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LO SPIONAGGIO NON CONOSCE AMICI O NEMICI


espionage


Il percepire come atto sleale o come intrusione indebita il fatto che un Servizio svolga attività informativa contro un altro Servizio amico è sicuramente sbagliato. E’ nella natura di ogni attività di intelligence quella di informarsi su tutto ciò che, a diverso titolo, può risultare utile alla sicurezza del proprio Paese. Questa è un’attività che non prefigura limiti, non fa distinzione tra amici e nemici e viene svolta con procedure non ortodosse. Se così non fosse, basterebbe utilizzare qualsivoglia struttura di polizia. Oltre alla sicurezza nazionale, nel mondo dell’intelligence l’altro parametro di riferimento non è l’etica, bensì la convenienza. Ovvero, con altri Servizi si può anche collaborare laddove ci sono interessi comuni, ma ci si può anche ritrovare su fronti opposti qualora questi interessi divergano.

Questa circostanza rende improponibile l’idea, di per sé alquanto stravagante, che un domani l’Europa possa avere un unico Servizio di intelligence. Quello che l’Unione Europea può fare è incentivare una maggiore collaborazione tra Servizi di intelligence su tematiche specifiche, fermo restando la priorità degli interessi nazionali rispetto a quelli della comunità di Stati. Ed è forse in questo contesto che si sta cercando di creare a livello europeo un organismo di coordinamento dove far confluire le informazioni utili alla lotta al terrorismo. Ma il limite è sempre lo stesso: viene condiviso soltanto ciò che uno Stato decide di condividere. Non esistono automatismi. Quindi, oltre all’esistente Europol, che ha funzioni di polizia, rimane poco spazio per una maggiore cooperazione fra intelligence.

Tutto questo serve a spiegare perché non ci si debba meravigliare o risentire se viene alla luce che gli Stati Uniti intercettavano il telefono della Cancelliera Angela Merkel, quello del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki Moon o quello della Presidente brasiliana Dilma Roussef. O che molti politici giapponesi fossero spiati, insieme al governatore della Banca centrale nipponica, Haruhiko Kuroda, e a grosse compagnie come la Mitsubishi.

Poi c'è il caso italiano, con l'ex Premier Silvio Berlusconi intercettato insieme ad alcuni suoi stretti collaboratori. La NSA, la National Security Agency, ha un suo rappresentante a Roma, ha due centri di ascolto gestiti dallo Special Collection Service nell'ambasciata nella capitale e nel consolato di Milano. Entrambi sono ben noti alle strutture di sicurezza italiane. Meravigliarsi a posteriori, chiedere chiarimenti e farne un caso politico è parte di una commedia degli equivoci.

Non deve stupire nemmeno che ci sia attualmente un processo in corso a Monaco contro un appartenente al BND, la Bundesnachrichtendienst, il Servizio di Intelligence Federale tedesco, che ha venduto documenti segreti alla CIA. E' sulla base dello stesso parametro che deve essere giudicata la spia israeliana Jonathan Pollard che passava notizie al Mossad. Ha scontato circa 30 anni di galera nelle prigioni americani prima di essere rilasciato nel novembre 2015 .Tuttora, nonostante le insistenze israeliane, non è autorizzato a lasciare gli Stati Uniti perché gli americani si sono sentiti “traditi” da un Servizio amico.

Nel frattempo però è anche emerso come, dal 2000 in poi da una base a Cipro, americani e inglesi spiassero l’attività dei droni e degli aerei israeliani inserendosi elettronicamente negli apparati di questi velivoli. Un programma anglo-americano ritenuto molto utile quando Israele pensava di attaccare l’Iran per sabotare i negoziati sul nucleare. Tel Aviv si è dichiarata “delusa”, ma non “meravigliata” sapendo che gli Stati Uniti intercettano tutto.

Certo, può non piacere che qualche paese amico si dedichi a raccogliere informazioni su di noi, ma, come detto, in questo settore etica o lesa maestà non sono elementi di riferimento. Però, ed è il lato che molte nazioni trascurano, in questa competizione una volta sei dalla parte della vittima, e l'altra da quella dell’aggressore. In altre parole, una volta spii e l'altra vieni spiato.

Ecco allora che nessuno può dirsi innocente. Il risentimento tedesco per essere stati a lungo intercettati dalla NSA americana ha dovuto far spazio, a seguito di uno scoop del settimanale Der Spiegel, all'irritazione dei Paesi amici. E' emerso, infatti, come le rappresentanze diplomatiche in Germania di Svezia, Italia, Vaticano, Svizzera, Stati Uniti, Portogallo e Francia, le sedi di organizzazioni non governative internazionali come Oxfam e Croce Rossa Internazionale, i Ministeri dell’Interno americani, polacchi, austriaci, danesi e croati fossero tutti sotto controllo della BND. Insomma, quello che la CIA e la NSA facevano alla Merkel, i tedeschi facevano agli altri. Ovvero, da un NSAgate ad un BNDgate.


bad aibling
La base di Bad Aibling


L'intera vicenda è esemplificativa di come funzioni la rete internazionale di intelligence. La NSA utilizzava per lo spionaggio elettronico le basi concesse dai tedeschi a Bad Aibling. Dalla Baviera, i radar intercettavano le comunicazioni verso Siria, Iraq, Libia o Afghanistan e nel frattempo, forse non casualmente, la NSA intercettava anche le comunicazioni di qualche politico tedesco. Da quella stessa base venivano però captati dalla BND i vari Presidenti francesi che si sono succeduti all'Eliseo: Jaques Chirac, Nicolas Sarkozy e François Hollande. E chi aveva dato ai tedeschi la capacità di decrittare le comunicazioni criptate? I francesi.

In virtù della cooperazione franco-tedesca, la DGSE, la Direzione Generale per la Sicurezza Esterna, ha insegnato ai colleghi del BND come penetrare le comunicazioni codificate e, senza saperlo, li ha aiutati ad ascoltare il proprio presidente. Eppure, nessuno ha messo fine ai tiri incrociati. Già nel 2008, il BND aveva comunicato alle proprie autorità politiche che gli americani non si attenevano agli accordi, ma evidentemente si è ritenuto conveniente restare conniventi.

La Francia ha dichiarato che è “inaccettabile (spiarsi) tra alleati”. Analoga affermazione della Merkel quando ha detto che “spiarsi tra amici: non si deve fare”. Tutta colpa degli americani? Ogni qualvolta esponenti politici si lamentano di essere stati intercettati e pongono la questione della lesa maestà nei rapporti tra Paesi, molto spesso dimenticano che in ogni attività internazionale è di fondamentale importanza sapere cosa pensano sia gli amici, che i nemici. Le autorità spesso omettono di ricordare che sono loro a richiedere alle proprie strutture di intelligence informazioni su fatti, misfatti, accordi economici, valutazioni politiche su soggetti terzi, senza poi porsi il quesito di come queste informazioni possano essere acquisite. Angela Merkel si è forse lamentata quando ha avuto accesso alle comunicazioni diplomatiche dei Paesi amici o della Croce Rossa? Avrebbe detto di no alle trascrizioni delle telefonate dei presidenti francesi, al pari della CIA o della NSA? Ne dubitiamo.

In questa vicenda la NSA è stata indicata come il colpevole “ufficiale”, ma non era sola. Altre nazioni hanno preso parte al programma. Sicuramente il GCHQ, General Communications Headquarters, inglese che opera nel settore delle intercettazioni in stretta collaborazione con gli Stati Uniti attraverso un complesso di apparati. Come rilevato a suo tempo Edward Snowden, hanno capacità di controllare tutte le comunicazioni radio, telefoniche e via internet a livello mondiale nell'ambito dei programmi Echelon, Prism e così via.

In sintonia con la NSA ed il GCHQ ci sono anche altre strutture di intelligence anglofone: gli australiani dell'Australian Signals Directorate, i canadesi del Communications Security Establishment, i neozelandesi del Government Communications Security Bureau. E siccome nel campo delle intercettazioni il livello di segretezza su cosa si intercetta e di come lo si fa è ritenuto molto alto, chi collabora a questo sistema tecnico-informativo ha pieno accesso alle notizie acquisite. Talché, non viene mai divulgato il loro contenuto se non dopo una valutazione di merito molto ristretta. Per altri Servizi Informativi l’accesso viene valutato di volta in volta sulla base di criteri di opportunità e/o sulla base di accordi bilaterali.

In altre parole, quello che è stato acquisito dalla NSA sulla Merkel, Hollande, Berlusconi o Roussef è stato sicuramente condiviso fra queste cinque agenzie. E nessuno ha avuto alcuna remora professionale o morale nell'appropriarsi queste informative. Un dettaglio da non trascurare, è che i citati cinque paesi, sapendo come si raccolgono le informazioni e quindi conoscendo i punti deboli di ogni sistema di comunicazione, sanno anche come difendersi dalle intrusioni.


kouachi brothers


Si potrebbe obiettare sarebbe stato più utile dedicare le energie ad intercettare i terroristi che hanno attaccato Parigi il 13 novembre 2015, visto che l’Europol ha quantificato in 3-5.000 i potenziali foreign fighters di rientro dalla Siria e dall’Iraq. Ma è una domanda mal posta perché nell’attività di intelligence c’è spazio per entrambe le cose. Un unico appunto nel merito: si è saputo tutto sulle telefonate della Merkel o della Roussef, mentre sono sfuggite al controllo le comunicazioni dei vari Salah Abdeslam e Abdelhamid Abaaoud a Parigi o dei fratelli Kouachi prima di Charlie Hebdo.

Se tutto può essere tecnicamente intercettato, non tutto interessa. La selezione è uno dei problemi irrisolti. Tuttavia, le informazioni più interessanti sono generalmente criptate. E’ questa la procedura applicata dalle sedi diplomatiche o dalle forze di sicurezza nella diramazione delle proprie comunicazioni. Anche per i sistemi telefonici ci sono delle modalità di criptazione, dove quelle più valide sono punto a punto, cioè tra due utenti che utilizzano lo stesso programma di protezione. Per dei politici di prestigio come quelli citati, la necessità di colloquiare, soprattutto al cellulare, con svariati interlocutori in modo più o meno continuativo rende spesso vano il ricorso a misure di protezione criptate.

Il 25 febbraio 2016, il Presidente americano Barack Obama ha firmato una legge che equipara la protezione della privacy degli stranieri nei Paesi alleati a quella dei cittadini americani. A parte gli aspetti mediatici e politici dell'iniziativa, rimane il fatto che se un domani ne andasse della sicurezza nazionale americana, le intercettazioni avrebbero comunque luogo. Ed è fuori di dubbio che difficilmente il programma di intercettazione di massa sarà smantellato.

Un’ultima considerazione va fatta sull’unico errore in cui sono incorsa la NSA e il BND dall’altra. Un Servizio di intelligence tanto più è segreto, tanto più è efficiente. La segretezza dell’agenzia americana è scivolata sulle rivelazioni di Wikileaks di Julian Assange, ospitato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra dal 12 giugno 2012, e da quelle di Edward Snowden, dal 2013 sotto protezione russa. Quella del BND è stata invece violata da uno scoop di un settimanale tedesco. In entrambi casi c’è stato un difetto di vigilanza o di protezione. Questo è l’unico aspetto da stigmatizzare: non quello che hanno fatto, ma quello di essersi fatti scoprire.

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