Il loro impiego tattico e' quindi diverso: i primi servono per eliminare fisicamente il nemico, i secondi per indebolirlo, anche psicologicamente (e quindi con impiego piu' mirato verso la popolazione civile).
Le
quantita'
Non esistono dati sulle quantita' di aggressivi chimici in mano ai siriani anche se, nelle valutazioni dei Servizi di intelligence occidentali, si fa cenno a parecchie centinaia di tonnellate (soprattutto di iprite e/o vescicanti). Ma i quantitativi non cambiano l'incidenza della questione anche perche' per fare danni sono sufficienti quantita' limitate di aggressivi chimici. E' invece molto piu' importante concentrare l'attenzione sul fatto che questi aggressivi sono generalmente custoditi in luoghi protetti (depositi militari, bunker, cave, gallerie o interrati) ed alla loro protezione diretta provvedono reparti di e'lite dell'esercito siriano, in primis la Guardia Repubblicana. Questa circostanza offre qualche garanzia sul fatto che, pur nell'incertezza della guerra civile, le armi chimiche siriane non finiranno nelle mani di gruppi terroristici o radicali, come il Jabhat al Nusra. Circolano anche voci che unita' degli Hezbollah siano state dedicate a tale incombenza (o, in alternativa, che siano stati incaricati di addestrare militari siriani in tal senso) e questa non e' sicuramente una bella notizia, soprattutto per Israele.
Dove sono prodotti e conservati
Esistono svariate notizie riguardo i luoghi di stoccaggio delle armi chimiche siriane. Informazioni talvolta contrastanti tra loro, altre volte inquinate dalla disinformazione. Questo capita quando notizie, ipotesi, dichiarazioni strumentali di disertori, enfatizzazione altrettanto strumentale di Paesi o Servizi rendono difficile individuare la verita'.
Su un luogo non vi sono dubbi. Il posto dove sono state concentrate ricerche e studi sugli aggressivi chimici (e forse anche armi batteriologiche) e' stato il Centre D'Etudes et de Recherches Scientifiques (CERS) che ha sede in Damasco. Con questo organismo hanno collaborato per le ricerche nel campo degli aggressivi chimici e biologici l'Egitto, una societa' statale russa - la Oriental Petrochimical Industry - e l'Organizzazione della Difesa Militare iraniana. Dal CERS dipendono tre centri di stoccaggio, di cui due a qualche decina di chilometri da Damasco (Dumayer e Khan Abu Shamat) ed uno nel distretto di Homs (Furqlus).
Altri aggressivi (soprattutto Sarin) sarebbero immagazzinati presso 5 basi aeree (sia per essere utilizzati all'interno di bombe o missili, sia perche' - dettaglio non trascurabile - l'aviazione militare siriana e' la Forza Armata piu' affidabile del regime). I luoghi di immagazzinamento erano una volta dispersi in oltre settanta posti diversi. Recentemente, proprio a causa della guerra civile, gli aggressivi sono stati concentrati in soli 10-12 posti.
Vi sono poi i luoghi di produzione. La Siria, nel tempo, si e' voluta rendere autonoma nella produzione di precursori chimici. Le installazioni di produzione sono state individuate in un centro industriale di Homs (produzione di VX), in una base di missili Scud a Hama (produzione di VX, Sarin e Tabun), Latakia (nei pressi dell'area portuale), Aleppo (l'area di Al Safira che e' anche centro di sperimentazione-ricerca nonche' base missilistica - Scud-D - dove ultimamente si stanno concentrando gli attacchi dei ribelli) e Masyaf (tra Homs e Banyas). Nell'Agosto 2012 ad Al Safira e' stato effettuato in un'area desertica (Diraiham, vicino al villaggio di Khanasir) ed alla presenza di esperti iraniani un test per ogive di artiglieria caricate con aggressivi chimici. Sempre ad Hama e Aleppo vi sarebbero anche due strutture sotterranee per la produzione, con una diretta cooperazione con l'Iran, di missili Scud-B e Scud-C. In passato l'assistenza e' stata fornita dalla Corea del Nord e dalla Cina.
Complessivamente, tra centri di ricerca, aree di produzione, basi aeree o missilistiche, zone di stoccaggio (in alcuni depositi i precursori da abbinare verrebbero tenuti separatamente) gli obiettivi a rischio sono oltre una trentina.
Al complesso militare di aggressivi chimici va affiancato il comparto civile che fa capo all'industria farmaceutica siriana, settore che si e' sviluppato soprattutto grazie all'assistenza di ditte francesi. La Siria copre circa l'85 % del proprio fabbisogno farmaceutico con la produzione locale. C'e' una societa' governativa, la "Saydalaya", che provvede all'importazione delle materie prime in regime di monopolio. Il settore e' talmente sviluppato che parte dei prodotti farmaceutici siriani sono esportati in Medio Oriente e Nord Africa. Alcune ditte siriane producono su licenza.
Tuttavia, dietro alle produzioni legali di medicine, il regime siriano ha utilizzato il settore sia per acquisire tecnologia "dual use" sia per importare materie prime necessarie per finalita' militari.
Che l'industria farmaceutica siriana sia di supporto al settore degli aggressivi chimici lo dimostra il fatto che nel 1991 si sono verificati una serie di incidenti con fuoriuscita di gas velenosi che hanno obbligato 5 fabbriche di medicinali ad interrompere la propria attivita': tre ad Aleppo, una a Damasco ed una ad Homs. Forse non casualmente quelle fabbriche erano localizzate in zone che oggi sono considerate luoghi di sviluppo del settore degli aggressivi chimici.
Oltre alla "Saydalaya", sono considerate implicate in programmi militari anche altre due societa' di proprieta' statale:
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la DIMAS in Damasco che ufficialmente produce sieri, ma che e' guidata da un generale (Hikmat Tahrani) ed e' alle dipendenze del Ministero della Difesa;
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la Thameco, sempre in Damasco, che invece dipende dal Ministero dell'Industria. In passato questa societa' ha creato un consorzio con delle ditte francesi la costruzione di una seconda fabbrica ad Aleppo. Questa struttura e' fallita per questioni finanziarie nel 1989 e sembra che sia stata successivamente trasformata dai siriani in un impianto per la produzione di aggressivi chimici.
La Francia e' la nazione maggiormente coinvolta nel settore farmaceutico siriano perche', almeno nel corso degli anni '80, ha assicurato la maggior parte delle forniture ed assistenza alla Siria. A decorrere dal 1992 Parigi ha aderito al cosiddetto "Gruppo Australia", il che ha implicato un monitoraggio di ogni export che potesse dare spazio ad un impiego "dual use". Dopo tale data la Siria ha potuto attingere, per le proprie forniture, al mercato illegale ed alla compiacenza delle autorita' russe.
Sempre nel campo farmaceutico non bisogna dimenticare che Damasco ha una produzione annuale di fosfati di oltre 2 milioni di tonnellate con un grosso impianto nell'area di Palmira (costruito con l'assistenza russa e una joint venture con una ditta indiana). Ed i fosfati hanno un forte impiego nel campo farmaceutico e non solo.
Lo
sviluppo delle armi batteriologiche
Parallelamente allo sviluppo del settore degli aggressive chimici, la Siria sembra si sia attrezzata anche nel campo delle armi batteriologiche. Ne aveva parlato ufficialmente l'allora Segretario per la Difesa USA Dick Cheney nel 1990. Nel 2011 il Direttore del National Intelligence americano ha elaborato un documento per il Congresso in cui ipotizza, pur non avendo raccolto elementi di conferma nel merito, la disponibilita' di armi batteriologiche di Damasco e comunque la sua capacita' di svilupparle.
Il sospetto emerge soprattutto riguardo la presenza di una struttura in Cerin, sulla costa mediterranea, dove si produrrebbero (parallelamente alla produzione e sviluppo dell'industria farmaceutica) agenti biologici e si svilupperebbero programmi di ricerca. Altri progetti sarebbero stati sviluppati nel CERS di Damasco che ha un dipartimento biologico e che organizza/organizzava conferenze internazionali settimanali sulle "scienze arabe" proprio per acquisire conoscenze e know how nel settore. L'istituto ha mandato in Francia propri tecnici proprio per studiare tossicologia e virologia. Un altro centro di ricerca (ufficialmente per ricerche marine) sarebbe invece funzionante a Latakia per lo sviluppo di tossine derivate da animali e piante marine.
In queste strutture sono sviluppati agenti batterici come l'antrace e il colera, nonche' tossine come il botulino e la ricina (tossina vegetale). L'antrace ha una capacita' di impiego anche in situazioni ambientali estreme, mentre il germe del colera puo' inquinare acque e cibi. Anche le tossine come il botulino hanno effetti devastanti. E nel settore batteriologico rientra anche la diffusione di epidemie come il vaiolo, la peste e la brucellosi.
Nello sviluppo di armi batteriologiche la Siria e' in compagnia di altri Paesi del Medio Oriente come Israele, Iraq ed Iran. E' un fatto inequivocabile che un Paese in grado di sviluppare e maneggiare aggressivi chimici abbia altrettanta capacita' nel campo batteriologico. E poi - altra affermazione da tenere in debita considerazione - ogni volta e' ben difficile poter identificare se un programma o una produzione abbia finalita' esclusivamente civili o militari.
Il
settore
batteriologico siriano si e' sviluppato molto anche grazie
all'assistenza russa per quanto attiene gli aspetti tecnici
afferenti la carica di testate missilistiche. Per lo sviluppo
di sistemi di dispersione aerea di germi e batteri (ed
altrettanto vale per gli aggressivi chimici) sembra invece che
la tecnologia sia stata acquisita dai tecnici dell'Universita'
di Aleppo in cooperazioni universitarie con atenei tedeschi.
Tra le armi di distruzione di massa, l'impiego di agenti
biologici appare tra i piu' efficaci se lanciati con missili a
lunga distanza. Quindi e' soprattutto un'arma strategica e non
tattica.

Bashar al Assad
Gli
eventuali interventi
esterni
Per diretta ammissione degli Stati Uniti (recente dichiarazione pubblica del Gen. Martin Dempsey, capo di Stato Maggiore Congiunto delle Forze Armate americane), non esiste un sistema preventivo che possa impedire al regime di Bashar al Assad, qualora lo decidesse, di impiegare aggressivi chimici. Ne' appare altrettanto facile far si' che questi aggressivi, qualora sottratti al controllo dei lealisti, possano essere tolti dalle mani dei ribelli. Quindi, ed e' un fatto oggettivo, gli Stati Uniti al momento non possono andare oltre le dichiarazioni pubbliche e le minacce di Barack Obama (2 agosto e 3 dicembre 2012) e di Hillary Clinton e Leon Panetta. A Israele non e' rimasta altra possibilita' che distribuire alle strutture mediche militari il Diazepan, un antidoto per i gas nervini.
Un controllo degli arsenali chimici siriani implicherebbe un coinvolgimento diretto di truppe internazionali nel conflitto, cosa che risulta alquanto improbabile. Il Presidente americano ha tuttavia tracciato una "linea rossa", quella dell'eventuale impiego da parte del regime di aggressivi chimici, che postulerebbe l'intervento diretto dalla superpotenza nel conflitto siriano. Ma anche se questa cosiddetta "linea rossa" fosse superata (e sarebbe il segnale di un regime prossimo al collasso), i tempi di un intervento militare internazionale sono cosi' complessi e necessariamente lunghi da non poter comunque garantire ne' il blocco di un impiego militare degli aggressivi da parte di Assad, ne' la loro messa in sicurezza in strutture adibite allo stoccaggio da parte di un contingente internazionale. Solo per controllare queste basi o depositi alcuni studi fanno riferimento ad un impiego minimo di almeno 75.000 soldati.
Nella realta' quindi non esistono oggi contromisure tali che possano evitare l'impiego o la dispersione degli aggressivi chimici.
Si parla di reparti speciali addestrati e in addestramento (fra cui istruttori della Repubblica Ceca) appartenenti a vari Paesi (occidentali ed arabi) dislocati e pronti all'impiego in Giordania (150 sarebbero americani). Gli israeliani avrebbero fatto pressione su Re Abdallah per poter eventualmente attraversare lo spazio aereo del reame giordano nel caso di attacchi aerei contro basi e depositi. Vi sarebbero anche dei contatti americani con Ankara per nell'eventualita' di fare transitare questi aggressivi e stoccarli temporaneamente sul suolo turco nei tre centri operativi messi in funzione - sempre con la presenza americana - in Turchia, Israele e Giordania. Tutte opzioni che evidenziano come sia impossibile risolvere il problema.
L'impiego di commando (che comunque dovrebbero appoggiarsi o affiancarsi alle milizie dei ribelli) o l'alternativa di un raid aereo per distruggere i depositi hanno entrambi delle controindicazioni: nel primo caso il rischio di perdere uomini e di appoggiarsi a gruppi di ribelli di cui non si conosce l'affidabilita'; nel secondo caso il dubbio che il bombardamento non sia del tutto efficace e che si possa generare una nube tossica. E' stato valutato che se si dovesse dare seguito alla distruzione degli aggressivi chimici che oggi detiene la Siria - e cio' potrebbe aver luogo solo con particolari inceneritori che garantiscano l'incolumita' ambientale - ci vorrebbero da un minimo di 6 mesi (valutazione ottimistica) a circa un anno (valutazione realistica).
Modalita'
di impiego degli aggressivi
Come abbiamo gia' indicato gli aggressivi chimici possono essere inseriti nelle ogive dei proiettili di artiglieria o dei carri armati, nelle testate dei missili e nelle bombe aeree. In tutti questi settori la Siria e' ampiamente in grado di operare in modo efficace.
Per quanto riguarda i missili SS (superfice-superfice), la Siria possiede oltre 700 Scud che possono colpire distanze dai 300 km (tipo "B" e "D") fino a 5-600 km (tipo "C"). Per distanze inferiori ha gli SS-26 (noti anche come Iskander 9k720 con gittata di 250 km) e gli SS- 21 (70 -80 km). Degli Scud, almeno un centinaio del tipo "B" possono essere utilizzati con testate chimiche (soprattutto Sarin e VX) e circa una ottantina nel tipo "C". In tutti questi sistemi missilistici le testate chimiche (o batteriologiche) sono abbinate a meccanismi di dispersione aerea o cluster che ne ampliano l'efficacia all'impatto.
Per quanto riguarda le bombe aeree e quelle di artiglieria, sembra che i siriani abbiano messo in atto un sistema di impacchettamento degli aggressivi che puo' essere indistintamente utilizzato sia per bombe di aerei che per ogive di artiglieria (o carri armati). La differenza e' che una bomba su un aereo puo' contenere una testata fino a 250 kg di esplosivo (o di aggressivi) mentre un proiettile di artiglieria, a seconda del calibro, puo' trasportare da 1,5 a 5,5 kg mentre un razzo tattico fino a 8 kg.
Se si pensa che l'esercito siriano dispone di circa 315.000 uomini (a cui ne vanno aggiunti 40.000 nell'aviazione, 60.000 nella difesa aerea, 8.000 nella marina), ha oltre 3700 carri armati, piu' di 3200 pezzi di artiglieria, oltre 1300 lanciarazzi, 1200 mortai, circa 400 aerei e oltre 170 elicotteri, si puo' facilmente quantificare il potenziale nelle mani del regime di Bashar al Assad qualora il dittatore decidesse di utilizzare aggressivi chimici o batteriologici. Negli ultimi dieci anni l'import di armi dalla Russia ha avuto un incremento del 580% (e questo spiega anche la riluttanza di Mosca a perdere un cliente cosi' importante).
Gli
ultimi sviluppi
Le ultime notizie riferite all'arsenale chimico siriano sono molte volte frutto delle dichiarazioni di disertori o rifugiati. Ne hanno parlato Adnan Silou, generale scappato e unitosi ai ribelli, un altro generale ora rifugiato in Francia, Manas Tlass (figlio del ben piu' noto Mustafa), e in dicembre il Gen. Abdelaziz Jassim al Shalal, ex capo della Polizia militare che una volta riunitosi ai rivoltosi ha dichiarato che l'esercito di Assad ha impiegato armi chimiche ad Homs.
Quest'ultimo e' forse l'evento piu' documentato (i video di Al Jazeera e le dichiarazione del console americano ad Istanbul) di un possibile impiego di gas venefici da parte del regime nel quartiere Al Bayada di Homs dove alcuni carri armati lealisti hanno aperto il fuoco. I video, infatti, mostrano gente che vomita, tossisce, ha evidenti difficolta' respiratorie prima di essere trasportata in un ospedale. Forse non era il Sarin, che notoriamente ha effetti molto piu' devastanti, ma qualcosa di simile e meno letale.
Il 24 luglio 2012 il portavoce del governo siriano, Jihadi Maqdisi, ha fatto per la prima volta cenno al possesso di armi chimiche nonche' batteriologiche da parte della Siria ed ha minacciato un loro ipotetico impiego solo in caso di aggressione esterna.
Sul piano dell'intelligence (e qui rientrano i sistemi di monitoraggio satellitare e i drone) si sono ultimamente intercettati dei movimenti che hanno fatto alzare il livello di guardia come lo spostamento o abbinamento di precursori, il caricamento di ogive, attivita' inusuale intorno ai siti, il movimento di mezzi speciali che hanno trasferito aggressivi nelle basi.

Jabhat al Nusra
Il problema principale non e' tanto e solo l'eventualita' che il regime siriano possa ricorrere all'impiego di aggressivi chimici. Sarebbe un gesto di disperazione da associare all'approssimarsi del crollo di Bashar al Assad. La questione piu' importante e' piuttosto evitare che questi aggressivi caschino nelle mani di estremisti islamici o terroristi. La capacita' militare delle milizie del Jabhat Al Nusra, composte da combattenti islamici stranieri che stanno ottenendo apprezzabili risultati militari nel nord del Paese, e' parte di queste preoccupazioni.
Non casualmente l'11 dicembre 2012 Washington ha inserito questo gruppo tra le "organizzazioni terroristiche straniere". Ma Jabhat Al Nusra conta oltre 10.000 uomini, ben addestrati, ben equipaggiati (con soldi e aiuti sauditi, kuwaitiani e qatarioti) e di questi oltre 3.000 stanno oggi combattendo vicino ad Aleppo proprio intorno alla base di Al Safira. Se poi, come temono gli israeliani, alcuni aggressivi fossero trasferiti in Libano (ed il fatto che le autorita' libanesi abbiano sottoscritto nel 2008 la Convenzione sulle armi chimiche e' evento irrilevante), la tematica coinvolgerebbe in modo devastante anche la sicurezza di Israele.