FACTSHEET : GLI "STAN COUNTRIES" ED IL RIFORNIMENTO DI RISORSE ENERGETICHE

Sono definiti "Stan Countries"("stan" e' un suffisso, in lingua persiana, che sta per "luogo dei… o degli.."; e' preceduto dall'indicazione di una razza o di un'etnia: ad esempio, Tagikistan è "il luogo dei Tagiki") i seguenti Paesi che negli anni 1924-1925 si costituirono come "Repubbliche Socialiste Sovietiche" (R.S.S.) e che, nell'ambito dell'Unione Sovietica (nata il 31 dicembre 1922), ne seguirono le vicende storiche per 69 anni (fino al 25 dicembre 1991, la data appunto della "implosione" dell'Unione Sovietica):
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Kazakistan (capitale Astana), 16 milioni di abitanti;
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Turkmenistan (capitale Asgabat), 5 milioni;
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Uzbekistan (capitale Tashkent), 27 milioni;
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Kirghizistan (capitale Bishkek), 5,5 milioni;
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Tagikistan (capitale Dushanbe), 7,5 milioni.
Gli "Stan Countries", con il Caucaso, costituiscono per la Russia due importanti aree strategiche dell'Asia Centrale.
L'Unione Sovietica, prima dell'implosione (ovvero durante la "Guerra Fredda") era costituita da 15 Repubbliche:
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le quattro Repubbliche "fondatrici": le R.S.F.S. di Russia, Ucraina, Bielorussia e Transcaucasia (quest'ultima nel 1936 si sciolse, originando le tre R.S.S. di Georgia, Azerbaigian e Armenia);
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le cinque "Stan Countries";
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la Moldova;
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le tre Repubbliche Baltiche (Estonia, Lettonia, Lituania).
Da considerare, in questo contesto, anche i "Paesi satelliti" dell'Europa orientale, agganciati all'Unione Sovietica con il Patto di Varsavia (14 maggio 1955).
Dopo il periodo della "Guerra Fredda" e della "Perestroika" (ristrutturazione) di Mikhail Gorbaciov (Gorbaciov si dimise nel dicembre 1991) e dopo il decennio di leadership di Boris Eltsin, il potere in Russia è passato a Vladimir Putin che, a partire dal 2000 (ma già, in precedenza), ha cercato attraverso "legittime" elezioni di recuperare la dignità della Federazione Russa in un contesto politico caratterizzato da contrasti interni e internazionali.
Per quanto d'interesse per il tema in esame, si fa riferimento soprattutto alle due aree strategiche dell'Asia Centrale (già menzionate) del Caucaso e degli "Stan Countries". In particolare:
a. il Caucaso del dopo-Unione Sovietica risultò diviso dalla displuviale della catena montuosa omonima in Caucaso settentrionale, appartenente alla Russia, e Caucaso meridionale degli Stati indipendenti di Georgia, Armenia e Azerbaigian.
Da tener presente che, oltre ai problemi di appartenenza etnica (vedasi, ad esempio, quello degli "osseti" divisi tra Russia e Georgia) sussistono interessi economici da parte della Russia (le risorse energetiche ed il relativo centro di smistamento delle stesse di Baku, capitale dell'Azerbaigian, verso l'Europa) tanto da privilegiare, in un certo senso, l'Azerbaigian a maggioranza musulmana rispetto all'Armenia, quand'anche quest'ultima sia, come Mosca, a maggioranza cristiano-ortodossa.
Non trascurabile altresì il conflitto ormai storico del Nagorno-Karabakh, una regione a prevalenza armena chiusa (in quanto "enclave") in territorio azero.
b. gli "Stan Countries" sono stati "corteggiati" – e lo sono tuttora – dalla Russia per le loro risorse energetiche e questo anche attraverso alleanze di cooperazione militare e di sicurezza. Ma questi Paesi preferiscono una "gestione in proprio" delle loro risorse.
Per introdurre il problema delle risorse energetiche russe, un breve cenno sulle forniture (gas e petrolio) all'Italia e a quella che spesso viene definita la "guerra del gas", sulla base dei dati al momento disponibili:
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produzione annua : 13 miliardi di mc;
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fabbisogno annuo : 81 miliardi di mc.
L'Italia, in sintesi, importa 68 miliardi di mc di gas dai seguenti Paesi (dati del 2011):
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Russia (gasdotto TransAustriaGas-TAG): 24 mld;
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Olanda/Norvegia (gasdotto Transitgas): 16 mld;
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Algeria (gasdotto Transmed): 20 mld;
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Libia (gasdotto "Green Stream"): 8 mld.
Si ritiene d'interesse aggiungere che l'Italia ha recentemente sottoscritto un accordo con l'Azerbaigian che prevede la fornitura di gas dal giacimento azero "Shah Deniz II" di 10 mld di mc gas l'anno attraverso il gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP), fornitura estendibile a 20 mld di mc.
Il gasdotto TAP, attraverso la Grecia, l'Albania e il Mare Adriatico, raggiunge le coste del Salento: l'Italia diventa così la porta d'ingresso del gas caucasico in Europa.
I rifornimenti di gas ai Paesi europei peraltro "preoccupano" a vario titolo:
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eccessiva dipendenza dei Paesi europei dalla Russia, secondo gli Stati Uniti;
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controversia, in questo settore, Russia/Ucraina (quest'ultima è proprietaria delle "tubazioni" che insistono sul proprio territorio; ha ceduto peraltro in affitto alla Russia basi militari tra le quali la ben nota Sebastopoli, in cambio di facilitazioni sulla bolletta del gas che la Russia fornisce all'Ucraina). La Russia, da parte sua, tende a ridurre l'importo della facilitazione portando il prezzo del gas (per l'Ucraina) verso quello di mercato; sta tentando inoltre il completamento e la messa in esercizio di due gasdotti per l'aggiramento dell'Ucraina – "North Stream" e "South Stream". In merito è anche da considerare un terzo gasdotto, attraverso la penisola anatolica, voluto dagli Stati Uniti in contrapposizione al "monopolio" russo nella regione – il famoso "Nabucco – ma sussistono difficoltà nel reperimento di giacimenti per l'alimentazione, in relazione alla forte concorrenza della Cina, "assetata" di risorse energetiche;
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i giacimenti dell'Oceano Artico (sussistono al riguardo contrasti sull'appartenenza delle risorse in questione tra i Paesi che si affacciano sul Circolo Polare);
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ingerenze varie nel controllo di altri giacimenti, specie di quelli di più recente "scoperta" (concorrenza Francia/Italia per i giacimenti libici; contrasti Israele/Turchia per i due giacimenti del Mediterraneo orientale "Afrodite" e "Leviatano"; accordi sotto-banco ecc…).
Sulla base dei contrasti evidenziati, la Russia cerca "spazio" anche nei giacimenti dell'Asia Centrale e non "disdegna" accordi con i Paesi "Stan", specie quelli più fortunati in fatto di risorse energetiche (petrolio, gas e quant'altro), come evidenziato nel prospetto a seguito:
"STAN COUNTRIES" |
GAS |
PETROLIO |
URANIO |
ENERGIA ELETTRICA |
|
mc |
1000 t |
t |
kwh |
Kazakistan (16 mln) |
20,2 mld |
76069,8
|
17803 |
68494 (te)* |
Turkmenistan (5 mln) |
59,5 mld |
8887,2 |
/ |
14720 (i)** |
Uzbekistan (27 mln) |
62,9 mld |
1853,4 |
2400 |
38183 (te) |
Kirghizistan (5,5 mln) |
12,5 mln |
49,9 |
/ |
10633 (i) |
Tagikistan (7,5 mln) |
40 mln |
/ |
/ |
15971 (i) |
* te = impianti termici
** i = impianti idroelettrici
Dal prospetto di cui sopra risulta quanto segue:
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la produzione annua di gas dei primi tre Paesi "stan" è indicata in miliardi di metri cubi (mc): possibilità pertanto di esportazione; per i rimanenti due Paesi, la produzione è in milioni, insufficiente anche per il solo fabbisogno "domestico";
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per la produzione di petrolio, analoga situazione;
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per la produzione di energia elettrica, per contro, è significativa quella di tre Paesi (Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan) che si avvalgono di centrali idroelettriche, in quanto a corto di risorse energetiche sono agevolati dalla posizione geografica (in vicinanza delle grandi catene montuose e dei ghiacciai). Gli altri due Paesi fanno ricorso alle risorse energetiche (gas e greggio di cui dispongono a sufficienza) utilizzando centrali termiche per la produzione di energia elettrica.