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IL TERRORISMO NEL MAGHREB

Nel settembre del 2006, il Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento (G.S.P.C.), una organizzazione terroristica operante in Algeria, cambiava ufficialmente denominazione per diventare “Al Qaida nel Maghreb Islamico ” (A.Q.I.M.) . Nella pratica il gruppo intendeva adesso  qualificare le proprie operazioni armate non soltanto in un contesto di lotta contro le autorita' algerine, ma in un piu ampio scenario internazionale. Il 3 gennaio del 2007, il leader del gruppo, il cosiddetto emiro nazionale Abdel Malik Droukdal alias Abu Mussab Abdel Woudou, aveva annunciato con un video diffuso via internet la sua intenzione di associarsi a Osama Bin Laden.
Nel filmato della durata di 23 minuti Droukdal si mostrava seduto con un kalashnikov in mano, proprio come usavano fare Bin Laden e Ayman Zawahiri nei loro proclami. Nel video, oltre alla sua manifestata simpatia per Al Qaida, l’emiro attaccava il Presidente algerino Abdelaziz Bouteflika e la sua politica di concordia nazionale fatta di repressione e di presunte mediazioni, vantava l’immutata capacita' militare del suo gruppo, accusava le autorita' del suo Paese di sfruttare (ma soprattutto di dilapidare) le risorse naturali dell'Algeria (gas e petrolio), denunciava la Francia e gli USA per la loro politica aggressiva contro la comunita' musulmana ed il loro neo-colonialismo.
Il Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento era nato nel 1996 da una scissione all’interno del Gruppo Islamico Armato (G.I.A.), militarmente operativo dal 1992 dopo il colpo di Stato dei militari in Algeri che aveva estromesso ed arrestato gli esponenti del F.I.S. (Fronte Islamico di Salvezza), il partito filo-islamico che aveva appena vinto le elezioni. Hassan Hattab, un ex paracadutista in dissidenza con l’emiro nazionale, aveva accusato il G.I.A. di colpire indiscriminatamente la popolazione civile negli attacchi terroristici, un tipo di modus operandi che alienava le simpatie ed il sostegno della gente (nonche' dei finanziamenti provenienti dall’estero). Per questo motivo aveva deciso di fondare la propria formazione: il G.S.P.C. appunto. 

La costola ribelle

Hattab, con altrettanta ferocia, si era dedicato a colpire obiettivi militari e di sicurezza del regime, soprattutto nella zona della Cabilia (Tizi Ouzu, Bouira, Bejaia) e di Boumerdes dove concentrava i propri miliziani. Piano piano il G.S.P.C. aveva esteso il proprio controllo in altre parti del Paese a scapito del G.I.A. che gradualmente entrava in dissoluzione. Droukdal, gia' membro del G.I.A., era successivamente confluito nel G.S.P.C. defenestrando lo stesso Hattab, considerato favorevole alla riconciliazione nazionale e contrario all’inserimento del G.S.P.C. nell’orbita di Al Qaida. L’epurazione da parte di Droukdal portava  anche all’eliminazione di altri capi dell’organizzazione come Sadaoui Abdelhamid , responsabile della zona 2  del gruppo , noto anche con l’alias ( o nome di battaglia)  di “ Yahia abou al Haytem”, ritenuto un fedele dello stesso Hattab. Nel 2004 Droukdal prendeva il completo controllo dell’organizzazione.
Il G.S.P.C. aveva ereditato una struttura operativa molto simile a quella del G.I.A.:  un emiro nazionale ( lo stesso Droukdal ), una shura ( o consiglio consultivo ) ed una ripartizione del Paese in zone con altri emiri locali. La zona NR. 2, quella di Boumerdes, era sicuramente la piu importante perche' la maggior parte delle operazioni militari contro il regime avvenivano li ed in Cabilia. In ogni zona poi si muovevano le varie Katibeh (“falangi” o “battaglioni”), le unita' militari al comando di vari personaggi che comunque rispondevano del loro operato all’emiro locale. Le Katibeh avevano una propria autonomia logistica e finanziaria assicurata dalle rapine, estorsioni  e furti alla popolazione locale.
Gia' il G.S.P.C. di Hassan Hattab aveva un suo canale di approvvigionamento finanziario attraverso la rete di simpatizzanti algerini residenti in Europa che provvedevano a inviare soldi nel proprio Paese con corrieri o con il sistema di bonifici bancari dei “money transfer” o con il meno individuabile sistema delle “hawala”. Altri soldi promessi da Al Qaida in realta' non si erano poi  materializzati nel tempo.

Nuove prospettive

Con l’adesione del G.S.P.C. alle istanze jihadiste mondiali, si aprivano per il gruppo delle opportunita' :
 L’accesso alla rete dei finanziamenti e dei sostegni logistici nel mondo di cui godeva Al Qaida;
La possibilita' di reclutare altri gruppi terroristici operanti nell’area del Maghreb;
Una maggiore visibilita' alla propria attivita' contro le autorita' di Algeri.
Ad A.Q.I.M. aderiscono i membri del “Gruppo Islamico Combattente Libico (alias “Al Jamaa’a Al Islamyiah al Muqatilah bi Libya” – G.I.C.L.) che gia' stazionavano sul territorio algerino ai confini con la Libia. Lo stesso fanno i militanti del “ Gruppo Islamico Combattente Marocchino” (G.I.C.M.). Ma si aggiungono anche altre formazioni armate piu prossime all’attivita' di brigantaggio che a quelle di rivendicazioni politiche e/o ideologiche  : 
Il gruppo di Mokhtar al Mokhtar alias Khaled Abul Abbas, un gruppo di banditi operanti nella zona al confine tra il Mali soprattutto l’area nord-est del Paese e l’Algeria. Legato alle tribu' tuareg della zona in contrasto con il regime di Bamako si autofinanziavano con il contrabbando, le rapine, il sequestro di persone (a questo gruppo viene accreditato il sequestro di 2 canadesi);
Il gruppo di Abdel Hamid Abu Zeid, concorrente di Mokhtar al Mokhtar nelle estorsioni nella stessa area geografica (parte centrale del nord del Mali). A questo personaggio hanno fatto capo i sequestri di un tedesco, di due svizzeri e un inglese. Quest’ultimo e' stato ucciso a seguito di un maldestro tentativo di liberazione con forze speciali.
Questi due personaggi poi sono noti agli aventi titolo per i sequestri di Cicala e moglie (poi risolti), di Rossella Orru e Maria Sandra Mariani in essere.
Mokhtar e Abu Zeid, entrambi dedicati inizialmente al terrorismo contro il potere militare in Algeri – e quindi aderenti prima al G.I.A. e poi al G.S.P.C. - si erano convertiti nel tempo ad un'attivita' di autofinanziamento illegale. La loro successiva adesione ad A.Q.I.M. era piu un fatto formale che sostanziale, tendente soprattutto a legittimare politicamente il loro operato. Droukdal nei loro riguardi non aveva alcun potere decisionale. Per questo recentemente Droukdal avrebbe nominato responsabile della zona sahariana, la zona 9, un altro personaggio: Makhluofi Nabil meglio noto con l’alias di Nabil Abu Alqama.

La risposta dei governi regionali

La dichiarata internazionalizzazione del terrorismo nordafricano ha subito indotto i regimi locali a correre ai ripari.
L’Algeria di Bouteflika, nelle profferte del suo presidente, aveva puntato sul progetto di una pacificazione nazionale cercando di dissociare Hattab da Droukdal. Un esperimento similare era gia' stato messo in opera con successo nel settembre del 1997 e completato nel 1999 quando l’A.I.S. (Armata Islamica di Salvezza) si era dissociata dalla lotta armata al contrario del G.I.A..
Da parte libica, invece, tramite i buoni uffici di Hamas, le autorita' avevano liberato i Fratelli Musulmani incarcerati (Marzo 2006) con la promessa, poi garantita dalla leadership della Fratellanza in Egitto, di una dissociazione dal fomentare l’opposizione armata contro Gheddafi. Nel contempo Seif al Islam, per conto del padre Muammar Geddafi, aveva portato avanti una “redenzione” dei vertici del G.I.C.L. , anch’essi in carcere, attenuando il regime di isolamento, liberando alcuni nel dicembre 2006 e nel gennaio 2007 e inducendoli a dichiarare la loro dissociazione dalla jihad di Osama Bin Laden.
Accanto ai tentativi pacificatori, i due regimi accentuavano anche l’attivita' repressiva che in Algeria si quantificava con un incremento delle operazioni delle forze armate (rastrellamenti, bombardamenti aerei e di artiglieria), mentre in Libia erano i Servizi di sicurezza a farsi carico della  eliminazione fisica degli oppositori e della persecuzione delle loro famiglie. Nel febbraio 2007 i due Paesi iniziavano anche a sviluppare operazioni congiunte e nel settembre cominciavano anche un pattugliamento congiunto dei confini comuni.
Su iniziativa libica il 23 e 24 aprile 2007 si riunivano a Tripoli i Direttori Generali dei Servizi di Sicurezza e della Polizia dell’U.M.A. – Unione Araba Maghrebina (Libia, Tunisia, Algeria , Marocco e Mauritania) per studiare una strategia comune contro il crescente pericolo terroristico.

Franchising terrorista

Il fattore che ha spinto il G.S.P.C. a diventare adesso Al Qaida nel Maghreb e' stata la transumanza di terroristi di altre fazioni maghrebine che hanno aderito all’iniziativa di Droukdal. L'ingresso nell'orbita jihadista ha portato anche all'invio/arrivo di volontari armati in/da altri teatri operativi (Iraq, Afghanistan, Siria).
Volontari algerini si erano recati a combattere a fianco della “Tanzim Qaidat al Jihad fi Bilad  al Rafidayn” (Organizzazione di al Qaida per la Jihad nel “Paese dei due fiumi” – alias “Mesopotamia”) di Abu Musab al Zarqawi, algerini e libici erano entrati nelle fila di “Ansar al Islam” (“Partigiani dell’Islam”) del mullah Krekar o nel “Jaysh al Mujaheddin” (“l’Armata dei combattenti”) lungo la frontiera siro-irakena. Parte di questi combattenti poi tornavano nei Paesi di origine con una forte esperienza militare. La conseguenza diretta era un ripresa di vigore del terrorismo algerino, i primi attentati kamikaze in Cirenaica (luglio e agosto  2007) e altri episodi similari segnalati in Marocco.
La cooperazione anti-terrorismo tra i Paesi del Nord Africa diventava adesso  sempre piu intensa. Nel  giugno del 2007 giungeva Tripoli il Capo di Stato Maggiore dell’Armata Nazionale Popolare algerina, Ahmed Gaid Salah, che si incontrava con il Capo del Comitato provvisorio della Difesa libico (alias Ministro della Difesa), Abu Bakr Younes Jaber. Oggetto della discussione: la protezione ed il controllo dei confini comuni. La Libia chiudeva i valichi di confine nel sud del Paese e creava una fascia di sicurezza di circa 300 km sotto controllo dei militari.
Nell’aprile del 2008 venivano liberati in Libia un primo gruppo di 90 terroristi affiliati al G.I.C.L., peraltro non coinvolti in fatti di sangue, dietro una formale promessa di dissociazione dalla lotta armata. In alcuni casi vi fu uno scambio di informazioni sulla rete logistica del gruppo sul territorio libico. L'iniziativa era pilotata dai SS.II. locali con l’avallo politico di Seif Al Islam, in qualita' di  elargitore dell’atto di clemenza. Nello stesso periodo iniziavano delle trattative segrete – sempre tramite i Servizi – con l’ala politica del G.I.C.L., all'epoca rifugiata in Inghilterra che non aveva mai avallato l’iniziativa della branca militare di confluire in A.Q.I.M..
La cooperazione anti-terrorismo tra Algeria e Libia, a parte i rispettivi tentativi di pacificazione, proseguiva incessante sul piano militare. Nell’agosto del 2008 veniva intercettato durante un tentativo di infiltrazione in territorio libico il “Katibah al Shuhada” (il “battaglione dei martiri”), la principale unita' militare di A.Q.I.M.. Il gruppo – che nello scontro a fuoco ha avuto la peggio – era comporta da circa 70/100 elementi, quasi esclusivamente  libici e con  limitata presenza di algerini.  I due Paesi, nell’occasione , si erano accordati nello scambio dei prigionieri e nella restituzione dei cadaveri per il loro riconoscimento. Tutta la frontiera comune tra Ghadames e Ghat era diventata ad alto rischio terroristico. Ma, almeno per quanto riguarda la Libia, i tentativi negoziali dei Servizi libici  riuscivano  a convincere l’ala politica del G.I.C.L. a dissociarsi dalla lotta armata.

Una forza di pronto intervento regionale

Il franchising di Al Qaida nel terrorismo nord-africano aveva comunque determinato un effetto mediatico promozionale  in tutta l’area che si estendeva dalla Mauritania per arrivare a lambire i Paesi del corno d’Africa. Compaiono nuove sigle (al Djazaira ala Salafya in Algeria, al Tafkir wal Hijra sempre in Algeria, al Muharabi al Islamya in Libia, al Barakat al Islamya in Somalia) e nuove – talvolta solo millantate – minacce: attacchi alle strutture petrolifere, presa in ostaggio di turisti, atti dinamitardi.
Nel marzo del 2009 altri 136 membri del G.I.C.L. erano scarcerati. Un ulteriore centinaio sara' poi successivamente rilasciato quando, nel giugno dello stesso anno, la dirigenza politica dell’organizzazione in esilio a Londra dichiarera' ufficialmente la propria dissociazione dalla lotta armata contro Geddafi. Da questo momento in poi le autorita' di Tripoli potranno millantare che non esisteva piu un'opposizione armata al regime. Quindi i residuali membri del G.I.C.L. alla macchia lungo il confine algerino-libico altro non erano che bande di terroristi affiliati al Qaida.